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Mabo, Parente predica calma

«Era troppo facile reagire dopo Roma»

La verità nelle prossime sfide» Visto cosa voleva dire l’assenza di Parente? Questa è una vittoria del capitano, uno che Franco Scoglio vorrebbe nel suo Napoli tutta la vita, con i suoi occhi da aquila e i suoi artigli da leone. Luca Banchi ha fatto bene a toglierlo a quindici secondi dalla sirena, quando ormai i due punti erano nella saccoccia amaranto. E la standing ovation tributata dal popolo di via Allende è stata il riconoscimento di una serata da ‘lider maximo’ per il mastino di Vasto.
I taccuini, in questo giovedì notte in cui torna a splendere il sole sopra il cielo amaranto, sono tutti per lui. Arriva in sala stampa ancor prima di farsi la doccia, i capelli intrisi di sudore come se fosse appena uscito dall’acqua, il volto sorridente, finalmente, dopo due mesi passati ai box a stringere i denti. «Era troppo facile reagire dopo una batosta come quella di Roma», attacca, spiazzando un po’ tutti e limando i toni a questa vittoria esaltante. «A Roma - attacca Parente - non eravamo stati una squadra, non sembravamo neanche la brutta copia di noi stessi. In questi giorni ognuno di noi sapeva che era giusto reagire e così abbiamo fatto. Ora però dobbiamo continuare così, perchè c’è da dimostrare ancora tutto. Le prossime partite serviranno per capire se abbiamo imparato la lezione». E la tua prestazione? «Cerco sempre di essere utile alla squadra, se ci sono riuscito ne sono felice, ma il mio pensiero è già rivolto alla partita di Napoli, come quello di tutta la squadra». Parole da capitano.
Esce Parente ed entra Banchi. «Bravo Daniele», si era letto sulle labbra del condottiero livornese, mentre il play tornava in panchina sotto il tributo del PalaMacchia. E il coach ribadisce il concetto in sala stampa. «Parente è il capitano di questa squadra e lo ha dimostrato anche con la Skipper». Ogni aggiunta è superflua.
É felice l’allenatore livornese, si vede. Anche lui però rimane sui concetti espressi dal suo cervello in campo. «Le vittorie e le sconfitte hanno un suono ben diverso. Dopo questo successo la musica che sentiamo nelle orecchie è morbida, ma dobbiamo stare attenti a non trarci in inganno. A Roma abbiamo disputato una delle prestazioni più volgari che potessimo fornire, siamo arrivati a questa gara in condizioni particolari. Sono contento dei due punti, di come sono arrivati, ma dico che bisogna avere equilibrio e non esaltarci troppo». É un monologo quello del coach amaranto. «Questo è il modello di gioco a cui dobbiamo aspirare, ma non sarà facile riproporlo sempre. Ci siamo riusciti con la Benetton, ci siamo riusciti con la Skipper, purtroppo però non c’è un pulsante da premere per ottenere questo risultato, se no sarebbe facile».
Questione di testa? «Già, l’errore capitale che abbiamo fatto a Roma è stato quello di leggere la scritta Virtus sulle maglie giallorosse e di vedere che non c’era Myers. Qua invece abbiamo letto il marchio Fortitudo e abbiamo giocato con un altro agonismo. Questo è un peccato da campioni, una squadra come la nostra non può concederselo».
Finale con l’analisi tecnica. «Bologna ha difeso alla grande, ma noi siamo stati bravi a non forzare mai in attacco. Sapevamo quanto sarebbe stato pericoloso lasciare campo aperto alla Skipper e regalarle troppi palloni». E il finale da brivido? «Ci è mancata un po’ di lucidità, ma era inevitabile, dopo aver macinato tutti quei chilometri"

Giulio Corsi
Fonte: Il Tirreno
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