Forlì è lontana e la final eight di Coppa Italia resta legata più ai demeriti altrui che ai meriti di una Virtus, detentrice del trofeo, alla quale non basterà vincere, oggi a Siena, per centrare l'obiettivo minimo (la partecipazione alla competizione). Sempre sull'orlo di una crisi di nervi – è il turno, ora, della Fortitudo – la Città dei Canestri si scopre ai margini del movimento. E dire che le grida d'allarme c'erano state ma… Nel momento della crisi, però, proprio le Due Torri si “attaccano” all'antico nemico. Valerio Bianchini, storico avversario dei petroniani, sposa in pieno i nuovi colori. E rilancia la sua battaglia rivendicando la centralità di quella che un tempo era la città dell'Utopia. E che oggi, viceversa, è di nuovo casa sua.
«Se mi passate il paragone – racconta Bianchini – sono il primo allenatore che, pur non avendo mangiato il panettone, è riuscito a trovare squadra». Si affida all'ironia, Bianchini, che ritornando allo storico abbraccio con Lucio Dalla prosegue con un aneddoto sui tortellini. «Bologna mi ha salvato – rivela -. Dovete sapere che ho una moglie romana e tutti gli anni, a Natale, mi toccano le fettuccine al ragù e l'abbacchio. Ma io sono per la tradizione: tortellini e cappone.
A Natale ero in treno, ho evitato fettuccine e abbacchio e a Bologna…”.
Intanto Valerio rivendica la paternità su due miracoli. «Il primo – sottolinea – è aver riportato il grande pubblico, a Pesaro, domenica scorsa. Il secondo è legato a Lucio Dalla, tornato al palasport. Il segnale di un tifoso eccellente a una squadra eccellente. Ora dobbiamo solo mantenere la corsa».
Verrebbe da dire, visto il cammino esterno della Virtus in questa stagione, sempre sconfitta lontano dal PalaMalaguti, che un'eventuale successo a Siena, oggi, potrebbe essere considerato il terzo miracolo.
Ma il passaggio è quasi scontato e non può incontrare l'appoggio del Vate. «Considerare un miracolo una nostra vittoria in trasferta – commenta – significherebbe sminuire il valore di questa squadra. Avere poca considerazione di noi stessi. Il successo, invece, deve diventare una costante».
E come un profeta, Bianchini, indica la diretta via. Parte dalla difesa, Valerio, come avrebbe fatto – semplice constatazione – il suo “pre-predecessore”, Ettore Messina. Rivendica la centralità delle Due Torri, Bianchini, di un perno del movimento italiano che non può prescindere da questo fulcro. «Bologna è più che mai il cuore del basket. E lo resterà fino a quando Milano continuerà a giocare al PalaLido e Roma farà altrettanto nell'impianto di viale Tiziano».
Quasi una visione, quella del Vate, che investe anche il ruolo di Smodis, più che una spalla per Rigaudeau – San Gennaro. Matjaz viene quasi paragonato a Giovanna d'Arco, la santa che ascoltava le voci.
Smodis, la voce, l'ha fatta sentire: parole che hanno invitato i nuovi ad assumere atteggiamenti più consoni alle tradizioni bianconere, e che hanno esortato i tifosi a sostenere a gran voce la squadra. «Ci sarà una sorta di passaggio di consegne – dice Bianchini – come accadde, in passato, tra Caglieris e Brunamonti. Rigaudeau è l'anima di questa squadra, ma Smodis è pronto a raccoglierne l'eredità, perché aggiunge allo spessore umano del personaggio anche le qualità tecniche e il carisma del giocatore».
A Siena per vincere, dunque, ma pronto a intervenire (sul mercato) con la benedizione del presidente, Marco Madrigali. «La gara di Pesaro – chiosa – ha fornito una radiografia perfetta. Stiamo sanando gli organi che ci sono. Potrebbero esserci dei trapianti. Ma bisognerà trovare la disponibilità di donatori di organi».
Alessandro Gallo
«Se mi passate il paragone – racconta Bianchini – sono il primo allenatore che, pur non avendo mangiato il panettone, è riuscito a trovare squadra». Si affida all'ironia, Bianchini, che ritornando allo storico abbraccio con Lucio Dalla prosegue con un aneddoto sui tortellini. «Bologna mi ha salvato – rivela -. Dovete sapere che ho una moglie romana e tutti gli anni, a Natale, mi toccano le fettuccine al ragù e l'abbacchio. Ma io sono per la tradizione: tortellini e cappone.
A Natale ero in treno, ho evitato fettuccine e abbacchio e a Bologna…”.
Intanto Valerio rivendica la paternità su due miracoli. «Il primo – sottolinea – è aver riportato il grande pubblico, a Pesaro, domenica scorsa. Il secondo è legato a Lucio Dalla, tornato al palasport. Il segnale di un tifoso eccellente a una squadra eccellente. Ora dobbiamo solo mantenere la corsa».
Verrebbe da dire, visto il cammino esterno della Virtus in questa stagione, sempre sconfitta lontano dal PalaMalaguti, che un'eventuale successo a Siena, oggi, potrebbe essere considerato il terzo miracolo.
Ma il passaggio è quasi scontato e non può incontrare l'appoggio del Vate. «Considerare un miracolo una nostra vittoria in trasferta – commenta – significherebbe sminuire il valore di questa squadra. Avere poca considerazione di noi stessi. Il successo, invece, deve diventare una costante».
E come un profeta, Bianchini, indica la diretta via. Parte dalla difesa, Valerio, come avrebbe fatto – semplice constatazione – il suo “pre-predecessore”, Ettore Messina. Rivendica la centralità delle Due Torri, Bianchini, di un perno del movimento italiano che non può prescindere da questo fulcro. «Bologna è più che mai il cuore del basket. E lo resterà fino a quando Milano continuerà a giocare al PalaLido e Roma farà altrettanto nell'impianto di viale Tiziano».
Quasi una visione, quella del Vate, che investe anche il ruolo di Smodis, più che una spalla per Rigaudeau – San Gennaro. Matjaz viene quasi paragonato a Giovanna d'Arco, la santa che ascoltava le voci.
Smodis, la voce, l'ha fatta sentire: parole che hanno invitato i nuovi ad assumere atteggiamenti più consoni alle tradizioni bianconere, e che hanno esortato i tifosi a sostenere a gran voce la squadra. «Ci sarà una sorta di passaggio di consegne – dice Bianchini – come accadde, in passato, tra Caglieris e Brunamonti. Rigaudeau è l'anima di questa squadra, ma Smodis è pronto a raccoglierne l'eredità, perché aggiunge allo spessore umano del personaggio anche le qualità tecniche e il carisma del giocatore».
A Siena per vincere, dunque, ma pronto a intervenire (sul mercato) con la benedizione del presidente, Marco Madrigali. «La gara di Pesaro – chiosa – ha fornito una radiografia perfetta. Stiamo sanando gli organi che ci sono. Potrebbero esserci dei trapianti. Ma bisognerà trovare la disponibilità di donatori di organi».
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino