Signore e signori, questo è Carlton Myers. Parole rubate a Piero Bucchi mentre il Palazzetto fa festa per il basket ritrovato e la Virtus Bologna se ne va a testa bassa, sommersa dalla recita impeccabile della stella di Roma, dal cuore del gruppo gettato in campo dopo l’intervallo, quando l’unica cosa da fare era spalare fatica e nessuno si è tirato indietro. Lo show di Myers, però, contrasta con il colpo d’occhio offerto dal pomeriggio di spettacolo: la piccola arena di viale Tiziano all’improvviso appare toppo angusta, limitata e limitante, per una città che vuole tornare a gioire sotto canestro. Da quando l’ingegner Claudio Toti ha deciso di caricarsi sulle spalle il progetto del basket Capitale, mai la gente aveva circondato con tanto affetto la sua creatura. Domenica è successo e se Myers ha combinato quello che ha combinato (37 punti ed una manciata di cifre che rasentano la perfezione), il merito va diviso tra la sana antipatia che nutre per l’altra metà della Bologna dei canestri e la carica che per la prima volta gli ha regalato Roma: «Arrivare da tanti anni bolognesi in cui la domenica c’erano sempre almeno 4.500 persone a sostenerti e ritrovarsi a giocare nel deserto, non può far piacere. Il pubblico è importante, mi hanno sempre detto che qui servivano risultati per attrarre la gente. I risultati stanno arrivando, è importante che la gente continui a seguirci e sono certo che noi sapremo darle altre soddisfazioni».
Una partita così la conserverà nella memoria, un giorno quando sarà vecchio avrà qualcosa da raccontare ai suoi figli. Piero Bucchi insiste, Myers risponde: «Non è la prima volta che gioco una gara straordinaria, forse è il mio destino: se non segno almeno 20 punti non sono il Myers che tutti si aspettano. Avevo giocato male contro Biella? É difficile che sbagli due volte di seguito. E poi io so difendere, sono almeno quattro anni che mi sono messo a difendere come si deve ed è giusto che qualcuno lo noti. Quest’anno il lavoro non pesa, la squadra ha gli attributi, c’è gruppo, coesione, intesa e quando tutti remano nella stessa direzione è bello sacrificarsi». La magia dell’ultimo canestro, lui in aria a galleggiare mentre il Palazzetto salta di gioia, ha dato la sensazione di come sia arrivato il momento di trovare altri spazi per una Roma.
Il presidente Claudio Toti guarda avanti: «Mi hanno assicurato che a febbraio saranno ultimati i lavori del Palaeur, se continua così speriamo di averne bisogno». D’altronde Piero Bucchi in estate, accettando la scommesa capitolina, non si era posto obiettivi di classifica o traguardi stellari, ma solo un imperativo: riempire il Palaeur. La strada è quella giusta e Roma, i quindicimila della festa scudetto del volley insegnano, sa farsi rapire solo dalle vittorie. Non era una promessa da marinaio ed il Myers che ha distrutto Bologna può funzionare da effetto detonante per risvegliare la città dal torpore.
A fine stagione il suo contratto scadrà, ma lui che vuole fare innamorare Roma, a Roma ha già dichiarato il suo amore: «Qui sto benissimo, la città è affascinante e soprattutto sono intriganti le prospettive della società. In primavera ne parleremo, certo l’amore deve essere corrisposto e quando ci dovremo sedere per discutere dovremo essere d’accordo in due».
A Bologna, sponda Fortitudo, riserverà sempre un posto nel suo cuore. Ma adesso c’è solo Roma che sabato dopo tanti anni di anonimato a Treviso giocherà per il primo posto in classifica: «Loro mi sono più simpatici, ed allora è difficile che riesca a ripetermi su questi livelli. Per noi sarà una partita molto più complicata, ma questo gruppo potrebbe continuare a stupire, ha una fame di successo straordinaria e non ha nessuna voglia di accontentarsi».
Valerio Vecchiarelli
Una partita così la conserverà nella memoria, un giorno quando sarà vecchio avrà qualcosa da raccontare ai suoi figli. Piero Bucchi insiste, Myers risponde: «Non è la prima volta che gioco una gara straordinaria, forse è il mio destino: se non segno almeno 20 punti non sono il Myers che tutti si aspettano. Avevo giocato male contro Biella? É difficile che sbagli due volte di seguito. E poi io so difendere, sono almeno quattro anni che mi sono messo a difendere come si deve ed è giusto che qualcuno lo noti. Quest’anno il lavoro non pesa, la squadra ha gli attributi, c’è gruppo, coesione, intesa e quando tutti remano nella stessa direzione è bello sacrificarsi». La magia dell’ultimo canestro, lui in aria a galleggiare mentre il Palazzetto salta di gioia, ha dato la sensazione di come sia arrivato il momento di trovare altri spazi per una Roma.
Il presidente Claudio Toti guarda avanti: «Mi hanno assicurato che a febbraio saranno ultimati i lavori del Palaeur, se continua così speriamo di averne bisogno». D’altronde Piero Bucchi in estate, accettando la scommesa capitolina, non si era posto obiettivi di classifica o traguardi stellari, ma solo un imperativo: riempire il Palaeur. La strada è quella giusta e Roma, i quindicimila della festa scudetto del volley insegnano, sa farsi rapire solo dalle vittorie. Non era una promessa da marinaio ed il Myers che ha distrutto Bologna può funzionare da effetto detonante per risvegliare la città dal torpore.
A fine stagione il suo contratto scadrà, ma lui che vuole fare innamorare Roma, a Roma ha già dichiarato il suo amore: «Qui sto benissimo, la città è affascinante e soprattutto sono intriganti le prospettive della società. In primavera ne parleremo, certo l’amore deve essere corrisposto e quando ci dovremo sedere per discutere dovremo essere d’accordo in due».
A Bologna, sponda Fortitudo, riserverà sempre un posto nel suo cuore. Ma adesso c’è solo Roma che sabato dopo tanti anni di anonimato a Treviso giocherà per il primo posto in classifica: «Loro mi sono più simpatici, ed allora è difficile che riesca a ripetermi su questi livelli. Per noi sarà una partita molto più complicata, ma questo gruppo potrebbe continuare a stupire, ha una fame di successo straordinaria e non ha nessuna voglia di accontentarsi».
Valerio Vecchiarelli
