CANTU’ – Era un Bruno Arrigoni “carico” quello che abbiamo incontrato ieri, tanto per dirla con un termine che di solito riferiamo ai giocatori. Il direttore sportivo biancoblù ha iniziato parlando del settore giovanile ed ha terminato con qualche battuta sul campionato che, secondo lui, vede come favorita la Benetton Treviso.
Noi non ci dilunghiamo troppo e lasciamo subito la parola a lui.
“In quest’ultimo periodo abbiamo l’impressione di disturbare la visione dell’armonia del mondo che vuole Bianchini, come quelli che fanno fatica a digerire i peperoni, perché siamo citati ad ogni occasione come esempio negativo di quelli che hanno distrutto il vivaio e si sono affidati agli stranieri. Al di là delle battute, questo è un momento di importante riflessione. Noi non ci sentiamo colpevoli di nulla perché facciamo quello che possiamo nei modi che ci sono permessi però dato che Bianchini è sempre stimolante, allora noi ci mettiamo lì a riflettere un attimo”.
Parte subito forte dunque Bruno Arrigoni e ne ha ragionate dato che quest’anno il settore giovanile biancoblù conta più di 400 atleti dal Minibasket fino agli Juniores e dunque non ha proprio le sembianze di un vivaio distrutto. Giusto Arrigoni?
“Diciamo che oggi, impostare un vivaio pre legge ’91, con la foresteria, il reclutamento, gli investimenti e la successiva commercializzazione dei giocatori, è un’ipotesi difficile da cavalcare. Lo possono fare le società di categorie dilettantistiche che hanno ancora il vincolo ma le squadre di serie A è chiaro che sono sospettose al riguardo. I vivai in questo momento hanno due funzioni fondamentali. Primo quella di svolgere una funzione di aggregazione sociale, quindi il togliere dalla strada i ragazzi, crearne dei tifosi e degli appassionati della pallacanestro portandoli alla pratica dell’attività, secondo, garantirsi, per quello che è possibile, un ricambio nelle seconde linee delle squadre più importanti con ragazzi del proprio bacino di utenza. Noi lo scorso anno siamo arrivati a tre finali nazionali giovanili. Questo non significa niente perché, al momento, di questi nessuno è ancora arrivato in serie A però testimonia il fatto che il lavoro è stato fatto in maniera attenta e meticolosa”.
C’è il presupposto che qualcosa cambi a livello federale?
“Credo che oggi come oggi sia accettato da tutti che le norme applicative della legge ’91 hanno distrutto i vivai, non gli americani che sono venuti dieci anni dopo. La Federazione si sta muovendo per applicare qualche correttivo. E’ però vero che attualmente c’è un grosso buco generazionale e gli unici che ne possono approfittare sono i giocatori già esistenti che possono spuntare contratti migliori. L’esempio è quello della Pallavolo che sta alla larga dalla legge ’91 e continua a produrre e commercializzare giocatori mentre il basket fa fatica. Vedo un futuro difficile”.
Quello di questa stagione dove sono cambiati ancora i regolamenti inerenti agli extracomunitari è l’ennesimo campionato di transizione o si è iniziato a costruire?
“Fra un paio d’anni ci sarà l’allargamento della comunità europea e così si allargheranno le possibilità di acquisto. Io sono convinto che il mercato europeo sia limitato mentre quello americano sia quello più facile da percorrere, economico e pieno di buone scelte. Stiamo aspettano le nuove normative e poi ci confronteremo con l’associazione giocatori. Io credo che in questo momento la Nazionale sia una delle travi portanti del nostro movimento e debba essere seguita però, per usare una felice espressione dell’avvocato Palumbi “uno non deve pensare che la Nazionale diventa forte per decreto”. Noi abbiamo la fortuna di avere attualmente giocatori forti in età matura che ci possono portare alle prossime Olimpiadi di Atene. Per le Olimpiadi che verranno dopo bisognerà rimboccarsi le maniche”.
Dopo dieci gare di campionato, quale pensa possa essere il bilancio della sua squadra?
“Noi siamo abbastanza soddisfatto di ciò che abbiamo fatto fino ad ora. All’inizio si era parlato di un campionato più livellato e questo è avvenuto. Lo scorso anno, piazze storiche come Milano, Roma, Varese e Pesaro si sono auto-affondate mentre quest’anno sono altamente competitive. Varese forse fa un po’ più fatica ma se facciamo conto di come hanno giocato contro di noi possiamo dire che sono da semifinale. Noi non ci possiamo lamentare anche se è vero che le prime due trasferte sono state affrontate con la squadra non al 100% perché siamo partiti con un incolpevole ritardo legato ai problemi dei visti dei nostri giocatori. Poi fortunatamente ci siamo ripresi subito nella partita con Siena. Ora possiamo considerarci soddisfatti soprattutto se ci relazioniamo con il livello del campionato dove realtà come Trieste, Roseto e Napoli hanno sorpreso tutti”.
Queste citate sono le sorprese del campionato?
