SIENA - Ergin Ataman si presenta al consueto appuntamento con la stampa di inizio settimana ma, prima di sottoporsi al fuoco di fila delle domande, premette di avere qualcosa da dire. Si alza, accende il televisore e preme il pulsante del videoregistratore. Sullo schermo scorrono le immagini dell’azione che gli ha fatto saltare i nervi sabato sera, i 2 punti convalidati nel finale a Garbajosa che hanno annullato il mini vantaggio della Mens Sana. Il filmato parla chiaro: lo spagnolo parte in palleggio e alza il piede perno senza che gli arbitri fermino l’azione. Poco male, l’infrazione di passi è stata per loro indigesta per tutto il match e sarebbe presuntuoso sperare che la musica cambi a meno di un minuto dal termine. Il campione dei Casuals è fuori equilibrio, scaglia un tiro improbabile e il pallone sbatte sul tabellone, ben lontano dall’ideale cilindro del canestro. Lo stesso giocatore salta a due mani per afferrare il rimbalzo, segno che sa di avere sbagliato, ma Ford è più veloce di lui e smanaccia via. Passano circa 2 secondi (perché tanto tempo per prendere una decisione?), arriva il fischio senza che nessuno, né da una parte né dall’altra, ne capisca il motivo. Il segno di convalida fa perdere le staffe ai mensanini e consegna un regalo inatteso agli ospiti. Sfogliando il regolamento, la norma parla chiaro in tema di interferenza: «Un giocatore, attaccante o difensore, non può non può toccare la palla in seguito di un tiro a canestro quando questa si trova in fase di parabola discendente e completamente al di sopra dell’anello. Questa restrizione è valida fino a che: a) la palla tocca l’anello; b) appare evidente che la palla non toccherà l’anello». Le immagini trasmettono un caso b, ma chi di dovere non l’ha pensata nella stessa maniera.
«Io non voglio influenzare nessuno - commenta alla fine Ataman - ma a mente fredda e dopo aver analizzato meglio le riprese televisive, ribadisco le dichiarazioni pesanti che ho rilasciato nel dopo-partita: ci è stata rubata la vittoria».
Tutta colpa degli arbitri, allora?
«No. Abbiamo commesso degli errori e giocato bene a tratti, ci sono stati fischi contro di noi ma anche altri a favore, ma quanto è successo nell’ultimo minuto ha influenzato al 90% il risultato. Se al 90’ di Juve-Inter avessero convalidato un gol senza che il pallone avesse passato la linea di porta, ve lo immaginate che confusione sarebbe scoppiata nel mondo dello sport? Forse nel basket si tende ad accettare i torti, invece gli sbagli clamorosi vanno denunciati e perseguiti».
Il ko con Treviso ha lasciato conseguenze sul morale della squadra?
«Sappiamo che, andando in campo ogni 3 giorni, dobbiamo cancellare in fretta le sconfitte, quindi non penso che il gioco ne risentirà. Oltretutto, dopo Malaga, abbiamo fatto un bel passo in avanti, ritrovando l’anima che avevamo perso a Reggio Calabria».
Turkcan è nell’occhio del ciclone perché non rende alla sua altezza. Anche uno come lui può essere in discussione o c’è fiducia incondizionata nei suoi numeri?
«Mirsad, dopo la prestazione con il Panathinaikos, ha perso fiducia. Finora nella sua carriera ha sempre giocato con grandi emozioni, così adesso è confuso e preoccupato. Per me non è in discussione, ma deve ricordarsi di essere uno dei migliori della squadra e mettere il suo carattere nelle partite. In questo possiamo aiutarlo sia io che i compagni. Non sono però d’accordo che la sfida con la Benetton sia cambiata perché è uscito. In quel momento era già cominciata la rimonta, che è proseguita senza di lui».
Anche Vukcevic non attraversa un momento felice.
«Ha cominciato la stagione alla grande, ma da Reggio Calabria in poi ha accusato un calo dovuto alla stanchezza, ma anche alla crescita di Ford. E’ una cosa che però non posso tollerare: ognuno deve essere consapevole del proprio compito e sapere che nelle grandi squadre ogni ruolo è ricoperto da almeno due elementi di livello».
