La Benetton guarda all'Africa. I futuri campioni, i giovani atleti di talento, da costruire e forgiare fino a farne dei veri giocatori di basket verranno cercati là dove, fino ad oggi, pochi hanno messo gli occhi. Negli uffici della Ghirada si lavora da qualche tempo a questo progetto. Il sogno è quello di cogliere nel continente africano gli stessi risultati che, ormai ogni anno, vengono raggiunti con la rete di contatti e relazioni costruita con certosina pazienza nei paesi dell'Europa dell'Est: non è un caso se ultimamente gente come Nachbar e Tskitishvili è approdata a Treviso e non da altre parti.
"E' vero - conferma il general manager della Benetton Maurizio Gherardini - vogliamo uscire dai confini europei per cercare contatti in altri continenti. Puntiamo soprattutto all'Africa, prendendo in considerazione quei paesi con il doppio passaporto come il Senegal o la Nigeria. Qualche ragazzo promettente lo abbiamo già notato".
Gherardini, sono poche le società di vertice, anche in Europa, che possono vantare la vostra abilità nello scovare talenti. Cosa avete in più degli altri?
"Innanzitutto un biglietto da visita come il nome Benetton, gruppo conosciuto in tutto il mondo, che aiuta molto. Inoltre possiamo contare su una struttura sportiva come quella della Ghirada quasi unica in Europa. Terzo elemento, un'equipe validissima che ci consente di non lasciare nulla al caso per scovare gli atleti di qualità utili per i nostri programmi. E mi riferisco alla staff tecnico, con Messina "in primis", e al gruppo-scouting coordinato da Biasin e Paolo Pressacco".
Ma tutto questo non può essere sufficiente per arrivare sempre, o quasi, primi su giocatori di talento giovanissimi.
"Non abbiamo una rete di osservatori veri e propri sparsi per l'Europa. Abbiamo invece molti contatti e relazioni in tanti paesi. Tutti rapporti che ci siamo costruiti in massima parte organizzando i grandi eventi estivi (come la Summer League n.d.r.) che attirano a Treviso addetti ai lavori da tutto il continente e da oltre oceano".
Una rete di relazioni che si sta rivelando sempre più un'arma vincente.
"Direi di sì. Solo così del resto riusciamo ad avere contatti che ci permettono di ricevere, ad esempio, una telefonata in pieno inverno che ci invita a vedere un certo giocatore in una cittadina qualsiasi dell'Europa. Dopo anni di lavoro posso dire che Treviso è un posto ben conosciuto nella mappa del basket".
Un esempio di contatto internazionale.
"Beh, in Belgio contiamo su un canale privilegiato con l'Ostenda, in Germania con il Francoforte, in Ungheria con il Korme e in Georgia con la società Basto Batumi. Poi ce ne sono un altro paio che però non voglio dire".
Questo tipo di politica gestionale paga anche da un punto di vista economico? Il passaggio di Nachbar e Tskitishvili nell'Nba ha fruttato una discreta somma.
"La ricerca di talenti paga sicuramente, ma il nostro obiettivo non è certo quello di trovare giocatori solo per portarli nell'Nba per poi guadagnarci. Nachbar e Tskitishvili sono casi unici. Preferiamo invece prendere buoni giocatori che rimangono con noi per un paio d'anni, con un soddisfacente rapporto qualità/prezzo, prima di passare a livelli superiori con benefici per tutti".
Costa meno investire in un giovane italiano o in un pari età straniero?
"I costi sono uguali: quando fai venire un ragazzo a Treviso poi lo devi mantenere comunque. Certo che all'estero possiamo contare su rapporto più puliti, mentre in Italia quando si scopre che una squadra come la Benetton segue un giovane la trattativa diventa difficile. Ad ogni modo siamo una delle poche società che investe molto nel settore giovanile, non per niente abbiamo nostri ragazzi nelle selezioni azzurre di quasi tutte le categorie".
Su quali componenti della prima squadra si sente di prevedere un futuro in Nba?
"Loncar e Markohisvili, sono molto giovani ma di talento. E non dimenticherei Steffel, uno da tenere sotto osservazione".
Paolo Calia
"E' vero - conferma il general manager della Benetton Maurizio Gherardini - vogliamo uscire dai confini europei per cercare contatti in altri continenti. Puntiamo soprattutto all'Africa, prendendo in considerazione quei paesi con il doppio passaporto come il Senegal o la Nigeria. Qualche ragazzo promettente lo abbiamo già notato".
Gherardini, sono poche le società di vertice, anche in Europa, che possono vantare la vostra abilità nello scovare talenti. Cosa avete in più degli altri?
"Innanzitutto un biglietto da visita come il nome Benetton, gruppo conosciuto in tutto il mondo, che aiuta molto. Inoltre possiamo contare su una struttura sportiva come quella della Ghirada quasi unica in Europa. Terzo elemento, un'equipe validissima che ci consente di non lasciare nulla al caso per scovare gli atleti di qualità utili per i nostri programmi. E mi riferisco alla staff tecnico, con Messina "in primis", e al gruppo-scouting coordinato da Biasin e Paolo Pressacco".
Ma tutto questo non può essere sufficiente per arrivare sempre, o quasi, primi su giocatori di talento giovanissimi.
"Non abbiamo una rete di osservatori veri e propri sparsi per l'Europa. Abbiamo invece molti contatti e relazioni in tanti paesi. Tutti rapporti che ci siamo costruiti in massima parte organizzando i grandi eventi estivi (come la Summer League n.d.r.) che attirano a Treviso addetti ai lavori da tutto il continente e da oltre oceano".
Una rete di relazioni che si sta rivelando sempre più un'arma vincente.
"Direi di sì. Solo così del resto riusciamo ad avere contatti che ci permettono di ricevere, ad esempio, una telefonata in pieno inverno che ci invita a vedere un certo giocatore in una cittadina qualsiasi dell'Europa. Dopo anni di lavoro posso dire che Treviso è un posto ben conosciuto nella mappa del basket".
Un esempio di contatto internazionale.
"Beh, in Belgio contiamo su un canale privilegiato con l'Ostenda, in Germania con il Francoforte, in Ungheria con il Korme e in Georgia con la società Basto Batumi. Poi ce ne sono un altro paio che però non voglio dire".
Questo tipo di politica gestionale paga anche da un punto di vista economico? Il passaggio di Nachbar e Tskitishvili nell'Nba ha fruttato una discreta somma.
"La ricerca di talenti paga sicuramente, ma il nostro obiettivo non è certo quello di trovare giocatori solo per portarli nell'Nba per poi guadagnarci. Nachbar e Tskitishvili sono casi unici. Preferiamo invece prendere buoni giocatori che rimangono con noi per un paio d'anni, con un soddisfacente rapporto qualità/prezzo, prima di passare a livelli superiori con benefici per tutti".
Costa meno investire in un giovane italiano o in un pari età straniero?
"I costi sono uguali: quando fai venire un ragazzo a Treviso poi lo devi mantenere comunque. Certo che all'estero possiamo contare su rapporto più puliti, mentre in Italia quando si scopre che una squadra come la Benetton segue un giovane la trattativa diventa difficile. Ad ogni modo siamo una delle poche società che investe molto nel settore giovanile, non per niente abbiamo nostri ragazzi nelle selezioni azzurre di quasi tutte le categorie".
Su quali componenti della prima squadra si sente di prevedere un futuro in Nba?
"Loncar e Markohisvili, sono molto giovani ma di talento. E non dimenticherei Steffel, uno da tenere sotto osservazione".
Paolo Calia
Fonte: Il Gazzettino