“Io penso che, tra le tre, Trieste meriti questo titolo più di tutte perché aveva un budget che poteva aggirarsi all’incirca ad un terzo di quello della altre due che comunque hanno fatto degli ottimi investimenti spendendo bene i soldi”.
I giocatori, invece, sorpresa?
“Sicuramente un giocatore interessante è Sinisa Kelecevic che gioca a Trieste. Non spettacolare ma tecnico, completo e che sa sempre cosa fare. Viene dal campionato israeliano che spesso è identificato con una sola squadra che è il Maccabi. Poi c’è Marko Milic, un giocatore che forse l’anno scorso non aveva trovato la sua collocazione giusta ed invece quest’anno sta dimostrando il suo grande valore che, non dimentichiamo, ha giocato anche in NBA. Questo senza andare a scomodare le super stelle di altre squadre”.
Pensa che quest’anno si dovrà fare la corsa per il secondo posto oppure crede in un cedimento della Benetton?
“Io sono convinto che l’unica cosa che potrà rallentare la marcia della Benetton è il fatto di essere impegnata ad altissimo livello su due fronti. E’ molto difficile, anche se la Virtus Bologna l’ha dimostrato, essere quello schiacciasassi che era la Ignis Varese del professor Nikolic quell’anno che vinse Campionato, Coppa Campioni, Coppa Intercontinentale e Coppa Italia. E’ molto difficile perché la competitività è alta ed ora l’Eurolega è un vero e proprio campionato. Alla fine credo che vincerà il campionato e che la corsa sia ad arrivare secondi anche se il fatto di essere impegnata su due fronti potrebbe togliere loro qualche energia”.
Sette partite al termine del girone d’andata che stabilirà chi saranno le otto squadre qualificate alle Final Eight di Coppa Italia. La Oregon può centrare la qualificazione e quindi il primo obiettivo stagionale?
“Noi stiamo lavorando per voi! Sicuramente è il nostro primo obiettivo stagionale però sappiamo anche che siamo in tanti. Credo che Benetton e Roma siano già sicure mentre per gli altri sei posti ci sono almeno dieci squadre. L’anno scorso non siamo mai scesi sotto il quinto posto in campionato mentre quest’anno è più difficile. Vedremo se saremo coriacei e spigolosi a sufficienza perché è come arrivare in un gruppone e dover tirare fuori i gomiti sapendo che vincerà Cipollini e che noi vogliamo arrivare lì vicino. E’ una bella scommessa e sono curioso di vedere se siamo capaci di sgomitare perché noi sappiamo qual è il valore tecnico ed umano dei nostri giocatori ed ora vogliamo verificare se siamo capaci di farci valere in un gruppo dove tutti cercano di farlo”.
Simone Giofrè
Noi non ci dilunghiamo troppo e lasciamo subito la parola a lui.
“In quest’ultimo periodo abbiamo l’impressione di disturbare la visione dell’armonia del mondo che vuole Bianchini, come quelli che fanno fatica a digerire i peperoni, perché siamo citati ad ogni occasione come esempio negativo di quelli che hanno distrutto il vivaio e si sono affidati agli stranieri. Al di là delle battute, questo è un momento di importante riflessione. Noi non ci sentiamo colpevoli di nulla perché facciamo quello che possiamo nei modi che ci sono permessi però dato che Bianchini è sempre stimolante, allora noi ci mettiamo lì a riflettere un attimo”.
Parte subito forte dunque Bruno Arrigoni e ne ha ragionate dato che quest’anno il settore giovanile biancoblù conta più di 400 atleti dal Minibasket fino agli Juniores e dunque non ha proprio le sembianze di un vivaio distrutto. Giusto Arrigoni?
“Diciamo che oggi, impostare un vivaio pre legge ’91, con la foresteria, il reclutamento, gli investimenti e la successiva commercializzazione dei giocatori, è un’ipotesi difficile da cavalcare. Lo possono fare le società di categorie dilettantistiche che hanno ancora il vincolo ma le squadre di serie A è chiaro che sono sospettose al riguardo. I vivai in questo momento hanno due funzioni fondamentali. Primo quella di svolgere una funzione di aggregazione sociale, quindi il togliere dalla strada i ragazzi, crearne dei tifosi e degli appassionati della pallacanestro portandoli alla pratica dell’attività, secondo, garantirsi, per quello che è possibile, un ricambio nelle seconde linee delle squadre più importanti con ragazzi del proprio bacino di utenza. Noi lo scorso anno siamo arrivati a tre finali nazionali giovanili. Questo non significa niente perché, al momento, di questi nessuno è ancora arrivato in serie A però testimonia il fatto che il lavoro è stato fatto in maniera attenta e meticolosa”.
C’è il presupposto che qualcosa cambi a livello federale?
“Credo che oggi come oggi sia accettato da tutti che le norme applicative della legge ’91 hanno distrutto i vivai, non gli americani che sono venuti dieci anni dopo. La Federazione si sta muovendo per applicare qualche correttivo. E’ però vero che attualmente c’è un grosso buco generazionale e gli unici che ne possono approfittare sono i giocatori già esistenti che possono spuntare contratti migliori. L’esempio è quello della Pallavolo che sta alla larga dalla legge ’91 e continua a produrre e commercializzare giocatori mentre il basket fa fatica. Vedo un futuro difficile”.