Qualche tempo fa aveva detto che non serviva un play di riserva perché proprio Vukcevic poteva sostituire Stefanov. Eppure è arrivato Gentile...
«Ero stato influenzato dal grande inizio di Dusan e pensavo che potesse reggere il peso della regia per 6 o 7 minuti. Invece i fatti ci hanno dimostrato che per una posizione così delicata ci voleva un cambio di ruolo».
Parliamo allora dell’ultimo arrivato: come lo ha trovato?
«Molto bene. Avevo dubbi sulla sua condizione fisica, invece in questo periodo si è allenato. Può portare esperienza e dare una mano sul campo».
Come siete arrivati a lui?
«Se avessimo scelto un giovane, si sarebbe potuto spaventare entrando in un gruppo di stelle. Gentile, invece, ha giocato in grandi squadre a livello europeo, conosce l’ambiente e sa cosa lo aspetta. Essendo disponibile, era l’elemento giusto».
Marco De Candia
«Io non voglio influenzare nessuno - commenta alla fine Ataman - ma a mente fredda e dopo aver analizzato meglio le riprese televisive, ribadisco le dichiarazioni pesanti che ho rilasciato nel dopo-partita: ci è stata rubata la vittoria».
Tutta colpa degli arbitri, allora?
«No. Abbiamo commesso degli errori e giocato bene a tratti, ci sono stati fischi contro di noi ma anche altri a favore, ma quanto è successo nell’ultimo minuto ha influenzato al 90% il risultato. Se al 90’ di Juve-Inter avessero convalidato un gol senza che il pallone avesse passato la linea di porta, ve lo immaginate che confusione sarebbe scoppiata nel mondo dello sport? Forse nel basket si tende ad accettare i torti, invece gli sbagli clamorosi vanno denunciati e perseguiti».
Il ko con Treviso ha lasciato conseguenze sul morale della squadra?
«Sappiamo che, andando in campo ogni 3 giorni, dobbiamo cancellare in fretta le sconfitte, quindi non penso che il gioco ne risentirà. Oltretutto, dopo Malaga, abbiamo fatto un bel passo in avanti, ritrovando l’anima che avevamo perso a Reggio Calabria».
Turkcan è nell’occhio del ciclone perché non rende alla sua altezza. Anche uno come lui può essere in discussione o c’è fiducia incondizionata nei suoi numeri?
«Mirsad, dopo la prestazione con il Panathinaikos, ha perso fiducia. Finora nella sua carriera ha sempre giocato con grandi emozioni, così adesso è confuso e preoccupato. Per me non è in discussione, ma deve ricordarsi di essere uno dei migliori della squadra e mettere il suo carattere nelle partite. In questo possiamo aiutarlo sia io che i compagni. Non sono però d’accordo che la sfida con la Benetton sia cambiata perché è uscito. In quel momento era già cominciata la rimonta, che è proseguita senza di lui».
Anche Vukcevic non attraversa un momento felice.
«Ha cominciato la stagione alla grande, ma da Reggio Calabria in poi ha accusato un calo dovuto alla stanchezza, ma anche alla crescita di Ford. E’ una cosa che però non posso tollerare: ognuno deve essere consapevole del proprio compito e sapere che nelle grandi squadre ogni ruolo è ricoperto da almeno due elementi di livello».
Qualche tempo fa aveva detto che non serviva un play di riserva perché proprio Vukcevic poteva sostituire Stefanov. Eppure è arrivato Gentile...
«Ero stato influenzato dal grande inizio di Dusan e pensavo che potesse reggere il peso della regia per 6 o 7 minuti. Invece i fatti ci hanno dimostrato che per una posizione così delicata ci voleva un cambio di ruolo».
Parliamo allora dell’ultimo arrivato: come lo ha trovato?
«Molto bene. Avevo dubbi sulla sua condizione fisica, invece in questo periodo si è allenato. Può portare esperienza e dare una mano sul campo».
Come siete arrivati a lui?
«Se avessimo scelto un giovane, si sarebbe potuto spaventare entrando in un gruppo di stelle. Gentile, invece, ha giocato in grandi squadre a livello europeo, conosce l’ambiente e sa cosa lo aspetta. Essendo disponibile, era l’elemento giusto».
Marco De Candia