PESARO — Negli spogliatoi del Paladozza Gianmarco Scavolini era stato chiaro: «Che soffriamo sotto canestro è vero. Ma la squadra è questa, dobbiamo arrangiarci così poichè gli obiettivi sono cambiati». A distanza di una settimana, la Scavolini è incappata negli stessi problemi, ma stavolta li ha risolti: Lacey subito fuori (a Bologna per falli, a Livorno per infortunio), Mc Ghee neutralizzato. Che si fa? Crespi, dopo qualche minuto non disprezzabile di Christoffersen, preferisce affidarsi ai più esperti: dentro la furbizia di Albano e il cuore di Gigena, chiedendo loro gli straordinari. A Bologna queste qualità non furono sufficienti e i due furono infilzati dalla fisicità di Skelin e Kovacic. Inoltre la batteria degli esterni scelse di affidarsi al tiro da tre chiudendo con un buon 13/30 (pari al 43%) che però non bastò a risolvere il rebus. A Livorno lo stesso tandem sotto canestro ha tenuto botta perchè se i 2.10 di Mutavdzic hanno comunque rappresentato un problema, non c'era di fianco un altro gigante e il talento di Elliott nella ripresa è stato ben ingabbiato. Mentre in attacco la via delle triple è stata di nuovo la preferita: 11/29 la percentuale (pari al 38%), molte delle quali infilate nei momenti caldi per non dire bollenti. Dov'è allora la differenza? Nelle parole del presidente, che abbiamo ricordato all'inizio di quest'articolo: quest'organico è sufficiente per combattere ad armi pari contro squadre di medio livello com'è oggi la Scavolini. Quando poi s'incontrano i carri armati, la cavalleria leggera ci può mettere anche l'anima ma non è detto che basti. A meno che non arrivi, imperiosa, la crescita di un Christoffersen che già ora fa meno tenerezza di un mese fa...
e.f.
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Fonte: Il Resto del Carlino