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La rivincita di Tonolli

"Recalcati mi ha dato fiducia, con il ritorno di Myers, Meneghin, Basile e Fucka la Nazionale può pensare in grande"

Per Alessandro Tonolli la maglia azzurra n.60 ha coinciso con un'altra prova tutta concretezza e la sensazione di essere molto meno precario in nazionale di quanto non lo sia stato fino all'anno 2001. "Non c'è nulla di definitivo, non scordiamoci che manca Fucka, in questo momento sono un pò il suo sostituto, vedremo quando ritorna..." dice 'Tonno', come lo chiamano tutti nell'ambiente del basket, mentre, a Gatwick, attende l'aereo che riporta in Italia gli azzurri, reduci dall'aver strapazzato la povera Inghilterra (97-39), e pronti ad affrontare la Repubblica Ceca, sabato a Trento per staccare il biglietto per gli Europei 2003 di Svezia.
Ma le sensazioni di Tonolli sono attendibili quanto pesanti sono state le sue delusioni in nazionale. Prendendo a prestito un vecchio proverbio, gli è sempre mancato un soldo per fare una lira. L'ultima volta fu a Perth, qualche giorno prima delle Olimpiadi: ultimo ad essere 'tagliato', gli altri sull'aereo per Sydney, lui su quello per Roma. Era già stato più o meno così per i mondiali di Atene '98, per gli europei di Francia '99.
Tanto che nell'avventura azzurra di 'Tonno', cominciata nel 1996, non c'è una manifestazione di quelle che contano. La scelta australiana di Tanjevic a favore del neofita Li Vecchi e di un Marconato reduce da un lungo infortunio aveva avvalorato in Tonolli la convinzione che in nazionale non ci fosse più spazio per lui. Così aveva fatto capire, pur senza dirlo chiaramente, che potevano anche fare a meno di chiamarlo. E Tanjevic non lo chiamò per gli Europei di Turchia.
Poi è arrivato Recalcati sulla panchina azzurra. E le cose sono cambiate. "Non ho parlato con il coach - racconta il giocatore -, mi ha chiamato e mi ha fatto giocare: attenzione, mi ha mandato in campo non quando la squadra era sopra o sotto di 30 punti ma quando contava. E questo ti dà fiducia". La risposta è stata convincente, con grandi partite un anno fa a Brno e mercoledì sera a Coventry. D'accordo che di fronte non aveva fior di campioni ma, dove altri stentavano, lui ha rimesso le cose a posto perchè a volte serve un giocatore atipico con le sue caratteristiche: un 2.02 nato come ala, che può sfruttare la sua indubbia velocità in posizione '4'.
Che è poi la sua vera collocazione, anche a Roma: l'impiego da ala piccola "mi viene meno naturale, lì sono più portato a pensare agli schemi". Insomma, piano piano, Tonolli in questa nazionale si sta ritagliando uno spazio preciso, anche se per gli Europei di Svezia dovrà vincere fior di concorrenza, a cominciare dal naturalizzato Radulovic, altro atipico. "L'importante è giocarsi le proprie carte in serenità. Adesso so di poterlo fare, di giocare per un posto". In passato, dicevano che andasse al raduno come predestinato ad essere 'una caramella da scartare'. "E' vero - ammette 'Tonno' -, prima andavo ai raduni per allenarmi, perchè fa sempre bene farlo con dei campioni, non certo per giocarmi il posto con gli altri. Ma non mi sembra il caso di fare polemica".
Non è portato alla polemica questo ragazzo di 28 anni, mantovano anche se nato a Caprino Veronese, cresciuto cestisticamente nella Vigor insieme ad un altro azzurro, Matteo Soragna, e poi affermatosi a Brescia e a Roma. I suoi obiettivi immediati sono in chiave europea: la Virtus Roma di Santiago ("gran giocatore") punta in alto, almeno alla zona Eurolega ("noi dobbiamo stare attenti a non fare stupidaggini nelle partite con Trieste, Milano e quelle squadre che sono dirette concorrenti, a Treviso ci può stare di perdere").
E la nazionale, dove può arrivare? "Anche senza quattro uomini del quintetto titolare, la squadra ha mostrato di poter girare bene. Questo è un buon gruppo, che cresce. Recalcati sta facendo un bel lavoro. Con l'inserimento di Myers, Meneghin, Basile e Fucka c'è da poter pensare in grande". Uno dei tre posti che danno qualificazione olimpica - oltre a quelle spettanti a Jugoslavia e Grecia - è alla portata dell'Italia? "Siamo tante squadre allo stesso livello, conterà arrivare preparati mentalmente, come in ogni manifestazione. Ma per ora pensiamo ai ceki. Sono all'ultima spiaggia ma noi giochiamo in casa e non possiamo sbagliare". Gabriele Tacchini (Ansa)
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