PESARO – Corre l’anno 1994. Il 7 maggio Carlton Myers risolve alla sua maniera la combattutissima semifinale con la Stefanel Trieste di Fucka e Bodiroga, con un canestro all’ultimo secondo del tempo supplementare (il terzo in tre gare!): la Scavolini è in finale, ad un passo dal suo terzo scudetto. A fermarla ci penserà la Virtus del grande Sasha Danilovic, ma a sgambettarla provvederà Claudio Coldebella: il 17 maggio, nell’intervallo di gara-due, appena imboccato il sottopassaggio del vecchio Palas che conduce agli spogliatoi il play bolognese apostrofa George McCloud con un epiteto razzista e il colored della Scavolini reagisce con violenza. A questo punto le versioni si sdoppiano: secondo Coldebella, McCloud lo avrebbe colpito con un pugno; secondo alcuni testimoni, invece, l’italiano sarebbe scivolato nel tentativo di sottrarsi alla furia dell’americano, cadendo a terra e battendo un orecchio. La commissione giudicante, dopo accanite discussioni e senza riuscire a ricostruire con certezza la dinamica dei fatti, alle due di notte decide la squalifica per tre giornate di McCloud, togliendo cioè alla Scavolini il suo secondo punto di forza dopo Myers per l’intera serie della finale (Coldebella rientrerà nella quinta e decisiva partita). Sono passati quasi 9 anni da allora, e nella memoria degli sportivi biancorossi è rimasto ben vivo e bruciante il ricordo di quella che a Pesaro fu vissuta come una grave ingiustizia sportiva. Coldebella, dal canto suo, ha trascorso buona parte di questo periodo lontano dall’Italia, in Grecia, ed è tornato quest’anno chiamato a Milano da Attilio Caja, ex allenatore della Scavolini. L’apporto dell’ex virtussino alla Pippo non è eccezionale (8 in punti e in valutazione), ma indubbiamente lui e Hugo Sconochini hanno dato alla squadra milanese un “sovrappiù" di grinta, determinazione ed esperienza.
Con i suoi 18 punti in classifica, la Pippo ha a portata di mano l’ingresso nelle Final Eight di Coppa Italia. Dopo tre sconfitte consecutive, che avevano aperto diverse polemiche intorno a Caja (reo di ruotare solo 6-7 uomini e di avere accantonato Vanuzzo e Alberti), Milano è andata a vincere ad Avellino nonostante l’assenza di Sconochini, grazie alle buone prove di Naumoski e Coldebella (18 punti a testa), degli americani Kidd e Simpkins e dell’altro veterano Andrea Niccolai. Milano segna meno di Pesaro, ma tira meglio sia da due che da tre, subisce più falli e prende più rimbalzi difensivi; la Scavolini perde meno palloni e ne recupera di più, oltre a svettare nei rimbalzi offensivi. Per coltivare speranze di blitz, i biancorossi dovranno stringere i denti e le... maglie in difesa, trovare lucidità in cabina di regia e sperare che tra Beric e Richardson venga fuori almeno una guardia all’altezza. Altrimenti, se l’andazzo sarà quello di giovedì sera con la Viola, dentro senza esitazioni il poker di “cuori" – Gigena ala, Gilbert guardia, Pecile e Malaventura play – perché, male che vada, è sempre meglio perdere con coraggio e dignità che perdere e basta.
Giancarlo Iacchini
Con i suoi 18 punti in classifica, la Pippo ha a portata di mano l’ingresso nelle Final Eight di Coppa Italia. Dopo tre sconfitte consecutive, che avevano aperto diverse polemiche intorno a Caja (reo di ruotare solo 6-7 uomini e di avere accantonato Vanuzzo e Alberti), Milano è andata a vincere ad Avellino nonostante l’assenza di Sconochini, grazie alle buone prove di Naumoski e Coldebella (18 punti a testa), degli americani Kidd e Simpkins e dell’altro veterano Andrea Niccolai. Milano segna meno di Pesaro, ma tira meglio sia da due che da tre, subisce più falli e prende più rimbalzi difensivi; la Scavolini perde meno palloni e ne recupera di più, oltre a svettare nei rimbalzi offensivi. Per coltivare speranze di blitz, i biancorossi dovranno stringere i denti e le... maglie in difesa, trovare lucidità in cabina di regia e sperare che tra Beric e Richardson venga fuori almeno una guardia all’altezza. Altrimenti, se l’andazzo sarà quello di giovedì sera con la Viola, dentro senza esitazioni il poker di “cuori" – Gigena ala, Gilbert guardia, Pecile e Malaventura play – perché, male che vada, è sempre meglio perdere con coraggio e dignità che perdere e basta.
Giancarlo Iacchini
Fonte: Il Messaggero