UDINE. Stefano Pillastrini, bolognese con lunga militanza in serie A, è l’allenatore scelto dalla Snaidero per sostituire Fabrizio Frates. Il nuovo tecnico sarà presentato oggi alle 11.30 là di Moret e stasera comincerà a lavorare in palestra.
Come ha fatto Snaidero a convincerla ad accettare?
«Non ha fatto proprio nessuna fatica a convincermi: è una sfida che mi esalta. Certamente, la situazione della squadra è complicata e la classifica ne è lo specchio, ma la tradizione della società e della città di Udine sono tali da rendere possibile questa missione. Non solo ma si può anche cominciare a costruire una realtà importante».
Lei ha dichiarato che avrebbe accettato incarichi solo in presenza di un progetto valido e a lunga scadenza.
«Al di là della durata del contratto che ho firmato, che va fino alla prossima stagione compresa, vengo in Friuli proprio per far parte di un progetto: Udine è già ai vertici del basket italiano e vuole continuare a starci».
Ha visto la Snaidero giocare?
«Sì, ho visto la squadra in azione, anche tramite videocassette».
Burke ha già salutato la compagnia, Alexander è prossimo a essere tagliato e pure Thompson è nel giro d’aria, quindi il mercato è ancora in moto. Ha un’idea di dove e come intervenire?
«Un’idea ce l’ho, ma è assolutamente prematuro parlare di movimenti di giocatori. E’ meglio che io viva la situazione dall’interno per capire i rapporti interni e gli equilibri tecnici del gruppo prima di prendere decisioni. Una cosa, comunque, è certa: non voglio fare rivoluzioni. Dopo tanti cambiamenti, anche in corsa, ora credo che la squadra abbia bisogno di trovare stabilità e ciò si crea solo con determinate condizioni. Solo dopo aver studiato bene la situazione, riferirò alla società le mie idee. La volontà è quella di partire dalle esperienze passate e cercare di migliorare strada facendo».
La Snaidero, intesa come squadra, le piace?
«Molto. Gente come Mulaomerovic ha talento e vale una classifica migliore, ma, ripeto, sono consapevole che la realtà è difficile».
La sosta avrebbe fatto comodo, ma con mezza squadra impegnata con le varie nazionali non avrà molto tempo per lavorare con l’intero organico.
«Una disdetta, ma non è il caso di fasciarsi la testa».
Francesco Tonizzo
Come ha fatto Snaidero a convincerla ad accettare?
«Non ha fatto proprio nessuna fatica a convincermi: è una sfida che mi esalta. Certamente, la situazione della squadra è complicata e la classifica ne è lo specchio, ma la tradizione della società e della città di Udine sono tali da rendere possibile questa missione. Non solo ma si può anche cominciare a costruire una realtà importante».
Lei ha dichiarato che avrebbe accettato incarichi solo in presenza di un progetto valido e a lunga scadenza.
«Al di là della durata del contratto che ho firmato, che va fino alla prossima stagione compresa, vengo in Friuli proprio per far parte di un progetto: Udine è già ai vertici del basket italiano e vuole continuare a starci».
Ha visto la Snaidero giocare?
«Sì, ho visto la squadra in azione, anche tramite videocassette».
Burke ha già salutato la compagnia, Alexander è prossimo a essere tagliato e pure Thompson è nel giro d’aria, quindi il mercato è ancora in moto. Ha un’idea di dove e come intervenire?
«Un’idea ce l’ho, ma è assolutamente prematuro parlare di movimenti di giocatori. E’ meglio che io viva la situazione dall’interno per capire i rapporti interni e gli equilibri tecnici del gruppo prima di prendere decisioni. Una cosa, comunque, è certa: non voglio fare rivoluzioni. Dopo tanti cambiamenti, anche in corsa, ora credo che la squadra abbia bisogno di trovare stabilità e ciò si crea solo con determinate condizioni. Solo dopo aver studiato bene la situazione, riferirò alla società le mie idee. La volontà è quella di partire dalle esperienze passate e cercare di migliorare strada facendo».
La Snaidero, intesa come squadra, le piace?
«Molto. Gente come Mulaomerovic ha talento e vale una classifica migliore, ma, ripeto, sono consapevole che la realtà è difficile».
La sosta avrebbe fatto comodo, ma con mezza squadra impegnata con le varie nazionali non avrà molto tempo per lavorare con l’intero organico.
«Una disdetta, ma non è il caso di fasciarsi la testa».
Francesco Tonizzo