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Rigaudeau scuote la truppa

Proclama di capitano "Tutti insieme o mai più"

IN SILENZIO dalla notte del derby, sforzandosi di apparire tranquillo e finendo per sembrarlo fin troppo, senza il suo tipico piglio brillante, Boscia Tanjevic s´è ripreso la cattedra ieri in Virtus, aspettando la Pippo che verrà.
«Essere rimasti fermi dopo una sconfitta così cocente – ha esordito - è stato difficile. Ci fossero state altre partite pesanti, la delusione sarebbe stata digerita più in fretta. Ci siamo allenati molto bene in queste settimane, ma il peso addosso l´abbiamo sentito». Deve tornare, per forza, sulla sbandata finale nel derby. «Pochi giorni prima a Roma avevamo tenuto per tutta la gara, cedendo al miglior Myers dell´anno. Qualcosa si era visto. Nel derby, per 30 minuti, la nostra autorità su un campo avversario s´è fatta sentire. La botta di delusione dopo il loro sorpasso ci ha sommerso. Adesso comunque, con il lavoro svolto, un po´ d´autonomia in più, in tutti i sensi, dovremmo averla». Un ultimo pensiero Boscia l´ha dedicato a Milano, e a quel remoto scudetto del '96. «Tempi lontani: c´è solo Paolo Alberti, il pivot di allora con Cantarello. L´anno prima ebbi Hugo. Meglio pensare a oggi, e al fatto che dovremo correre parecchio».
Rigaudeau, parlando qualche minuto prima del coach, ha invece attribuito alla sosta un effetto positivo: come Bell, qualche giorno fa. «Lavorare recuperando assieme c´è servito, nelle prossime gare sarà il momento della verità. Ora mi sento bene, ho sofferto all´inizio della stagione, quando ho tirato un po´ troppo e mi sono spompato. Questa pausa per me ci voleva. Più che il derby da smaltire, sono le vittorie che bisogna ritrovare».
Ma dove sono i veri problemi della Virtus? «Manchiamo ancora delle due caratteristiche che fanno grande una squadra. Il saper gestire il ritmo partita e la difesa, che in certi momenti diventa molto efficace. Abbiamo avuto difficoltà a praticarle con continuità». Ne avrete parlato dopo il derby: il presidente Madrigali indicò in quelli di vecchio corso gli esempi da seguire. «Io, Fro (diventato papà ieri notte, ndr) e David facciamo del nostro meglio: ma in campo si è in cinque».
E viene fuori allora la questione della grinta, che anche Becirovic da fuori ha tirato in ballo. «Da fuori? Sani è un compagno di squadra infortunato. Sì, il cuore. Con quello ci puoi strappare qualche partita in casa, ma non puoi farci delle grandi serie vincenti. Servono altre cose. Ripeto, la gestione del ritmo, che non è del play, ma di tutti quelli che toccano la palla, e la difesa dura. Poi, per la Virtus sono tutte da vincere. Vediamo se nelle prossime due settimane sapremo fare bene». Anche per le Roi la scadenza è quella di Madrigali. Un ultimo pensiero per il (quasi) rientrante Matjaz. «Per essere fuori da così tanti mesi si muove già bene, non sembra un reduce da un´esperienza così travagliata. Avremo bisogno anche di lui».
Non per oggi, però, quando s´annuncia ben altra partita, rispetto alle mattanze sui milanesi degli ultimi anni. Forte di Naumoski e Sconochini, Coldebella e Kidd, Rancik e Simpkins, Milano è una squadra esperta e combattiva, capace di stanare eventuali guasti altrui. E non è mai affondata in quest´avvio di campionato che la vede seconda in classifica, con tre sole sconfitte (strette: -9 Skipper, -2 Benetton, -7 Cantù).
Francesco Forni
Fonte: La Repubblica
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