HUGO Ariel Sconochini, nato a Canada de Gomez 31 anni fa, e vissuto molto in Italia, torna sabato a pestare le mattonelle del PalaMalaguti, per tre stagioni e un mozzico, antico teatro delle sue falcate. Qui ha dato ed emozionato, dentro una storia che merita un remake. Preso da Cazzola nell´estate del '97, per rifondare una Virtus che nel motore aveva le gambe di Patavoukas e Prelevic, gli viene subito appioppata la maglia numero 10. «Sarai l´anti-Myers», gli dicono, ma Hugo, con quel numero, non può non sentirsi il Pibe de Oro. E poi. 'Arriva il Gaucho´, si titola; ma Huguito rifila la prima stoppata: «E chi l´ha mai vista, la Pampa, io sono argentino di città». Idolo incontrastato del popolo da Palazzo, il tempo di far innamorare un´altra tifoseria dura lo spazio di un mattino: la prima grande uscita, un ventello all´Ulker, è il preambolo alla comparsa dei primi striscioni («Gruppo El Condor»), dei primi cori trascinanti («Hugo Hugo») e perfino di un sito internet a lui dedicato. Da uomo-tattico in uscita dalla panchina, col passare di mesi e vittorie, Sconochini prenota un posto in quintetto. E, solitamente, gli si affida anche il nemico più arrembante: Myers, tra gli altri, è forse quello che si è divertito meno.
Anno Santo Virtus, il '98, e la prima pennellata la mette proprio Hugo. E´ il quarto di Eurolega contro la Fortitudo: annulla Myers da una parte, scrive 20 dall´altra. E aggiunge un placcaggio, nel portare alla calma lo stesso Myers in quell´epilogo di rissa ormai celebre. Il Condor bissa due giorni dopo: 15 punti, 9 rimbalzi, 6 assist e il pass per le Finali. Quella serie è sua, ricordano tutti. A Barcellona, Hugo apre rovinando su un cartellone pubblicitario: corazon, anche quello. E il primo tempo della Finale è roba sua, con recuperi, stoppate e schiacciate ad indicare la strada verso la Luna. La chiude proprio lui, da uomo del destino, con l´ultimo canestro e i titoli di coda con quel sigaro fumato con l´amicone Sasha. Dopo l´agognata Coppa, anche mezzo scudetto è suo: la guardia di Myers in trasferta, gli 8 punti filati a ricucire un velenoso - 11 nella bella, senza i quali la quadrupla di Danilovic non si poteva fare. L´anno dopo, i primi problemi: il ginocchio ulula, Hugo salta la prima parte, ma a gennaio, per alzare la Coppa Italia, c´è. E c´è anche a Monaco, dove gioca un poderoso derby in semifinale ed esce a testa alta anche contro lo Zalgiris: lo schiaccione sulla testa di Tyus Edney rimane ancora il poster più bello di quel match. Al termine di una stagione infelice come quella del 2000, il matrimonio con la Virtus sembra terminare. Arriva però il neo-boss Madrigali, che propone un nuovo, pesante contratto: Hugo rimane virtussino, ma lo sarà ancora per poco. Dopo la prima giornata, l´antidoping lo stoppa: prima il fermo, poi la pena di 8 mesi, quindi un trattamento «inqualificabile da parte della società» (Hugo dixit), che dopo la vicenda gli aveva offerto cifre bassissime per l´eventuale rinnovo. «Con la Virtus e questa dirigenza non vorrei più giocare nemmeno dipinto». Esplicito.
Sconochini chiude quindi la sua pagina bianconera, giocando 140 partite, segnando 3297 punti (media 8.4, high di 25) con il 51% da 2 e il 32& da 3, oltre a 422 rimbalzi, 248 assist, 264 recuperi, un tot di schiaccioni, un tabellone divelto. E un cuore grande così. Ma più delle lacrime, sabato, arriveranno gli applausi.
Marco Martelli
Anno Santo Virtus, il '98, e la prima pennellata la mette proprio Hugo. E´ il quarto di Eurolega contro la Fortitudo: annulla Myers da una parte, scrive 20 dall´altra. E aggiunge un placcaggio, nel portare alla calma lo stesso Myers in quell´epilogo di rissa ormai celebre. Il Condor bissa due giorni dopo: 15 punti, 9 rimbalzi, 6 assist e il pass per le Finali. Quella serie è sua, ricordano tutti. A Barcellona, Hugo apre rovinando su un cartellone pubblicitario: corazon, anche quello. E il primo tempo della Finale è roba sua, con recuperi, stoppate e schiacciate ad indicare la strada verso la Luna. La chiude proprio lui, da uomo del destino, con l´ultimo canestro e i titoli di coda con quel sigaro fumato con l´amicone Sasha. Dopo l´agognata Coppa, anche mezzo scudetto è suo: la guardia di Myers in trasferta, gli 8 punti filati a ricucire un velenoso - 11 nella bella, senza i quali la quadrupla di Danilovic non si poteva fare. L´anno dopo, i primi problemi: il ginocchio ulula, Hugo salta la prima parte, ma a gennaio, per alzare la Coppa Italia, c´è. E c´è anche a Monaco, dove gioca un poderoso derby in semifinale ed esce a testa alta anche contro lo Zalgiris: lo schiaccione sulla testa di Tyus Edney rimane ancora il poster più bello di quel match. Al termine di una stagione infelice come quella del 2000, il matrimonio con la Virtus sembra terminare. Arriva però il neo-boss Madrigali, che propone un nuovo, pesante contratto: Hugo rimane virtussino, ma lo sarà ancora per poco. Dopo la prima giornata, l´antidoping lo stoppa: prima il fermo, poi la pena di 8 mesi, quindi un trattamento «inqualificabile da parte della società» (Hugo dixit), che dopo la vicenda gli aveva offerto cifre bassissime per l´eventuale rinnovo. «Con la Virtus e questa dirigenza non vorrei più giocare nemmeno dipinto». Esplicito.
Sconochini chiude quindi la sua pagina bianconera, giocando 140 partite, segnando 3297 punti (media 8.4, high di 25) con il 51% da 2 e il 32& da 3, oltre a 422 rimbalzi, 248 assist, 264 recuperi, un tot di schiaccioni, un tabellone divelto. E un cuore grande così. Ma più delle lacrime, sabato, arriveranno gli applausi.
Marco Martelli
Fonte: La Repubblica