Milano riscopre l´Olimpia. Dimenticata, ripudiata o semplicemente ignorata negli anni delle crisi tecniche societarie. E adesso abbracciata da 7.000 anime calde, dato ufficiale forse un po´ arrotondato del derby contro Varese, ma vero per entusiasmo, rumore e passione.
Spalti vuoti, fischi e contestazioni sono dietro l´angolo. Ricordi freschi di mediocrità, tecnica e societaria, quelli della gestione Caputo-Bianchini, anno 2000, l´inizio di campionato più tragico della storia Olimpia (1 vittoria in 10 partite) e qualche centinaio di nostalgici sulle tribune. E poi la meteora Tacchini: un feeling mai nato con il pubblico, definitivamente spazzato via nella gara casalinga contro Siena, quando l´ex campione di tennis divenne bersaglio dei berci della curva e decise di non tornare più al palazzo. Intanto la squadra sfiorava la retrocessione in Legadue, nella stagione che ha visto scivolare Milano all´ultimo posto in serie A alla voce spettatori (1.255 di media nel deserto dell´ex Palavobis) e incassi, con la miseria di 14.527 euro a partita.
Quando Giorgio Corbelli, in estate, decise di tornare al basket e scommettere sull´Olimpia, furono in molti a scuotere il capo. «Piazza fredda, Milano - osservò più di un commentatore di cose cestistiche - abituata a vincere e spietata contro i mediocri». Piazza che l´imprenditore romagnolo e il suo braccio destro Gino Natali hanno deciso di riconquistare con una serie di piccoli gesti simbolici. La presentazione della squadra in sede, in via Caltanissetta, aperta ai tifosi a metà agosto. Le conferenze nella sala dei trofei, per ricordarsi e ricordare la storia. Il ritorno al Palalido, più piccolo e caldo, con la tenda di Lampugnano riservata per le partite di cartello. Gli stendardi con le vittorie appesi sul soffitto di piazzale Stuparich. Il ritorno dell´house organ Basket show, come ai tempi di Peterson e Meneghin.
Segnali che Milano ha colto, accompagnata da una squadra costruita con vecchi marpioni del parquet, campioni stagionati e solidi, certamente riconoscibili anche da chi il basket non lo frequentava da un po´. Il ritorno di Milano a casa Olimpia è lievitato piano. Crescono gli abbonati, più che raddoppiati dai 300 della scorsa stagione. In 1700 contro Napoli, qualcosa in più contro Fabriano, il clamoroso spettacolo di pubblico contro la Benetton, la partita che ha riacceso la miccia del tifo. Ancora 2.000 abbondanti contro Udine, prima dell´esplosione di sabato sera.
E in società, ora, si guarda al passato e al futuro. Da un lato le premiazioni alle vecchie bandiere biancorosse e l´istituzione del premio Andrea Blasi, in memoria del playmaker recentemente scomparso. Dall´altro l´invito ai ragazzi delle scuole medie e delle squadre del minibasket e propaganda. Erano in mille, l´altra sera, a riempire un´intera curva del Mazdapalace.
Massimo Pisa
Spalti vuoti, fischi e contestazioni sono dietro l´angolo. Ricordi freschi di mediocrità, tecnica e societaria, quelli della gestione Caputo-Bianchini, anno 2000, l´inizio di campionato più tragico della storia Olimpia (1 vittoria in 10 partite) e qualche centinaio di nostalgici sulle tribune. E poi la meteora Tacchini: un feeling mai nato con il pubblico, definitivamente spazzato via nella gara casalinga contro Siena, quando l´ex campione di tennis divenne bersaglio dei berci della curva e decise di non tornare più al palazzo. Intanto la squadra sfiorava la retrocessione in Legadue, nella stagione che ha visto scivolare Milano all´ultimo posto in serie A alla voce spettatori (1.255 di media nel deserto dell´ex Palavobis) e incassi, con la miseria di 14.527 euro a partita.
Quando Giorgio Corbelli, in estate, decise di tornare al basket e scommettere sull´Olimpia, furono in molti a scuotere il capo. «Piazza fredda, Milano - osservò più di un commentatore di cose cestistiche - abituata a vincere e spietata contro i mediocri». Piazza che l´imprenditore romagnolo e il suo braccio destro Gino Natali hanno deciso di riconquistare con una serie di piccoli gesti simbolici. La presentazione della squadra in sede, in via Caltanissetta, aperta ai tifosi a metà agosto. Le conferenze nella sala dei trofei, per ricordarsi e ricordare la storia. Il ritorno al Palalido, più piccolo e caldo, con la tenda di Lampugnano riservata per le partite di cartello. Gli stendardi con le vittorie appesi sul soffitto di piazzale Stuparich. Il ritorno dell´house organ Basket show, come ai tempi di Peterson e Meneghin.
Segnali che Milano ha colto, accompagnata da una squadra costruita con vecchi marpioni del parquet, campioni stagionati e solidi, certamente riconoscibili anche da chi il basket non lo frequentava da un po´. Il ritorno di Milano a casa Olimpia è lievitato piano. Crescono gli abbonati, più che raddoppiati dai 300 della scorsa stagione. In 1700 contro Napoli, qualcosa in più contro Fabriano, il clamoroso spettacolo di pubblico contro la Benetton, la partita che ha riacceso la miccia del tifo. Ancora 2.000 abbondanti contro Udine, prima dell´esplosione di sabato sera.
E in società, ora, si guarda al passato e al futuro. Da un lato le premiazioni alle vecchie bandiere biancorosse e l´istituzione del premio Andrea Blasi, in memoria del playmaker recentemente scomparso. Dall´altro l´invito ai ragazzi delle scuole medie e delle squadre del minibasket e propaganda. Erano in mille, l´altra sera, a riempire un´intera curva del Mazdapalace.
Massimo Pisa
Fonte: La Repubblica