La Mens Sana ha un nuovo play per infoltire la panchina. Il nome non ha bisogno di presentazione, trattandosi di Ferdinando “Nando” Gentile, uno dei registi più prestigiosi del basket italiano. Andrà a prendere il posto in Italia di Simone Berti e in Europa di Curtis Mc Cants, in scadenza di contratto. L’americano giovedì disputerà con Lubiana l’ultimo incontro con la maglia senese, poi cercherà fortuna altrove.
Tornando all’ultimo arrivato, il regista pluriscudettato (2 titoli italiani e due greci nel curriculum) è arrivato ieri e si è subito allenato, per essere già disponibile tra due giorni per il debutto continentale. Dalle sue prime parole si apprende un retroscena del suo approdo in viale Sclavo: “I primi contatti con Siena risalgono a qualche anno fa, quando ero ancora in Grecia. Non so perché l’affare non andò in porto, ma i rapporti si sono riallacciati qualche mese fa, anche se non hanno portato a niente neanche quella volta. Lunedì mi ha chiamato il mio procuratore proponendomi questa opportunità e non ci ho pensato due volte: sono salito in macchina ed eccomi qui”.
Hai accettato un contratto tagliabile a dicembre. Non è rischioso rimettersi in gioco a 35 anni?
“Credo che i giocatori debbano farlo continuamente. In questo periodo mi sono allenato, fisicamente sono pronto, adesso tocca a me dimostrare cosa so fare e meritarmi la conferma fino al termine della stagione. L’ultima parola, però, spetta alla società”.
Si diceva che tu fossi pronto a tornare a Caserta, in B1.
“Ho lavorato con la squadra per non perdere il ritmo, ma, con tutto il rispetto per la serie B, credo di essere ancora all’altezza della A. Avevo diverse offerte, ma ho preferito Siena perché è una grande squadra, fatta da campioni al cui fianco è più facile giocare. Altrove magari si sarebbero aspettati 30 o 35 punti a volta e sapete, ormai ho una certa età...”
La Mens Sana è piena di stelle che rendono se possono maneggiare il pallone. Come si fa a mettere tutti d’accordo?
“L’abilità del play maker sta proprio nel rifornire ora uno, ora l’altro. Il pallone è uno solo e non possono averlo contemporaneamente Ford, Turkcan, Chiacig o Vukcevic per fare 30 punti a testa. Il regista deve sapere a chi darlo, a seconda delle situazioni”.
Il play è dunque il leader?
“E’ un ruolo che spetta al coach, che dà gli ordini su cosa fare. Se poi serve un leader in campo, la scelta la deve fare la squadra”.
Il tuo compito sarà dare il cambio a Stefanov: lo conosci?
“Certo, e molto bene. Quando io ero nel Panathinaikos, lui giocava nell’Aek: tutti e due ad Atene e nella stessa palestra. E’ un bravissimo giocatore che in Italia ha avuto modo di consacrarsi. Se però vuoi il vero Stefanov, non puoi tenerlo nella mischia per 40 minuti filati. Il mio ruolo sarà proprio evitare di far calare l’intensità quando uscirà dal campo”.
Tu hai fatto faville con Esposito, che aveva sempre bisogno di essere rifornito. Farai lo stesso con Ford, che ha le stesse esigenze?
“Conosco anche Alphonso dai tempi della Grecia. Nell’Olympiakos toccava meno palloni rispetto alle altre squadre meno forti in cui aveva militato, ma ha fatto vedere grandi numeri. Un elemento del genere devi per forza rifornirlo e sfruttarlo”.
In definitiva, cosa pensi di poter dare alla Mens Sana?
“Spero di portare l’esperienza accumulata in 20 anni di basket, ma siccome con quella non si vincono le partite, sono qua per fare anche canestro”.
Cosa sai di Siena?
“Ne ho seguito le gesta in televisione e sui giornali. E’ una piazza prestigiosa che vuole risultati subito, ma ancora non è del tutto abituata a stare ai massimi livelli. Davanti a sconfitte come quella di sabato magari si creano tensioni che ho già vissuto perché, come nel caso del Panathinaikos, tutti vogliono vincere sempre. Invece la squadra, che è di altissimo valore, ha bisogno di un altro po’ di tempo per trovare l’amalgama”.
