PESARO — Il playmaker è come la salute: quando funziona non fa notizia, quando non funziona tutti a dire ah, se avessimo un vero plamaker. Il riferimento obbligato è agli ultimi quattro minuti «acefali» e «mentalmente confusi» giocati dalla Scavolini domenica scorsa contro la Pompea Napoli. Che alla fine si è trovata servita sul piatto, bella e fumante proprio come una pizza, una vittoria alla quale non pensava ormai più. Purtroppo, o per fortuna, quei quattro minuti sono dipesi solo in parte dai playmaker, ma anche dalle scelta di tiro poco sagge di tutti i giocatori, con l'aggiunta di una difesa diventata sempre più floscia con l'assottigliarsi del vantaggio. Non è un dramma, ma, tanto per sapere come comportarsi in futuro, forse vale la pena di chiedersi: ma nella Scavolini chi comanda in campo?, chi s'arrabbia con chi e mette in riga i compagni quando il momento lo richiede? Ci sarà tempo per capirlo, così come si spera di capire prima o poi che razza di squadra è la Skipper Bologna, la cui fobia di non essere all'altezza rischia di contagiare anche un ottimista a oltranza come Pozzecco.
Chi pare aver capito tutto, o almeno aver ricordato quello che ha fatto lo scorso anno, pare Cantù, con giocatori americani che sembrano degli scaricatori di porto, senza manfrine, senza sofismi, ma con una concretezza che fa bene al cuore. Nonostante qualche screzio di troppo, si è capito anche che Roma è un po' Myers, ma anche un po' Piero Bucchi, un allenatore che lavora più che parlare. Che è sempre un bell'andare. Per i nostalgici e gli statistici c'è un dato emergente: da quando è diventata Pippo, Milano gioca meglio e vince perfino fuori casa. Forse il lungo inferno e purgatorio degli ex-grandissimi milanesi si sta avviando alla fine.
Altra cosa non solo incomprensibile ma anche preoccupante sul piano umano è la «scomparsa» di quel grande giocatore che fino a qualche anno fa è stato Andrea Meneghin: nemmeno il ritorno fra le mura amiche di Masnago lo ha ancora risvegliato dalla catalessi. Della Benetton di questi tempi non vale nemmeno la pena parlare visto che viaggia come un treno in orario. Semmai con un po' di curiosità si può invece aspettare il suo prossimo scontro con il Montepaschi Siena che, anche se con qualche difficoltà di troppo, si sta confermando forza concreta di questa stagione. Se Treviso viaggia a pieno regime, la Virtus Bologna sembra invece qualcosa a metà fra un laboratorio e una corsia d'ospedale a causa degli infortuni. La situazione ideale per uno stregone indefesso ed eroico come Boscia Tanievic che dopo qualche pugno in pieno stomaco beccato in avvio di stagione, sta ora riportando in linea di galleggiamento una Virtus che con certezza matematica diventerà una pretendente alla finale scudetto.
Franco Bertini
Chi pare aver capito tutto, o almeno aver ricordato quello che ha fatto lo scorso anno, pare Cantù, con giocatori americani che sembrano degli scaricatori di porto, senza manfrine, senza sofismi, ma con una concretezza che fa bene al cuore. Nonostante qualche screzio di troppo, si è capito anche che Roma è un po' Myers, ma anche un po' Piero Bucchi, un allenatore che lavora più che parlare. Che è sempre un bell'andare. Per i nostalgici e gli statistici c'è un dato emergente: da quando è diventata Pippo, Milano gioca meglio e vince perfino fuori casa. Forse il lungo inferno e purgatorio degli ex-grandissimi milanesi si sta avviando alla fine.
Altra cosa non solo incomprensibile ma anche preoccupante sul piano umano è la «scomparsa» di quel grande giocatore che fino a qualche anno fa è stato Andrea Meneghin: nemmeno il ritorno fra le mura amiche di Masnago lo ha ancora risvegliato dalla catalessi. Della Benetton di questi tempi non vale nemmeno la pena parlare visto che viaggia come un treno in orario. Semmai con un po' di curiosità si può invece aspettare il suo prossimo scontro con il Montepaschi Siena che, anche se con qualche difficoltà di troppo, si sta confermando forza concreta di questa stagione. Se Treviso viaggia a pieno regime, la Virtus Bologna sembra invece qualcosa a metà fra un laboratorio e una corsia d'ospedale a causa degli infortuni. La situazione ideale per uno stregone indefesso ed eroico come Boscia Tanievic che dopo qualche pugno in pieno stomaco beccato in avvio di stagione, sta ora riportando in linea di galleggiamento una Virtus che con certezza matematica diventerà una pretendente alla finale scudetto.
Franco Bertini
Fonte: Il Resto del Carlino