FABRIANO - La sorpresa è stata grossa per il consueto e nutrito gruppo di tifosi che ieri, come ogni pomeriggio, si è recato al Palaguerrieri ad assistere agli allenamenti del Fabriano Basket. Nessun giocatore sul parquet, giusto Romagnoli e Balliro a fare qualche tiretto, più Tortolini, che tra l’altro sta giocando a Castelsanpietro ed era presente solo perché capitato in zona.
La squadra è entrata in sciopero. Tanto ha potuto il ritardo nei pagamenti degli stipendi, apice della crisi societaria che sta attanagliando il sodalizio biancazzurro. Finora i giocatori hanno incassato solo l’acconto dei contratti, circa metà della mensilità di settembre e ancora niente di ottobre. In totale un ritardo di circa quaranta giorni. Di fronte a ciò, ma soprattutto non sentendo la voce di nessun dirigente da troppo tempo, i giocatori compatti hanno deciso di salire sull’Aventino. Qualcuno tra i più giovani è infatti talmente a corto di “fondi" da essere costretto a chiedere qualche centinaio di euro in prestito a coach Roberto Carmenati per le semplici spese giornaliere.
Lo stesso Carmenati ha cercato di convincere i giocatori a non intraprendere la strada dello sciopero, aspettando la data dell’11 dicembre (quando improrogabilmente si deciderà il futuro del Fabriano Basket: fallimento e liquidazione oppure salvezza) per vedere come evolverà la situazione ed eventualmente intraprendere solo allora azioni legali contro l’insolvenza societaria. La squadra ha invece deciso di agire subito, senza neanche attendere l’incontro promesso dal presidente Giuseppe Alberti per questa sera. I giocatori, se non cambierà la situazione, non si alleneranno fino a venerdì, ma dovrebbero garantire la presenza in campo sabato sera per il match salvezza in casa contro il Biella. Dopodiché il campionato si fermerà per due settimane e gli stranieri, come d’accordo, faranno rientro negli Stati Uniti, ma chissà se poi rientreranno in città perdurando una simile situazione.
Una cosa che getta vergogna non solo sulla lunga tradizione del Fabriano Basket (24 stagioni di serie A consecutive), ma di un’intera città, che si dice ricca e benestante, ma sta facendo una vera figuraccia agli onori delle cronache locali e nazionali. Le prospettive per una soluzione all’orizzonte non se ne vedono. Come dimostra l’ultimo no incassato.
Anche i cementifici Colacem infatti hanno smentito qualsiasi interessamento a scendere in campo per sostenere il Fabriano Basket, preferendo investire sul proprio territorio e in particolare sul Gubbio Calcio (C2) della loro città. Al team non resta che la solidarietà e la stima dei massimi addetti ai lavori nazionali. Aveva cominciato Matteo Boniciolli, coach della Skipper Bologna, il 27 ottobre: «Dentro al palasport di Fabriano ci sono pezzi di storia del basket italiano. Mi sembra logico sperare che i potentissimi industriali di questa città riescano a trovare il modo di salvare un club così prestigioso». Ha proseguito Ettore Messina, coach della Benetton Treviso, il 3 novembre: «Sono dispiaciuto per la situazione di Fabriano, mi auguro che risolva presto i suoi problemi». Quindi domenica scorsa ecco la volta di Phil Melillo, tecnico di Roseto: «Faccio i complimenti ai giocatori di Fabriano e al loro coach (che oggi pomeriggio avranno un incontro con il presidente Alberti per chiarire la situazione degli stipendi in ritardo, ndr), perché mi rendo conto delle difficoltà che si incontrano nel tenere unito il gruppo con i problemi che ci sono». Ha proseguito Pino Mazzarella, dirigente rosetano: «Sono rimasto impressionato dall'attaccamento dei tifosi alla loro squadra, dimostrando una cultura sportiva viva e vegeta nonostante le traversie della società». Dispiaciuto Rodney Monroe, ex bomber biancazzurro: «Fabriano è un posto che vive di basket. La città deve trovare persone in grado di mettere un po' della loro ricchezza a disposizione di tutti». In chiusura Valerio Bianchini, il Vate, uno degli allenatori più vincenti della penisola: «Fa veramente male vedere Fabriano in così gravi difficoltà. In momenti difficili come questi, ognuno deve fare la sua parte, dal Sindaco...all'Arcivescovo».