Marco De Candia
Tornando all’ultimo arrivato, il regista pluriscudettato (2 titoli italiani e due greci nel curriculum) è arrivato ieri e si è subito allenato, per essere già disponibile tra due giorni per il debutto continentale. Dalle sue prime parole si apprende un retroscena del suo approdo in viale Sclavo: “I primi contatti con Siena risalgono a qualche anno fa, quando ero ancora in Grecia. Non so perché l’affare non andò in porto, ma i rapporti si sono riallacciati qualche mese fa, anche se non hanno portato a niente neanche quella volta. Lunedì mi ha chiamato il mio procuratore proponendomi questa opportunità e non ci ho pensato due volte: sono salito in macchina ed eccomi qui”.
Hai accettato un contratto tagliabile a dicembre. Non è rischioso rimettersi in gioco a 35 anni?
“Credo che i giocatori debbano farlo continuamente. In questo periodo mi sono allenato, fisicamente sono pronto, adesso tocca a me dimostrare cosa so fare e meritarmi la conferma fino al termine della stagione. L’ultima parola, però, spetta alla società”.
Si diceva che tu fossi pronto a tornare a Caserta, in B1.
“Ho lavorato con la squadra per non perdere il ritmo, ma, con tutto il rispetto per la serie B, credo di essere ancora all’altezza della A. Avevo diverse offerte, ma ho preferito Siena perché è una grande squadra, fatta da campioni al cui fianco è più facile giocare. Altrove magari si sarebbero aspettati 30 o 35 punti a volta e sapete, ormai ho una certa età...”
La Mens Sana è piena di stelle che rendono se possono maneggiare il pallone. Come si fa a mettere tutti d’accordo?
“L’abilità del play maker sta proprio nel rifornire ora uno, ora l’altro. Il pallone è uno solo e non possono averlo contemporaneamente Ford, Turkcan, Chiacig o Vukcevic per fare 30 punti a testa. Il regista deve sapere a chi darlo, a seconda delle situazioni”.
Il play è dunque il leader?
“E’ un ruolo che spetta al coach, che dà gli ordini su cosa fare. Se poi serve un leader in campo, la scelta la deve fare la squadra”.
Il tuo compito sarà dare il cambio a Stefanov: lo conosci?
“Certo, e molto bene. Quando io ero nel Panathinaikos, lui giocava nell’Aek: tutti e due ad Atene e nella stessa palestra. E’ un bravissimo giocatore che in Italia ha avuto modo di consacrarsi. Se però vuoi il vero Stefanov, non puoi tenerlo nella mischia per 40 minuti filati. Il mio ruolo sarà proprio evitare di far calare l’intensità quando uscirà dal campo”.
Tu hai fatto faville con Esposito, che aveva sempre bisogno di essere rifornito. Farai lo stesso con Ford, che ha le stesse esigenze?
“Conosco anche Alphonso dai tempi della Grecia. Nell’Olympiakos toccava meno palloni rispetto alle altre squadre meno forti in cui aveva militato, ma ha fatto vedere grandi numeri. Un elemento del genere devi per forza rifornirlo e sfruttarlo”.
In definitiva, cosa pensi di poter dare alla Mens Sana?
“Spero di portare l’esperienza accumulata in 20 anni di basket, ma siccome con quella non si vincono le partite, sono qua per fare anche canestro”.
Cosa sai di Siena?
“Ne ho seguito le gesta in televisione e sui giornali. E’ una piazza prestigiosa che vuole risultati subito, ma ancora non è del tutto abituata a stare ai massimi livelli. Davanti a sconfitte come quella di sabato magari si creano tensioni che ho già vissuto perché, come nel caso del Panathinaikos, tutti vogliono vincere sempre. Invece la squadra, che è di altissimo valore, ha bisogno di un altro po’ di tempo per trovare l’amalgama”.
Marco De Candia