Ci chiedevamo, sabato sera, appena spente le luci del derby: e adesso chi va a dirglielo a Boniciolli che qui non è più aria per lui, dopo il derby più ideale che potesse vincere, nel bilico in cui stava? Già, il copione era stato perfetto: la lunga soggezione, le speranze quasi perdute, poi la rimonta, levando fiato e certezze alla sconcertata banda nemica, fondendosi col pubblico in un solo spirito. E pure le scelte tecniche erano state forti e puntuali, dal Pozzecco usato per vincerla, al belga che ha sfasciato la tremula difesa nemica, a Kovacic che l´ha asfaltata. Derby da annali, con bacio finale a Seragnoli e abbraccio a Savic, eppure non è servito. La storia è finita. Finita male, ma ci si è abituati, in questi dieci anni di Fortitudo. Calamai, Scariolo, Bianchini, Skansi, Recalcati...
Ma poi, cambiando riva, ci chiedevamo pure: e adesso chi va a dirglielo a Tanjevic che Pozzecco, uno che lui neppure considera, ha infilato la sua difesa dieci volte con lo stesso gioco; che Vds e Kovacic arrivavano sempre dall´identico varco centrale; che la sua Virtus frana nella tenuta fisica, se non tiene neppure un +13 a 13´ dalla fine; che questa squadra fatta e rifatta, e ancora per aria, nell´ultimo quarto ha segnato due cesti in tutto, di cui uno alla sirena?
Vincitori e vinti restano sfumati, dopo questo derby, e non c´è dubbio che siano più i vinti, distorcendo la simmetria. Ci sono, ben in vista, due punti in più nella classifica della Skipper e un cupo decimo posto in quella della Virtus. Ma il resto è un panorama di macerie, non solo bianconere, perché la crisi tecnica della Fortitudo resta aperta e nel clima interno stonano pure le chiose irridenti mimate da Pozzecco, dopo una notte in cui qualche riserva si poteva avere, per come si sapeva sarebbe evoluta la vicenda della panchina.
Finisce con mezza città che fa festa, almeno in diretta, aspettando il seguito. E con l´altra mezza che sprofonda, sospettandolo modesto. Perché se i derby tracciano il solco della stagione, la Fortitudo ha vinto quello più esaltante, apparendo da una curva e sorpassando. E la Virtus l´ha perso, cadendo in confusione, vinta fisicamente e moralmente. Se a qualcuno dei 93 precedenti somiglia, questo derby ricorda quello del 25-1 in Eurolega, col blitz della banda Messina. Allora, dal –18 al +6, con un 25-1 bianconero. Stavolta, dal –13 al +12, con un 31-10 biancoblù. Soffriranno i virtussini, che erano abituati bene e hanno visto stavolta solo idee sbagliate, dai loro capi. Tragica la debolezza del quintetto a rimbalzo: eppure, nel primo tempo, Tanjevic l´aveva suturata con Avleev, e quella medicina l´aveva nell´armadietto, ma non l´ha più riaperto. Dire ho sbagliato, dopo, vale solo il fioretto: ai tecnici sarebbe richiesto il durante.
Così, un derby perso male si salda a 4 partite di fila perse malissimo. Per i nodi al pettine ci vorrebbe un rastrello, per chi li aveva avvistati un po´ più rispetto, ora che il nuovo Danilovic giace impolverato in qualche solaio, mentre il vecchio ha appena scolpito l´epigrafe più reale: «Non c´era niente da rifare, nella Virtus, bastava solo mantenere». E infine, sui rischi di Tanjevic, Madrigali dice: «Come voi giornalisti non ci avete preso con Boniciolli...». Ci prendiamo, presidente, ci prendiamo: più spesso di quanto lei non creda.
Walter Fuochi
Ma poi, cambiando riva, ci chiedevamo pure: e adesso chi va a dirglielo a Tanjevic che Pozzecco, uno che lui neppure considera, ha infilato la sua difesa dieci volte con lo stesso gioco; che Vds e Kovacic arrivavano sempre dall´identico varco centrale; che la sua Virtus frana nella tenuta fisica, se non tiene neppure un +13 a 13´ dalla fine; che questa squadra fatta e rifatta, e ancora per aria, nell´ultimo quarto ha segnato due cesti in tutto, di cui uno alla sirena?
Vincitori e vinti restano sfumati, dopo questo derby, e non c´è dubbio che siano più i vinti, distorcendo la simmetria. Ci sono, ben in vista, due punti in più nella classifica della Skipper e un cupo decimo posto in quella della Virtus. Ma il resto è un panorama di macerie, non solo bianconere, perché la crisi tecnica della Fortitudo resta aperta e nel clima interno stonano pure le chiose irridenti mimate da Pozzecco, dopo una notte in cui qualche riserva si poteva avere, per come si sapeva sarebbe evoluta la vicenda della panchina.
Finisce con mezza città che fa festa, almeno in diretta, aspettando il seguito. E con l´altra mezza che sprofonda, sospettandolo modesto. Perché se i derby tracciano il solco della stagione, la Fortitudo ha vinto quello più esaltante, apparendo da una curva e sorpassando. E la Virtus l´ha perso, cadendo in confusione, vinta fisicamente e moralmente. Se a qualcuno dei 93 precedenti somiglia, questo derby ricorda quello del 25-1 in Eurolega, col blitz della banda Messina. Allora, dal –18 al +6, con un 25-1 bianconero. Stavolta, dal –13 al +12, con un 31-10 biancoblù. Soffriranno i virtussini, che erano abituati bene e hanno visto stavolta solo idee sbagliate, dai loro capi. Tragica la debolezza del quintetto a rimbalzo: eppure, nel primo tempo, Tanjevic l´aveva suturata con Avleev, e quella medicina l´aveva nell´armadietto, ma non l´ha più riaperto. Dire ho sbagliato, dopo, vale solo il fioretto: ai tecnici sarebbe richiesto il durante.
Così, un derby perso male si salda a 4 partite di fila perse malissimo. Per i nodi al pettine ci vorrebbe un rastrello, per chi li aveva avvistati un po´ più rispetto, ora che il nuovo Danilovic giace impolverato in qualche solaio, mentre il vecchio ha appena scolpito l´epigrafe più reale: «Non c´era niente da rifare, nella Virtus, bastava solo mantenere». E infine, sui rischi di Tanjevic, Madrigali dice: «Come voi giornalisti non ci avete preso con Boniciolli...». Ci prendiamo, presidente, ci prendiamo: più spesso di quanto lei non creda.
Walter Fuochi
Fonte: La Repubblica