Ferruccio Cocco
La squadra è entrata in sciopero. Tanto ha potuto il ritardo nei pagamenti degli stipendi, apice della crisi societaria che sta attanagliando il sodalizio biancazzurro. Finora i giocatori hanno incassato solo l’acconto dei contratti, circa metà della mensilità di settembre e ancora niente di ottobre. In totale un ritardo di circa quaranta giorni. Di fronte a ciò, ma soprattutto non sentendo la voce di nessun dirigente da troppo tempo, i giocatori compatti hanno deciso di salire sull’Aventino. Qualcuno tra i più giovani è infatti talmente a corto di “fondi" da essere costretto a chiedere qualche centinaio di euro in prestito a coach Roberto Carmenati per le semplici spese giornaliere.
Lo stesso Carmenati ha cercato di convincere i giocatori a non intraprendere la strada dello sciopero, aspettando la data dell’11 dicembre (quando improrogabilmente si deciderà il futuro del Fabriano Basket: fallimento e liquidazione oppure salvezza) per vedere come evolverà la situazione ed eventualmente intraprendere solo allora azioni legali contro l’insolvenza societaria. La squadra ha invece deciso di agire subito, senza neanche attendere l’incontro promesso dal presidente Giuseppe Alberti per questa sera. I giocatori, se non cambierà la situazione, non si alleneranno fino a venerdì, ma dovrebbero garantire la presenza in campo sabato sera per il match salvezza in casa contro il Biella. Dopodiché il campionato si fermerà per due settimane e gli stranieri, come d’accordo, faranno rientro negli Stati Uniti, ma chissà se poi rientreranno in città perdurando una simile situazione.
Una cosa che getta vergogna non solo sulla lunga tradizione del Fabriano Basket (24 stagioni di serie A consecutive), ma di un’intera città, che si dice ricca e benestante, ma sta facendo una vera figuraccia agli onori delle cronache locali e nazionali. Le prospettive per una soluzione all’orizzonte non se ne vedono. Come dimostra l’ultimo no incassato.
Anche i cementifici Colacem infatti hanno smentito qualsiasi interessamento a scendere in campo per sostenere il Fabriano Basket, preferendo investire sul proprio territorio e in particolare sul Gubbio Calcio (C2) della loro città. Al team non resta che la solidarietà e la stima dei massimi addetti ai lavori nazionali. Aveva cominciato Matteo Boniciolli, coach della Skipper Bologna, il 27 ottobre: «Dentro al palasport di Fabriano ci sono pezzi di storia del basket italiano. Mi sembra logico sperare che i potentissimi industriali di questa città riescano a trovare il modo di salvare un club così prestigioso». Ha proseguito Ettore Messina, coach della Benetton Treviso, il 3 novembre: «Sono dispiaciuto per la situazione di Fabriano, mi auguro che risolva presto i suoi problemi». Quindi domenica scorsa ecco la volta di Phil Melillo, tecnico di Roseto: «Faccio i complimenti ai giocatori di Fabriano e al loro coach (che oggi pomeriggio avranno un incontro con il presidente Alberti per chiarire la situazione degli stipendi in ritardo, ndr), perché mi rendo conto delle difficoltà che si incontrano nel tenere unito il gruppo con i problemi che ci sono». Ha proseguito Pino Mazzarella, dirigente rosetano: «Sono rimasto impressionato dall'attaccamento dei tifosi alla loro squadra, dimostrando una cultura sportiva viva e vegeta nonostante le traversie della società». Dispiaciuto Rodney Monroe, ex bomber biancazzurro: «Fabriano è un posto che vive di basket. La città deve trovare persone in grado di mettere un po' della loro ricchezza a disposizione di tutti». In chiusura Valerio Bianchini, il Vate, uno degli allenatori più vincenti della penisola: «Fa veramente male vedere Fabriano in così gravi difficoltà. In momenti difficili come questi, ognuno deve fare la sua parte, dal Sindaco...all'Arcivescovo».
Ferruccio Cocco
Fonte: Il Messaggero