PESARO – La natura insegna che perfino un bruco diventa farfalla e allora ad una Scavolini già duramente penalizzata dalla classifica non è lecito togliere la speranza di una metamorfosi. Purché continui a coltivarla, quella speranza, e non abbia paura di volare. Bologna sarebbe il luogo ideale da cui spiccare finalmente il volo, per dimostrare che sotto la cenere delle tante critiche piovute addosso alla squadra pesarese dopo il madornale “tilt" di otto giorni fa, cova la fiammella del riscatto e della rivincita. In fondo il popolo biancorosso, dopo Napoli, non ha voltato le spalle a Richardson e compagni, e se non si è manichei e impulsivi nei giudizi si può comprenderne il motivo. A mente fredda (molto fredda...) bisognerà pur riconoscere che qualcosa di valido era emerso proprio in quel famigerato pomeriggio, e se quella era una partita “che non si poteva perdere così" ciò dipendeva anche dal fatto che in precedenza la Scavolini aveva dimostrato di poterla dominare. Intendiamoci: non riuscire a coronare una supremazia “territoriale" così evidente, non saper uccidere una gara quando se ne ha l’opportunità è colpa grave, ma non tale da fare d’ogni erba un fascio ed emettere condanne in blocco. Quel sabato sciagurato aveva offerto, per esempio, il miglior McGhee della stagione; quel sabato aveva chiuso il cerchio dei nuovi acquisti “promuovendo" anche Gilbert e Christoffersen, diventati ormai beniamini della tifoseria. Non è poco. E adesso, dopo aver ritrovato tutti i tasselli del puzzle, si tratta di metterli assieme nel modo giusto e ricomporre l’immagine voluta. Smontata e rimontata più volte, questa Scavolini dovrà riuscire fin da oggi ad esprimere con buona approssimazione il suo potenziale latente, che non può essere così scarso come pretenderebbe l’attuale classifica, visto che tutti i nuovi giocatori della rosa, presi singolarmente, hanno avuto modo di lasciar trapelare le proprie capacità. La grinta e la “feroce" determinazione predicata da Crespi saranno indispensabili, oggi, contro una Skipper col dente avvelenato. Ma sarà fondamentale anche mettere in atto progressi squisitamente tecnici, alzando innanzitutto le percentuali di tiro (anche dalla lunetta), che sono ancora deficitarie e inaccettabili. La questione della leadership è importante ed è ancora aperta, ma quest’oggi al rientrante Beric (ansioso di parlare lui sul parquet per tacitare le troppe voci sul suo conto), ad un Richardson smanioso di riscatto dopo la magra figura della scorsa giornata, ad un Pecile che vorrebbe dimostrare al più presto di saper tenere saldamente in mano il timone della nave biancorossa, ad un McGhee diventato un gigante sotto i tabelloni (ma qualche volta un gigante “egoista"), bisognerebbe consigliare anche umiltà e raziocinio. Attenzione alla fretta eccessiva di recuperare i due punti regalati a Napoli: la precipitazione potrebbe rivelarsi controproducente. La vendetta è un piatto da servire e consumare freddo.
Giancarlo Iacchini
Giancarlo Iacchini
Fonte: Il Messaggero