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Oregon, con Jones a gonfie vele

CANTU' (Como) — L'arma segreta dell'Oregon Cantù ha la faccia un po' triste e timida di un ragioniere neozelandese. «Possiamo migliorare ancora», sussurra Phil Jones, maglia biancoblù numero 13, uno degli artefici della vittoria contro Roma. «Dobbiamo stringere i denti - aggiunge - per continuare a lavorare duramente. Dobbiamo imparare a non farci distrarre dai successi, ma restare umili e molto concentrati. Soprattutto fuori casa». Questo è il suo grido di battaglia.
E quella che attende l'Oregon, domani, a Trieste è una trasferta insidiosa, che va a chiudere il trionfale tour de force contro Virtus Bologna, Benetton Treviso e Virtus Roma. «Vogliamo vincere ancora per terminare il girone d'andata al secondo posto in classifica», afferma la nuova scoperta della Pallacanestro Cantù.
Non c'è ritratto più vero dello spirito di sacrificio e di voglia di vincere dei Sacripanti Boys che quello della guardia Phil Jones, il cecchino che arriva dall'Oceano Pacifico, dalla lontana Nuova Zelanda dove tutti i bambini solcano i mari in barca a vela, oppure rincorrono una palla ovale, mentre lui si è innamorato di quella a spicchi. L'ex impiegato di banca, con passaporto inglese, 28 anni, 196 centimetri di statura, fidanzato con una ragazza maori, è diventato un professionista del canestro in Italia.
Ma questo «killer mancino» dei parquet era uno sconosciuto fino a sei mesi fa. Poi, prima dello sbarco sulla collina brianzola, ci sono stati i Mondiali negli States e i Tall Blacks neozelandesi sono stati la rivelazione del torneo, conquistando il quarto posto, trascinati proprio da Jones. Il diesse brianzolo, Bruno Arrigoni, lo seguiva da quattro anni nei campionati neozelandesi e finlandesi, dopo averlo notato in un torneo in Olanda. E ancora una volta il fiuto di Arrigoni ha azzeccato.
Cantù ha scovato un'altra perla. «All'inizio è stato difficile, il campionato italiano è molto competitivo - dice il giocatore -. Ma adesso va meglio». Jones è l'asso nella manica di coach Stefano Sacripanti nei momenti più difficili: «E' stato decisivo in parecchie partite chiave con raffiche di canestri che hanno ammazzato gli avversari». Per esempio contro le due bolognesi, contro Siena, ad Avellino e da ultimo contro Roma. «Per un tiratore - rivela Jones - è molto importante trovare il canestro subito, appena entra in campo».
Paolo Marelli
Fonte: Il Giorno
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