LIVORNO. Anche il fortino di via Allende ha fatto crack. Ora i campi inviolati dell'A1 rimangono 5: Treviso, Siena, Cantù, Trieste e Bologna sponda Virtus. Niente da dire, ci poteva stare alla vigilia, e ci è stata tutta sul campo, questa sconfitta. La Pippo ha dimostrato di essere lontana una vita dall'Adecco che un anno fa acciuffò la salvezza all'ultimo quarto di campionato contro Imola. Ma il fatto che la Mabo se la sia giocata è segno che lo scafo amaranto viaggia sulla corrente giusta, anche se qualcosa andrà rivisto.
Perchè un passo indietro rispetto all'impresa firmata davanti alle V nere e nel tempio di Masnago è stato fatto. Non si poteva pensare di vincere in casa segnando 60 punti, non si poteva pensare di vincere quando due dei tre terminali offensivi principali a disposizione (ci sarebbe anche Mc Leod, ma per rivederlo pimpante e sicuro come nelle prime due giornate dovremo aspettare forse la pausa) segnano 10 punti in totale come hanno fatto Santarossa e Sambugaro, tirando appena 13 volte in due (col 29% di media). Il fatto è che la Mabo è una squadra che non ha giocatori che possono raggiungere picchi particolari (se si esclude un Elliott, ancora 3º cannoniere del campionato) e ha bisogno di punti da parte di tutti. E così in una giornata in cui segna solo mister Rod (quasi la metà del totale, 28 su 60) diventa impensabile firmare un colpo con una corazzata come Milano.
Attenuanti ce ne sono e tutte valide. A partire dal talento e dall'esperienza della Pippo, incarnata da Naumoski e dalle Euroleague che ha disputato, incarnata da Sconochini e dalla sua ultima apparizione al mondiale, incarnata dalle Coppe giocate da Kidd e Coldebella. L'hanno vista tutti la bravura con cui l'onorevole macedone ha gestito i ritmi, congelando il pallone quando Livorno ha tentato di rifarsi sotto, sfruttando il pick and roll ora con lo scarico ora con la conclusione personale, l'hanno vista tutti la bomba al veleno di Coldebella quando la Mabo era tornata a meno 4, la sicurezza con cui Rancik e Vanuzzo sono andati a segno. E va detto che Livorno ha difeso pure bene, perchè alla fine limitare una squadra come Milano con quel reparto di cecchini a 73 non è impresa facile (anche se in realtà la media di punti segnati fuori casa dai lombardi finora non era di troppo superiore, attestandosi sui 76.6). Attenuanti, dicevamo. Oltre all'esperienza e al talento avversario, soprattutto la difesa di granito con cui Milano ha otturato le menti di Livorno, impedendo agli esterni di ragionare, di penetrare, di fare movimento. Che sia stata quella la chiave del match ha trovato concordi tutti gli addetti ai lavori.
Qualche perplessità su come ha giocato Livorno, al di là della forza, della difesa e del talento milanese, tuttavia rimane: forse con Santarossa in condizioni fisiche precarie e con così poca lucidità offensiva si poteva tentare con più convinzione la carta di Cotani (in campo appena 5'), che è uno che movimento ne fa di più, magari è più impulsivo di Walter, ma non si perita a partire in palleggio e cercare la penetrazione, e che forse avrebbe potuto scoprire delle falle nella retroguardia lombarda. Sicuramente si doveva servire con più insistenza Mutavdzic spalle a canestro, e invece al di là che l'orso ha sbagliato tanto (14% finale), ha tirato solo 7 volte (di cui 2 su rimbalzo offensivo). E poi Sambugaro: 5 tiri in 31' per la guardia titolare sono pochi. Milano difendeva, ok, ma 5 tiri restano troppo pochi.
Giulio Corsi
Perchè un passo indietro rispetto all'impresa firmata davanti alle V nere e nel tempio di Masnago è stato fatto. Non si poteva pensare di vincere in casa segnando 60 punti, non si poteva pensare di vincere quando due dei tre terminali offensivi principali a disposizione (ci sarebbe anche Mc Leod, ma per rivederlo pimpante e sicuro come nelle prime due giornate dovremo aspettare forse la pausa) segnano 10 punti in totale come hanno fatto Santarossa e Sambugaro, tirando appena 13 volte in due (col 29% di media). Il fatto è che la Mabo è una squadra che non ha giocatori che possono raggiungere picchi particolari (se si esclude un Elliott, ancora 3º cannoniere del campionato) e ha bisogno di punti da parte di tutti. E così in una giornata in cui segna solo mister Rod (quasi la metà del totale, 28 su 60) diventa impensabile firmare un colpo con una corazzata come Milano.
Attenuanti ce ne sono e tutte valide. A partire dal talento e dall'esperienza della Pippo, incarnata da Naumoski e dalle Euroleague che ha disputato, incarnata da Sconochini e dalla sua ultima apparizione al mondiale, incarnata dalle Coppe giocate da Kidd e Coldebella. L'hanno vista tutti la bravura con cui l'onorevole macedone ha gestito i ritmi, congelando il pallone quando Livorno ha tentato di rifarsi sotto, sfruttando il pick and roll ora con lo scarico ora con la conclusione personale, l'hanno vista tutti la bomba al veleno di Coldebella quando la Mabo era tornata a meno 4, la sicurezza con cui Rancik e Vanuzzo sono andati a segno. E va detto che Livorno ha difeso pure bene, perchè alla fine limitare una squadra come Milano con quel reparto di cecchini a 73 non è impresa facile (anche se in realtà la media di punti segnati fuori casa dai lombardi finora non era di troppo superiore, attestandosi sui 76.6). Attenuanti, dicevamo. Oltre all'esperienza e al talento avversario, soprattutto la difesa di granito con cui Milano ha otturato le menti di Livorno, impedendo agli esterni di ragionare, di penetrare, di fare movimento. Che sia stata quella la chiave del match ha trovato concordi tutti gli addetti ai lavori.
Qualche perplessità su come ha giocato Livorno, al di là della forza, della difesa e del talento milanese, tuttavia rimane: forse con Santarossa in condizioni fisiche precarie e con così poca lucidità offensiva si poteva tentare con più convinzione la carta di Cotani (in campo appena 5'), che è uno che movimento ne fa di più, magari è più impulsivo di Walter, ma non si perita a partire in palleggio e cercare la penetrazione, e che forse avrebbe potuto scoprire delle falle nella retroguardia lombarda. Sicuramente si doveva servire con più insistenza Mutavdzic spalle a canestro, e invece al di là che l'orso ha sbagliato tanto (14% finale), ha tirato solo 7 volte (di cui 2 su rimbalzo offensivo). E poi Sambugaro: 5 tiri in 31' per la guardia titolare sono pochi. Milano difendeva, ok, ma 5 tiri restano troppo pochi.
Giulio Corsi
Fonte: Il Tirreno