TRENTO. La nazionale di basket concluderà il trittico di impegni europei, mercoledì contro il Portogallo (ieri il trasferimento da Trento a Funchal) senza Gianmarco Pozzecco. Il playmaker, così come Garri, è stato autorizzato a tornare a casa a scopo precauzionale per un leggero infortunio: contrattura al terzo medio del bicipite femorale destro, riscontrata alla fine della gara con la Repubblica Ceca. E' l'occasione ideale per fare una chiacchierata a tutto tondo con il «Poz» nazionale, che rimpiange, tra le altre cose, l'assenza del suo «fidanzato» Andrea Meneghin.
In campo non aveva dato l'impressione di soffrire, anzi aveva avuto delle straordinarie accelerazioni. «Quando Poz è in trance agonistica non si accorge di nulla», sottolinea Carlo Recalcati che non ha voluto rischiare di compromettere le condizioni fisiche del giocatore: «il rischio si può prendere se sei all'ultima spiaggia. E' giusto fare in modo di restituire i giocatori ai club in buone condizioni».
«Sarei dovuto stare fermo due giorni e poi giocare. A quel punto, d'accordo con Recalcati e il medico, abbiamo preferito rinunciare», racconta Pozzecco, rientrato ieri a Bologna, «mi ero accorto di un indurimento muscolare prima dell'inizio, sabato, poi si era sciolto e in partita non sono stato condizionato». Poz ha giocato una gara spumeggiante anche se con qualcuno dei suoi soliti eccessi. «Ma io so com'è la situazione. Ho fatto fatica ad inizio stagione per una serie di problemi fisici, legati al tentativo di risolvere quelli ai tendini di Achille. Da 20-25 giorni mi alleno con regolarità e, quindi, non sono stupito di aver giocato bene. I miglioramenti si erano già visti nel derby e contro gli inglesi». A Pozzecco piace sempre più stare in questa nazionale. «Non mi va di fare polemiche perchè non voglio giudicare persone che svolgono la professione con le loro convinzioni (il riferimento è, ovviamente, a Tanjevic, ndr) ma questa squadra è l'immagine di Recalcati: Charlie è un super, è estremamente intelligente, capisce di basket, dà una tranquillità pazzesca che poi viene trasferita in campo, stempera qualsiasi tensione, ma ha un grande entusiasmo. Poi, è logico, anche lui deve fare delle scelte perchè vuole avere in mano la squadra più forte per puntare in alto». Il playmaker della Skipper è convinto che questa Italia possa fare molta strada: «Abbiamo un potenziale enorme, possiamo competere con tutti, anche se poi magari ti può capitare la serata storta proprio nel momento più importante e porti a casa la figuraccia». Si va in Svezia per un posto sul podio e, quindi, per qualificarsi alle Olimpiadi. «E non ci piove che è nelle nostre possibilità, pur tenendo conto di quanto sono competitive le altre squadre. L'unica che sta un po' sopra di noi è la Jugoslavia. E io non credo che loro siano demotivati dal fatto di essere già qualificati per Atene. A motivarli c'è uno straordinario sentimento patriottico». Recalcati vuole la squadra più forte, quindi recuperando molta gente che adesso non c'è. «Io mi auguro che vengano tutti i giocatori più forti: l'unico dubbio potrebbe essere su Fucka, ma Gregor, mi chiedo, vorrà buttare via questa possibilità di una medaglia e di andare alle Olimpiadi? Spero che ci possano essere anche Frosini e Pittis. Myers non è certo un problema e il mio amicone Meneghin verrà sicuramente».
In campo non aveva dato l'impressione di soffrire, anzi aveva avuto delle straordinarie accelerazioni. «Quando Poz è in trance agonistica non si accorge di nulla», sottolinea Carlo Recalcati che non ha voluto rischiare di compromettere le condizioni fisiche del giocatore: «il rischio si può prendere se sei all'ultima spiaggia. E' giusto fare in modo di restituire i giocatori ai club in buone condizioni».
«Sarei dovuto stare fermo due giorni e poi giocare. A quel punto, d'accordo con Recalcati e il medico, abbiamo preferito rinunciare», racconta Pozzecco, rientrato ieri a Bologna, «mi ero accorto di un indurimento muscolare prima dell'inizio, sabato, poi si era sciolto e in partita non sono stato condizionato». Poz ha giocato una gara spumeggiante anche se con qualcuno dei suoi soliti eccessi. «Ma io so com'è la situazione. Ho fatto fatica ad inizio stagione per una serie di problemi fisici, legati al tentativo di risolvere quelli ai tendini di Achille. Da 20-25 giorni mi alleno con regolarità e, quindi, non sono stupito di aver giocato bene. I miglioramenti si erano già visti nel derby e contro gli inglesi». A Pozzecco piace sempre più stare in questa nazionale. «Non mi va di fare polemiche perchè non voglio giudicare persone che svolgono la professione con le loro convinzioni (il riferimento è, ovviamente, a Tanjevic, ndr) ma questa squadra è l'immagine di Recalcati: Charlie è un super, è estremamente intelligente, capisce di basket, dà una tranquillità pazzesca che poi viene trasferita in campo, stempera qualsiasi tensione, ma ha un grande entusiasmo. Poi, è logico, anche lui deve fare delle scelte perchè vuole avere in mano la squadra più forte per puntare in alto». Il playmaker della Skipper è convinto che questa Italia possa fare molta strada: «Abbiamo un potenziale enorme, possiamo competere con tutti, anche se poi magari ti può capitare la serata storta proprio nel momento più importante e porti a casa la figuraccia». Si va in Svezia per un posto sul podio e, quindi, per qualificarsi alle Olimpiadi. «E non ci piove che è nelle nostre possibilità, pur tenendo conto di quanto sono competitive le altre squadre. L'unica che sta un po' sopra di noi è la Jugoslavia. E io non credo che loro siano demotivati dal fatto di essere già qualificati per Atene. A motivarli c'è uno straordinario sentimento patriottico». Recalcati vuole la squadra più forte, quindi recuperando molta gente che adesso non c'è. «Io mi auguro che vengano tutti i giocatori più forti: l'unico dubbio potrebbe essere su Fucka, ma Gregor, mi chiedo, vorrà buttare via questa possibilità di una medaglia e di andare alle Olimpiadi? Spero che ci possano essere anche Frosini e Pittis. Myers non è certo un problema e il mio amicone Meneghin verrà sicuramente».
Fonte: La Tribuna