TRIESTE - Ha vinto lo scorso anno il trofeo come miglior allenatore della stagione, sta seriamente rischiando di ripetersi. Stefano Sacripanti è il tecnico della Cantù dei miracoli, la squadra al secondo posto della classifica che sta provando a contrastare il dominio assoluto della Benetton. Concretezza e spettacolo gli ingredienti del suo gioco: una miscela resa esplosiva dal talento purissimo dei suoi giocatori.
Non era facile per Cantù ripetersi dopo le semifinali scudetto della passata stagione. E invece, confermando il blocco di americani (McCullough, Thornton, Hines e Stonerook) e inserendo qualche azzeccata novità, l’Oregon ha saputo fare anche meglio. Una scelta ponderata figlia anche di rinunce importanti. Quanto vi è costato non giocare l’Eurolega?
«Non parteciparvi ci è dispiaciuto – spiega Sacripanti – perché la possibilità di disputare la coppa rappresentava il premio per tutto ciò che avevamo fatto. La nuova regolamentazione sugli extracomunitari e il tetto massimo di stranieri fissato a quattro ci ha però costretti a una scelta. Rivoluzionare un gruppo vincente per inseguire chissà quale chimera e rischiare poi di retrocedere non avrebbe avuto senso».
C’è voluto coraggio, comunque. eravate sicuri, confermando gli americani, di ripetervi agli stessi livelli?
«Chiaramente qualche dubbio c’era. Il rischio di essere appagati e meno stimolati era dietro l’angolo ma avevamo anche tante certezze. Prima fra tutte l’attaccamento di questi ragazzi all’ambiente e la loro straordinaria serietà. Poi abbiamo azzeccato le altre scelte. Jones l’abbiamo preso due mesi prima della sua esplosione ai mondiali, Jonzen non è un centro puro però è un’arma tattica importante, Fazzi ha confermato la sua voglia di tornare ad alto livello dopo un lungo stop per infortunio».
E i risultati si sono visti. Si aspettava questo exploit?
«Sono sincero se dico che, in questo momento, probabilmente stiamo andando oltre le righe. Veniamo da dieci vittorie nelle ultime undici gare (sconfitta a Roseto il 16 novembre), abbiamo espugnato il campo della Virtus Bologna battendo in casa Treviso e Roma. Sta andando alla grande, stiamo provando a capitalizzare al massimo questo momento perché sappiamo che in un campionato livellato come questo la sconfitta è dietro l’angolo».
Cosa pensa un tecnico che gioca sul campo di una squadra che ha appena perso con 46 punti di scarto?
«Colpisce il divario ma, attenzione, una sconfitta in casa della Benetton ci sta tutta. Sono comunque preoccupato perché Trieste non sarà quella di giovedì e perché, davanti ai tifosi, i giocatori vorranno farsi perdonare».
L’arma con cui Trieste può mettervi in difficoltà è la zona. Per fermare il talento in uno contro uno dei vostri americani. È d’accordo?
«Sappiamo che per Trieste è un’arma tattica importante. Ci stiamo lavorando anche se siamo tranquilli. Nell’ultima partita Roma ha giocato a zona per quasi 20’, ma siamo riusciti ad attaccare bene».
Quali potranno essere le chiavi della partita?
«Credo che per noi vada fatto un discorso di squadra. Abbiamo un gruppo nel quale, di partita in partita, a turno qualcuno veste i panni del protagonista. Per Trieste, statistiche alla mano, credo saranno fondamentali Erdmann e Roberson. Difendere bene e far abbassare le loro percentuali sarà importante. Sotto canestro mi sembra che Trieste abbia qualcosa in più. Perché è vero che mancherà Podestà, ma è anche vero che con Camata, Casoli e Kelecevic i centimetri non mancano».
Lorenzo Gatto
Non era facile per Cantù ripetersi dopo le semifinali scudetto della passata stagione. E invece, confermando il blocco di americani (McCullough, Thornton, Hines e Stonerook) e inserendo qualche azzeccata novità, l’Oregon ha saputo fare anche meglio. Una scelta ponderata figlia anche di rinunce importanti. Quanto vi è costato non giocare l’Eurolega?
«Non parteciparvi ci è dispiaciuto – spiega Sacripanti – perché la possibilità di disputare la coppa rappresentava il premio per tutto ciò che avevamo fatto. La nuova regolamentazione sugli extracomunitari e il tetto massimo di stranieri fissato a quattro ci ha però costretti a una scelta. Rivoluzionare un gruppo vincente per inseguire chissà quale chimera e rischiare poi di retrocedere non avrebbe avuto senso».
C’è voluto coraggio, comunque. eravate sicuri, confermando gli americani, di ripetervi agli stessi livelli?
«Chiaramente qualche dubbio c’era. Il rischio di essere appagati e meno stimolati era dietro l’angolo ma avevamo anche tante certezze. Prima fra tutte l’attaccamento di questi ragazzi all’ambiente e la loro straordinaria serietà. Poi abbiamo azzeccato le altre scelte. Jones l’abbiamo preso due mesi prima della sua esplosione ai mondiali, Jonzen non è un centro puro però è un’arma tattica importante, Fazzi ha confermato la sua voglia di tornare ad alto livello dopo un lungo stop per infortunio».
E i risultati si sono visti. Si aspettava questo exploit?
«Sono sincero se dico che, in questo momento, probabilmente stiamo andando oltre le righe. Veniamo da dieci vittorie nelle ultime undici gare (sconfitta a Roseto il 16 novembre), abbiamo espugnato il campo della Virtus Bologna battendo in casa Treviso e Roma. Sta andando alla grande, stiamo provando a capitalizzare al massimo questo momento perché sappiamo che in un campionato livellato come questo la sconfitta è dietro l’angolo».
Cosa pensa un tecnico che gioca sul campo di una squadra che ha appena perso con 46 punti di scarto?
«Colpisce il divario ma, attenzione, una sconfitta in casa della Benetton ci sta tutta. Sono comunque preoccupato perché Trieste non sarà quella di giovedì e perché, davanti ai tifosi, i giocatori vorranno farsi perdonare».
L’arma con cui Trieste può mettervi in difficoltà è la zona. Per fermare il talento in uno contro uno dei vostri americani. È d’accordo?
«Sappiamo che per Trieste è un’arma tattica importante. Ci stiamo lavorando anche se siamo tranquilli. Nell’ultima partita Roma ha giocato a zona per quasi 20’, ma siamo riusciti ad attaccare bene».
Quali potranno essere le chiavi della partita?
«Credo che per noi vada fatto un discorso di squadra. Abbiamo un gruppo nel quale, di partita in partita, a turno qualcuno veste i panni del protagonista. Per Trieste, statistiche alla mano, credo saranno fondamentali Erdmann e Roberson. Difendere bene e far abbassare le loro percentuali sarà importante. Sotto canestro mi sembra che Trieste abbia qualcosa in più. Perché è vero che mancherà Podestà, ma è anche vero che con Camata, Casoli e Kelecevic i centimetri non mancano».
Lorenzo Gatto
Fonte: Il Piccolo