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Carmenati condanna la Carifac

FABRIANO - E' stato angosciante vedere la Carifac sprofondare sotto i colpi della Benetton tricolore (96-52, con un apice di -51), terribile dejavu della grandinata dell'anno scorso contro la Scavolini (-55). Identica espressione si leggeva sui volti disorientati dei giocatori e di coach Carmenati: privi di Nunez, umiliati dallo strapotere trevigiano e, stavolta, responsabili di aver 'ciccato' clamorosamente l'approccio alla gara. Al 20' la valutazione di squadra di Treviso era +75, per la Carifac l'abominio di -2 (al 40' 150-25). Eppure, anche se Fabriano ha dimostrato ancora una volta di non avere un'identità tecnica dopo 8 giornate non ce la sentiamo di colpevolizzare del tutto questi ragazzi, che da troppo tempo non sentono più la voce di un dirigente e di giorno in giorno stanno somatizzando lo sgretolarsi della struttura societaria che dovrebbe rivestirli. La nostra impressione è che la loro presa psicologica stia mollando. Coach Carmenati, invece, ci tiene a ribadire il contrario. «Non concepisco che un giorno siamo leoni (contro la Skipper, ndr) e la gente ci applaude, poi sette giorni dopo siamo inesistenti. E non regge la storia degli stipendi, perché un ritardo di 12 giorni su una mensilità ci può stare. Queste sono scuse che non voglio neanche prendere in considerazione». La Carifac, intanto, è scivolata in coda a quota 2 punti insieme a Biella e raggiunta da Udine. «Le prossime gare casalinghe di seguito contro Roseto e Biella saranno due test chiave». Chiude il coach. Sul fronte societario, le nubi sono ancor più grigie. Anche l'ex presidente e sponsor Antonio Ninno, che nel week-end aveva lanciato un'ultima idea di salvataggio, ieri ci è sembrato giù di corda. «La soluzione prevede l'arrivo di uno sponsor, già individuato, per 4 anni. Ma serve anche l'appoggio delle altre forze per contribuire a sanare il bilancio (quasi 2 milioni di euro di 'buco', ndr). Giovedì ero ottimista, ora meno. Non vedo la volontà di tutti. Oggi e domani potrebbero essere giorni importanti, ma non è che dopo l'assemblea di venerdì il Fabriano crollerà di botto, i tempi per intervenire ci saranno ancora. Il debito è pesante? Quando lasciammo i vertici io e Galassi, tre anni fa, ammontava ad appena 300 milioni di lire».
Ferruccio Cocco
Fonte: Il Messaggero
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