Non si fa in tempo neppure a chiedere, che Bianchini è già partito col suo discorso. C´è Biella alle porte, volendo c´è anche Pesaro alle spalle, ma il tema del Vate insiste più sul corollario che sul parquet. Parte così dall´Arcoveggio, nella vigilia dell´esordio più caldo, la sua Prima Crociata.
«M´è parso un po´ pretestuoso prendere mie antiche esternazioni come accusa. In ogni caso, ero a Bologna da due giorni, con la critica d´una parte del tifo, la protesta e il rifiuto, e abbiamo avuto comunque un esito. E cioè titoli sui giornali sportivi e politici, risalto nelle tv, record di presenze a Pesaro. Allora faccio una riflessione. Non è che il basket abbia bisogno di più dichiarazioni fuori dalla cautela? Quando i Bianchini, i Pentassuglia, i Peterson e i Bucci pontificavano, avevamo più gente, indipendentemente dalla qualità del gioco».
Avanti, adesso, restringendo il campo. «Un tifoso ama la propria squadra, e alla sommità degli intenti c´è il bene per essa. O è più importante l´acredine per un allenatore o un presidente? Entrambi, prima o poi, se ne vanno. O credete che quest´acredine non possa mettere a disagio la squadra?». La citazione storica, a chiudere il cerchio, è inevitabile. «Ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, quando il governo inglese era criticato dal suo popolo, Winston Churchill disse: giusta o sbagliata, questa è la mia patria. Se questa è la nostra patria, l´amerai comunque, anche se non ti piace Berlusconi o non ti piace Rutelli».
Dalla politica alla squadra, che necessita di un´aggiustata, il passo è breve: Granger, ovvio, è il nome che gira. «Affascinante. Ma lo vedo più come un 2, mentre io punterei su un 3. E poi dobbiamo capire qual è la situazione del visto. Ne abbiamo uno: se dobbiamo spenderlo, lo farei per un giocatore che mi mette a posto tutta la squadra». Su Granger, ha tentato di fare chiarezza anche Madrigali. «Il permesso di soggiorno dell´anno scorso vale un anno solare. Antonio fu tesserato il 25 aprile 2002: e il 25 aprile 2003 il suo visto scadrebbe. Ci dovranno spiegare come funzionano le cose. Intanto, aspettiamo che Bianchini sciolga le riserve. A me il giocatore piace: l´anno scorso lo presi io». Dunque, se Granger verrà firmato, andrà capito cosa accadrà alla scadenza del visto. Se la Virtus, per mantenerlo, dovrà rinnovarlo, spenderebbe l´ultimo rimastole. Viceversa, utilizzandolo per un altro giocatore, al 25 aprile il quiz sarà se Antonio dovrà essere rilasciato oppure no.
Non meno forte e chiaro di Bianchini, ha parlato anche Smodis (che non s´è allenato, distorsione alla caviglia sinistra). Pure lui, poco di Biella e tanto del resto, a partire dalle accuse ai nuovi arrivati, spedite da Matjaz dopo la partita con Cantù. «Avevamo perso una gara che potevamo vincere e alcuni non avevano fatto ciò che gli è richiesto. Non faccio nomi, più o meno si sanno: forse avrei dovuto rivolgermi direttamente a loro, ma nessuno mi è venuto a dire nulla. Ne ho però parlato con Antoine». Smodis ha poi altro da dire, non ai compagni. «Non c´è entusiasmo intorno alla squadra, e i nuovi lo soffrono. Nemmeno i tifosi ci supportano, ed è grave. Dispiace anche a me che Messina e Brunamonti se ne siano andati, ma la vita va avanti. Comprendo chi non viene più al palazzo, ma chi c´è deve darci una mano. La squadra è questa, le cose van male e ci vuole pazienza: se non abbiamo neppure un po´ di tifo, non andiamo da nessuna parte. Chi viene per fischiare, può stare a casa».
Marco Martelli
«M´è parso un po´ pretestuoso prendere mie antiche esternazioni come accusa. In ogni caso, ero a Bologna da due giorni, con la critica d´una parte del tifo, la protesta e il rifiuto, e abbiamo avuto comunque un esito. E cioè titoli sui giornali sportivi e politici, risalto nelle tv, record di presenze a Pesaro. Allora faccio una riflessione. Non è che il basket abbia bisogno di più dichiarazioni fuori dalla cautela? Quando i Bianchini, i Pentassuglia, i Peterson e i Bucci pontificavano, avevamo più gente, indipendentemente dalla qualità del gioco».
Avanti, adesso, restringendo il campo. «Un tifoso ama la propria squadra, e alla sommità degli intenti c´è il bene per essa. O è più importante l´acredine per un allenatore o un presidente? Entrambi, prima o poi, se ne vanno. O credete che quest´acredine non possa mettere a disagio la squadra?». La citazione storica, a chiudere il cerchio, è inevitabile. «Ai tempi della Seconda Guerra Mondiale, quando il governo inglese era criticato dal suo popolo, Winston Churchill disse: giusta o sbagliata, questa è la mia patria. Se questa è la nostra patria, l´amerai comunque, anche se non ti piace Berlusconi o non ti piace Rutelli».
Dalla politica alla squadra, che necessita di un´aggiustata, il passo è breve: Granger, ovvio, è il nome che gira. «Affascinante. Ma lo vedo più come un 2, mentre io punterei su un 3. E poi dobbiamo capire qual è la situazione del visto. Ne abbiamo uno: se dobbiamo spenderlo, lo farei per un giocatore che mi mette a posto tutta la squadra». Su Granger, ha tentato di fare chiarezza anche Madrigali. «Il permesso di soggiorno dell´anno scorso vale un anno solare. Antonio fu tesserato il 25 aprile 2002: e il 25 aprile 2003 il suo visto scadrebbe. Ci dovranno spiegare come funzionano le cose. Intanto, aspettiamo che Bianchini sciolga le riserve. A me il giocatore piace: l´anno scorso lo presi io». Dunque, se Granger verrà firmato, andrà capito cosa accadrà alla scadenza del visto. Se la Virtus, per mantenerlo, dovrà rinnovarlo, spenderebbe l´ultimo rimastole. Viceversa, utilizzandolo per un altro giocatore, al 25 aprile il quiz sarà se Antonio dovrà essere rilasciato oppure no.
Non meno forte e chiaro di Bianchini, ha parlato anche Smodis (che non s´è allenato, distorsione alla caviglia sinistra). Pure lui, poco di Biella e tanto del resto, a partire dalle accuse ai nuovi arrivati, spedite da Matjaz dopo la partita con Cantù. «Avevamo perso una gara che potevamo vincere e alcuni non avevano fatto ciò che gli è richiesto. Non faccio nomi, più o meno si sanno: forse avrei dovuto rivolgermi direttamente a loro, ma nessuno mi è venuto a dire nulla. Ne ho però parlato con Antoine». Smodis ha poi altro da dire, non ai compagni. «Non c´è entusiasmo intorno alla squadra, e i nuovi lo soffrono. Nemmeno i tifosi ci supportano, ed è grave. Dispiace anche a me che Messina e Brunamonti se ne siano andati, ma la vita va avanti. Comprendo chi non viene più al palazzo, ma chi c´è deve darci una mano. La squadra è questa, le cose van male e ci vuole pazienza: se non abbiamo neppure un po´ di tifo, non andiamo da nessuna parte. Chi viene per fischiare, può stare a casa».
Marco Martelli
Fonte: La Repubblica