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Spogliatoio Scavolini

Crespi: «Il male è nella lunetta»

BOLOGNA — Si abbracciano prima della gara. Si abbracciano dopo la sirena: Matteo Boniciolli e Marco Crespi sono due «figliocci» di Boscia Tanjevic. Entrambi non se la passano poi così bene (per dirla tutta nemmeno il maestro, bruciato a Roma da Myers), ma provano a sforzarsi, in sala stampa, per lanciare messaggi tranquilizzanti.
Così Crespi. «Credo che la Scavolini — attacca — si sia complicata la vita con un primo tempo assai poco intenso. Non siamo stati capaci, in questo modo, di rispondere all'energia messa in campo dalla Fortitudo. Nel secondo tempo, invece, abbiamo cambiato qualcosa. E' cambiato l'atteggiamento della squadra, abbiamo combattuto, con la stessa energia, tanto sul perimetro quanto sotto canestro. E in questo modo abbiamo trovato anche più fiducia in attacco».
E' soddisfatto del recupero della squadra che, al 34', è riuscita a trovare anche il tiro del sorpasso. Ma c'è un cruccio, leggendo e rileggendo il foglio delle statistiche, che lo affligge. «Vedere il divario finale e scoprire che la squadra ha tirato con il 50 per cento dalla lunetta fa male. Resta un grande rammarico perché siamo una squadra giovane e una vittoria in un palazzo del genere ci avrebbe dato morale, fiducia».
Analizza il match, Crespi, e spiega anche l'inizio difficoltoso dei suoi, soprattutto nella difesa sui lunghi. «Sapevamo che la Skipper inizia sempre forte, martellando dalla posizione del post basso. Non abbiamo difeso bene, ma i lunghi non hanno nemmeno potuto contare sulla collaborazione degli esterni».
Pesaro resta là, a quota 6, ma la posizione di classifica non preoccupa più di tanto “Paperoga” Crespi. «Una brutta china? E perché mai? In fondo il nostro obiettivo iniziale era quello di centrare una posizione tra le prime dodici. Abbiamo fatto fatica, finora, anche perché non abbiamo potuto contare su un calendario favorevole. Per questo dico che siamo tranquillissimi».
Dall'altra parte prova il coach della Skipper, Boniciolli, a essere tranquillo. Ma quello di Matteo — l'unico autorizzato a rompere il silenzio stampa fissato il giorno prima proprio dalla società — è un monologo. Un fiume in piena che il tecnico non vuole che sia definito né uno sfogo né una lezione, ma una semplice constatazione. «Abbiamo battuto la Scavolini — racconta Boniciolli — ma non possiamo sorridere per questa vittoria. Ci sono aspetti grotteschi. Quando ci siamo trovati sotto di un punto, nell'ultimo quarto, ho dovuto chiamare un minuto di sospensione perché ho guardato negli occhi i miei giocatori. Sembrava che avessero visto le streghe. E invece la pallacanestro è gioia e allegria. Invece stiamo affrontando questo momento come un dramma. Si parla solo del mio esonero ma questo, eventualmente, è un discorso che può interessare solo il sottoscritto, mia moglie e i miei figli. E forse i miei genitori».
Alessandro Gallo
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