MILANO — Come un direttore d'orchestra sul podio di un teatro alza le braccia, le mulina in aria e fa scattare la musica. Solo che invece di archi e fiati, lui dirige applausi e cori. Gino Natali è a Milano da una manciata di mesi ma è già diventato il beniamino delle curva e dei tifosi Olimpia. Complici le tante partite giocate come se si viaggiasse sulle montagne russe, prima si sprofonda e poi si risale, il pubblico milanese si è piacevolmente abituato alle sue performance da ultrà. E anche grazie al simpatico Natali quei tifosi sono tornati a essere il sesto uomo nei match casalinghi. «Quella di alzarmi in piedi e chiedere l'incitamento del pubblico - racconta Natali - è una cosa che mi viene spontanea. Non lo faccio mica apposta e poi le partite le ho sempre vissute così, non riesco a restare impassibile. Ho bisogno di partecipare, di trasmettere attaccamento. Non mi pi acciono i dirigenti freddi e distaccati. Se l'incitamento resta in termini leciti e corretti penso sia un bell'apporto alla squadra e un segnale per i tifosi».
I quali apprezzano, non c'è che dire: «Intorno all'Olimpia si sta creando un clima positivo. Tutti dicevano che riportare pubblico al palazzetto era difficilissimo. Francamente non mi è sembrato. Abbiamo trovato un terreno molto fertile, la gente è disponibile e ha fame di basket. Certo dipende da cosa gli si offre». E Natali, insieme a Corbelli e Caja, ha messo insieme una squadra fatta apposta per piacere: «Si è costruito il gruppo guardando alle caratteristiche tecniche e a quelle umane. Abbiamo voluto giocatori capaci di dare emozioni e di farlo in tempi molto brevi. In un momento come questo l'unica via era di cercare gente esperta che avesse ancora tanto da dire. Forse questa non sarà una squadra proiettata verso il futuro ma per un paio di stagioni abbiamo preso i migliori interpreti per fare bel basket e riavvicinare la città alla pallacanestro».
Il presidente Corbelli ha già fatto bilanci? «E' contento del pubblico e dei risultati. Certo l'unica pecca restano i costi. Il presidente è stato abilissimo a trovare un primo sponsor prestigioso come Pippo e un'azienda disposta ad investire e ad appassionarsi al basket. Contro Varese c'erano 300 dipendenti della Pippo al Mazda Palace che hanno distribuito 1000 magliette realizzate dall'azienda, mica uno scherzo. Adesso però servono ancora due sponsor e un grosso lavoro da fare sulla cartellonistica». Ma a un toscano verace questa Milano piace? «Ormai sono abituato a girare. La città mi "garba", anche se la vedo poco perché lavoro sempre. L'unica cosa che mi manca tanto è la mia famiglia, la vedo poco, solo al lunedì». E qualche gita al mare: «A quelle non rinuncerei mai, forse nemmeno per una vittoria!».
Maurizio Trezzi
I quali apprezzano, non c'è che dire: «Intorno all'Olimpia si sta creando un clima positivo. Tutti dicevano che riportare pubblico al palazzetto era difficilissimo. Francamente non mi è sembrato. Abbiamo trovato un terreno molto fertile, la gente è disponibile e ha fame di basket. Certo dipende da cosa gli si offre». E Natali, insieme a Corbelli e Caja, ha messo insieme una squadra fatta apposta per piacere: «Si è costruito il gruppo guardando alle caratteristiche tecniche e a quelle umane. Abbiamo voluto giocatori capaci di dare emozioni e di farlo in tempi molto brevi. In un momento come questo l'unica via era di cercare gente esperta che avesse ancora tanto da dire. Forse questa non sarà una squadra proiettata verso il futuro ma per un paio di stagioni abbiamo preso i migliori interpreti per fare bel basket e riavvicinare la città alla pallacanestro».
Il presidente Corbelli ha già fatto bilanci? «E' contento del pubblico e dei risultati. Certo l'unica pecca restano i costi. Il presidente è stato abilissimo a trovare un primo sponsor prestigioso come Pippo e un'azienda disposta ad investire e ad appassionarsi al basket. Contro Varese c'erano 300 dipendenti della Pippo al Mazda Palace che hanno distribuito 1000 magliette realizzate dall'azienda, mica uno scherzo. Adesso però servono ancora due sponsor e un grosso lavoro da fare sulla cartellonistica». Ma a un toscano verace questa Milano piace? «Ormai sono abituato a girare. La città mi "garba", anche se la vedo poco perché lavoro sempre. L'unica cosa che mi manca tanto è la mia famiglia, la vedo poco, solo al lunedì». E qualche gita al mare: «A quelle non rinuncerei mai, forse nemmeno per una vittoria!».
Maurizio Trezzi
Fonte: Il Giorno