La delusione è dipinta sul volto di Crespi, che sperava nella vittoria della maturità, che segnasse il passaggio verso una stagione diversa. Invece la sua Scavolini non sa sfruttare l'onda lunga dell'entusiasmo prodotto dalla striscia di successi, soprattutto da quello sulla Virtus. E' parsa la fotocopia della serata con Avellino: tanta svogliatezza. Ma perché, in un momento positivo? «E' mancato il fatto di pensare che vincere le partite di pallacanestro è qualcosa di serio. Sul 7-0 abbiamo sparato 4 palloni che, calciandoli con i piedi, avevano la stessa possibilità di entrare… non permetto che si giochi in modo superficiale!» tuona il coach, umiliato doppiamente: perché alla vigilia aveva chiesto al pubblico di ricreare la stessa atmosfera che si era avuta sugli spalti con la Virtus. E adesso che dire a questo pubblico? «Io chiedo l'aiuto al primo pubblico d'Italia, a gente appassionata e non tollero che questa sia la risposta sul campo: questa è una mancanza di intelligenza cestistica. Nei momenti difficili bisogna stare insieme e invece ci sono stati giocatori che hanno guardato al loro tabellino personale».
Queste parole preannunciano qualche decisione? «Io faccio solo scelte tecniche — replica Crespi — e quando vedo negli occhi la voglia di giocare li metto in campo, se invece non vedo la voglia di soffrire per vincere allora stanno a sedere. Richardson è stato in panchina perché ho visto più voglia di vincere in altri giocatori».
Una botta di vita nel terzo quarto non è bastata… «Perché noi siamo una squadra che deve metterci sempre il massimo dell'attenzione mentale e della carica nervosa. Se non facciamo questo, ci sono avversari che sono più forti di noi o almeno forti quanto noi e se gli diamo certi vantaggi dopo diventa facile per loro e in salita per noi».
Sull'altro lato della barricata, Lardo esulta: «Stupendo giocare a Pesaro, un sogno vincerci per me che sono stato un giocatore. Sono felicissimo ma non accetto la tesi di una Scavolini addormentata. Penso che dobbiate riconoscerci qualche merito, in difesa abbiamo usato la zona perché fa parte del nostro bagaglio e io faccio quello che serve per vincere le partite. Final Eight sudiste? Sì, l'ho già sentito in Lega, dove sono preoccupati perché così ci sarà poco pubblico ma noi l'abbiamo meritato».
Elisabetta Ferri
Queste parole preannunciano qualche decisione? «Io faccio solo scelte tecniche — replica Crespi — e quando vedo negli occhi la voglia di giocare li metto in campo, se invece non vedo la voglia di soffrire per vincere allora stanno a sedere. Richardson è stato in panchina perché ho visto più voglia di vincere in altri giocatori».
Una botta di vita nel terzo quarto non è bastata… «Perché noi siamo una squadra che deve metterci sempre il massimo dell'attenzione mentale e della carica nervosa. Se non facciamo questo, ci sono avversari che sono più forti di noi o almeno forti quanto noi e se gli diamo certi vantaggi dopo diventa facile per loro e in salita per noi».
Sull'altro lato della barricata, Lardo esulta: «Stupendo giocare a Pesaro, un sogno vincerci per me che sono stato un giocatore. Sono felicissimo ma non accetto la tesi di una Scavolini addormentata. Penso che dobbiate riconoscerci qualche merito, in difesa abbiamo usato la zona perché fa parte del nostro bagaglio e io faccio quello che serve per vincere le partite. Final Eight sudiste? Sì, l'ho già sentito in Lega, dove sono preoccupati perché così ci sarà poco pubblico ma noi l'abbiamo meritato».
Elisabetta Ferri
Fonte: Il Resto del Carlino