Quello di questa stagione dove sono cambiati ancora i regolamenti inerenti agli extracomunitari è l’ennesimo campionato di transizione o si è iniziato a costruire?
“Fra un paio d’anni ci sarà l’allargamento della comunità europea e così si allargheranno le possibilità di acquisto. Io sono convinto che il mercato europeo sia limitato mentre quello americano sia quello più facile da percorrere, economico e pieno di buone scelte. Stiamo aspettano le nuove normative e poi ci confronteremo con l’associazione giocatori. Io credo che in questo momento la Nazionale sia una delle travi portanti del nostro movimento e debba essere seguita però, per usare una felice espressione dell’avvocato Palumbi “uno non deve pensare che la Nazionale diventa forte per decreto”. Noi abbiamo la fortuna di avere attualmente giocatori forti in età matura che ci possono portare alle prossime Olimpiadi di Atene. Per le Olimpiadi che verranno dopo bisognerà rimboccarsi le maniche”.
Dopo dieci gare di campionato, quale pensa possa essere il bilancio della sua squadra?
“Noi siamo abbastanza soddisfatto di ciò che abbiamo fatto fino ad ora. All’inizio si era parlato di un campionato più livellato e questo è avvenuto. Lo scorso anno, piazze storiche come Milano, Roma, Varese e Pesaro si sono auto-affondate mentre quest’anno sono altamente competitive. Varese forse fa un po’ più fatica ma se facciamo conto di come hanno giocato contro di noi possiamo dire che sono da semifinale. Noi non ci possiamo lamentare anche se è vero che le prime due trasferte sono state affrontate con la squadra non al 100% perché siamo partiti con un incolpevole ritardo legato ai problemi dei visti dei nostri giocatori. Poi fortunatamente ci siamo ripresi subito nella partita con Siena. Ora possiamo considerarci soddisfatti soprattutto se ci relazioniamo con il livello del campionato dove realtà come Trieste, Roseto e Napoli hanno sorpreso tutti”.
Queste citate sono le sorprese del campionato?
“Io penso che, tra le tre, Trieste meriti questo titolo più di tutte perché aveva un budget che poteva aggirarsi all’incirca ad un terzo di quello della altre due che comunque hanno fatto degli ottimi investimenti spendendo bene i soldi”.
I giocatori, invece, sorpresa?
“Sicuramente un giocatore interessante è Sinisa Kelecevic che gioca a Trieste. Non spettacolare ma tecnico, completo e che sa sempre cosa fare. Viene dal campionato israeliano che spesso è identificato con una sola squadra che è il Maccabi. Poi c’è Marko Milic, un giocatore che forse l’anno scorso non aveva trovato la sua collocazione giusta ed invece quest’anno sta dimostrando il suo grande valore che, non dimentichiamo, ha giocato anche in NBA. Questo senza andare a scomodare le super stelle di altre squadre”.
Pensa che quest’anno si dovrà fare la corsa per il secondo posto oppure crede in un cedimento della Benetton?
“Io sono convinto che l’unica cosa che potrà rallentare la marcia della Benetton è il fatto di essere impegnata ad altissimo livello su due fronti. E’ molto difficile, anche se la Virtus Bologna l’ha dimostrato, essere quello schiacciasassi che era la Ignis Varese del professor Nikolic quell’anno che vinse Campionato, Coppa Campioni, Coppa Intercontinentale e Coppa Italia. E’ molto difficile perché la competitività è alta ed ora l’Eurolega è un vero e proprio campionato. Alla fine credo che vincerà il campionato e che la corsa sia ad arrivare secondi anche se il fatto di essere impegnata su due fronti potrebbe togliere loro qualche energia”.
Sette partite al termine del girone d’andata che stabilirà chi saranno le otto squadre qualificate alle Final Eight di Coppa Italia. La Oregon può centrare la qualificazione e quindi il primo obiettivo stagionale?
“Noi stiamo lavorando per voi! Sicuramente è il nostro primo obiettivo stagionale però sappiamo anche che siamo in tanti. Credo che Benetton e Roma siano già sicure mentre per gli altri sei posti ci sono almeno dieci squadre. L’anno scorso non siamo mai scesi sotto il quinto posto in campionato mentre quest’anno è più difficile. Vedremo se saremo coriacei e spigolosi a sufficienza perché è come arrivare in un gruppone e dover tirare fuori i gomiti sapendo che vincerà Cipollini e che noi vogliamo arrivare lì vicino. E’ una bella scommessa e sono curioso di vedere se siamo capaci di sgomitare perché noi sappiamo qual è il valore tecnico ed umano dei nostri giocatori ed ora vogliamo verificare se siamo capaci di farci valere in un gruppo dove tutti cercano di farlo”.
Simone Giofrè
Fonte: La Provincia