MALAGA — Il personaggio mensanino di Malaga è stato decisamente lui, Giancarlo Marcaccini. Accolto all'aeroporto come un eroe indimenticabile, richiesto da tutta la stampa e le tv, una «processione» di amici e tifosi in albergo e al telefono, l'altra mattina un'ulteriore dimostrazione di affetto: gli hanno regalato un prosciutto grande come una chitarra. E poi, dopo la partita, il pullman biancoverde circondato di tifosi di Malaga che inneggiavano solo e soltanto a Marcaccini.
Tutto questo, per quelle due stagioni da protagonista che ha trascorso con la maglia dell'Unicaja.
E pensare che poco tempo fa sarebbe stato impensabile un palcoscenico del genere, con i riflettori tutti per lui.
«Sono stato fermo tre mesi quest'estate, perchè mio fratello stava male, e non sapevo se avrei continuato a giocare a pallacanestro. E aggiungevo anche altri dubbi, con i problemi che ho avuto al ginocchio».
E poi che cosa è successo? «Ho avuto il tempo di capire e di apprezzare la vita privilegiata che mi consente questa attività sportiva».
Questa prima esperienza a Siena?
«Sono arrivato in ritardo di preparazione, con sei chili in più, ed ho avuto inizialmente qualche affanno. Ora sto meglio, ho recuperato quasi del tutto la condizione».
Dalla tribuna i tifosi vedono una squadra con diversi problemi...
«A loro bisogna dire di avere pazienza. Siamo in una fase di crescita, occorre concentrazione, al massimo, ogni giorno, e non è facile che tutti lo comprendano e lo mettano in pratica. Siamo tutti qui per giocare e per vincere».
Com'è il rapporto con Ataman?
«Nel pieno rispetto. Lavoriamo bene, nei fondamentali, con i pesi, tecnicamente, con una grande professionalità. Ogni giorno c'è sempre più comprensione».
Perchè a trent'anni la decisione di continuare ancora a giocare?
«Per vincere qualcosa di importante. In Francia, a Cholet, in due anni da 14^ squadra siamo arrivati alla Coppa di Francia, all'Eurolega, alle semifinali di Korac, a Roma abbiamo vinto la Supercoppa: adesso, questa grande opportunità dell'Eurolega».
Nativo della California, nomade sui parquet in Europa, pendolare con Los Angeles: che cosa ti ha dato il basket?
«Mi ha permesso di fare tante esperienze, conoscenze ed amicizie, mi ha aperto la mentalità».
E dopo il basket?
«Con mio fratello ho già avviato un'attività industriale di gelati a Los Angeles, qui a Malaga ho intenzione di investire in immobili, e mi potrei anche trasferire qui, considerando il clima e l'ambiente ideali».
Patrizio Forci
Tutto questo, per quelle due stagioni da protagonista che ha trascorso con la maglia dell'Unicaja.
E pensare che poco tempo fa sarebbe stato impensabile un palcoscenico del genere, con i riflettori tutti per lui.
«Sono stato fermo tre mesi quest'estate, perchè mio fratello stava male, e non sapevo se avrei continuato a giocare a pallacanestro. E aggiungevo anche altri dubbi, con i problemi che ho avuto al ginocchio».
E poi che cosa è successo? «Ho avuto il tempo di capire e di apprezzare la vita privilegiata che mi consente questa attività sportiva».
Questa prima esperienza a Siena?
«Sono arrivato in ritardo di preparazione, con sei chili in più, ed ho avuto inizialmente qualche affanno. Ora sto meglio, ho recuperato quasi del tutto la condizione».
Dalla tribuna i tifosi vedono una squadra con diversi problemi...
«A loro bisogna dire di avere pazienza. Siamo in una fase di crescita, occorre concentrazione, al massimo, ogni giorno, e non è facile che tutti lo comprendano e lo mettano in pratica. Siamo tutti qui per giocare e per vincere».
Com'è il rapporto con Ataman?
«Nel pieno rispetto. Lavoriamo bene, nei fondamentali, con i pesi, tecnicamente, con una grande professionalità. Ogni giorno c'è sempre più comprensione».
Perchè a trent'anni la decisione di continuare ancora a giocare?
«Per vincere qualcosa di importante. In Francia, a Cholet, in due anni da 14^ squadra siamo arrivati alla Coppa di Francia, all'Eurolega, alle semifinali di Korac, a Roma abbiamo vinto la Supercoppa: adesso, questa grande opportunità dell'Eurolega».
Nativo della California, nomade sui parquet in Europa, pendolare con Los Angeles: che cosa ti ha dato il basket?
«Mi ha permesso di fare tante esperienze, conoscenze ed amicizie, mi ha aperto la mentalità».
E dopo il basket?
«Con mio fratello ho già avviato un'attività industriale di gelati a Los Angeles, qui a Malaga ho intenzione di investire in immobili, e mi potrei anche trasferire qui, considerando il clima e l'ambiente ideali».
Patrizio Forci
Fonte: La Nazione