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Attenti ai tre mori dell’Oregon

Una partenza al rallenty, gioco poco fluido, terminali offensivi senza verve, rimbalzi col lanternino. L'Oregon Cantù, la bella principessa della scorsa stagione, ad inizio stagione pareva esser diventata un brutto rospo da stagno. Dove era finita la squadra da semifinale scudetto, dove il gioco tambureggiante da batteristi del parquet? Smarrito. Poi d'un tratto i padani sono rinsaviti, infilando tre vittorie consecutive e risalendo rapidamente la classifica. Da bulldozer l'ultimo successo contro la Skipper, che sarà pure la parente povera dei gloriosi squadroni fortitudini, ma ne ha beccati 15 di scarto a Cantù finendo annichilita dal gioco in campo aperto del team di Sacripanti e dai numeri dei suoi mori McCullough, Hines e Thornton.
Contro questa Oregon si misura stasera la Pompea, che sta vedendo salire le sue quotazioni in modo talmente rapido da riempire prima dell'inizio della partita ogni angolo del palasport di Monterusciello. Una bella, sana attesa di cui si erano smarrite da anni le tracce. Un pomeriggio di basket da vertice che potrebbe lanciare Napoli ancor più in alto, verso un empireo da cui tentare di non scendere più.
Dei canturini si conoscono le qualità, hanno i tre fenomeni sopra descritti, ma anche lunghi atipici come Jonzen e Stonerook, un tiratore terribile come il kiwi neozelandese Phil Jones e i muscolacci di Damiao. Ciò che manca rispetto alla scorsa stagione è la solidità a centro area di Lindeman, uomo dal lavoro oscuro non adeguatamente sostituito.
La Pompea dovrà guardare molto dentro se stessa e ritrovare la carica del finale di Pesaro, quando ha capito che nessun traguardo è precluso se si crede nelle proprie potenzialità. La speranza è di rivedere il Jones da sballo che ha ipnotizzato la Scavolini, ma anche attendersi conferme importanti da Clack, un fulcro tattico insostituibile. Mazzon sta tentando di guarire Greer dal suo morbo da palleggio. Lamarr potrebbe trasformare Napoli in un team da prime sei posti se si decidesse a far viaggiare la sfera. Conlon si sta inserendo al meglio, Andersen è pronto alla battaglia sotto canestro dove contro Cantù è possibile primeggiare mentre Penberthy è sembrato scintillare in allenamento tanto era brillante. Da lui possono arrivare i canestri spacca-partita, da Rajola il solito lavoro da minatore del parquet. La squadra è carica, il morale altissimo, lo spogliatoio è compatto. Ma oggi per battere Cantù ci vorranno mani roventi.
Stefano Prestisimone
Fonte: Il Mattino
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