PESARO – E’ cominciato novembre, il tempo si fa fosco ed anche il clima in casa Scavolini ha subito un brusco peggioramento. Con un quarto di stagione regolare già alle spalle, la squadra pesarese ristagna al quattordicesimo posto della classifica, con tre sole vittorie e cinque sconfitte. In linea di galleggiamento fino a sabato scorso, magari appena sotto il pelo dell’acqua, la nave biancorossa è affondata fragorosamente come il Titanic, nel giro di due minuti: i due minuti di follia che hanno chiuso (in ogni senso) la partita con la Pompea Napoli. Si apre adesso la ricerca delle cause del naufragio: l’urto improvviso contro uno scoglio imprevisto, oppure l’acqua imbarcata in precedenza senza che l’equipaggio se ne accorgesse, cioè – fuor di metafora – ragioni più remote e strutturali? Se si propende per la prima ipotesi (fattori estemporanei e casuali che possono sempre decidere l’esito di un finale punto a punto) bisognerebbe poi anche chiedersi, però, per quali motivi la Scavolini non riesce mai a uccidere le partite quando ne ha la possibilità, scongiurando le ovvie insidie di un epilogo in volata. Dunque conviene affrontare il problema di petto e domandarsi che cosa manchi alla squadra per essere più forte e autoritaria, meno fragile e vulnerabile di quanto risulta attualmente.
Finora, con ogni evidenza, è mancato soprattutto un leader, “il" leader, l’uomo d’esperienza in grado di guidare con polso fermo l’ambizioso gruppo di giovani voluti da Crespi. Valorizzare Pecile non doveva significare necessariamente fare il vuoto intorno a lui, prova ne sia lo splendido campionato che sta disputando il play trevigiano Bulleri sotto le ali protettive del grande Edney. Quanto al reparto lunghi, più d’uno vede un deficit di muscoli e di classe nel ruolo di centro, eppure finora Marco Crespi, rimescolando spesso le carte, ha trovato soluzioni discretamente efficaci ai problemi di vario tipo che partita dopo partita si sono presentati. Non fino in fondo, però. Il danese Christoffersen, ad esempio, sabato scorso ha risolto nel primo tempo la chiara difficoltà rappresentata dallo strapotere fisico di Andersen, difendendo, prendendo rimbalzi, segnando tre splendidi canestri in attacco, senza neppure un errore. Ebbene, dopo l’intervallo non è più tornato sul parquet: per quale motivo? Quali fenomeni aveva davanti che stessero facendo un partitone e fossero inamovibili?
Ed anche il calore con cui il pubblico del Bpa Palas ha seguito quello che in pratica è stato l’esordio in casa di Clarence Gilbert (all’ottava giornata!) conferma la sensazione che non tutte le risorse di questa Scavolini siano state finora utilizzate al meglio. Con le sue tre bombe, un bel canestro in entrata ed anche quella preziosissima palla recuperata nel finale, poi malamente sprecata da Gigena, la Scavolini stava veramente trovando la... spada nella Roccia. E dire che più tiro da fuori, più velocità e più recuperi (ossia le doti di Gilbert) tornerebbero molto utili al gioco biancorosso. Insieme ovviamente ad un Richardson meno incostante e sprecone.
Giancarlo Iacchini
Finora, con ogni evidenza, è mancato soprattutto un leader, “il" leader, l’uomo d’esperienza in grado di guidare con polso fermo l’ambizioso gruppo di giovani voluti da Crespi. Valorizzare Pecile non doveva significare necessariamente fare il vuoto intorno a lui, prova ne sia lo splendido campionato che sta disputando il play trevigiano Bulleri sotto le ali protettive del grande Edney. Quanto al reparto lunghi, più d’uno vede un deficit di muscoli e di classe nel ruolo di centro, eppure finora Marco Crespi, rimescolando spesso le carte, ha trovato soluzioni discretamente efficaci ai problemi di vario tipo che partita dopo partita si sono presentati. Non fino in fondo, però. Il danese Christoffersen, ad esempio, sabato scorso ha risolto nel primo tempo la chiara difficoltà rappresentata dallo strapotere fisico di Andersen, difendendo, prendendo rimbalzi, segnando tre splendidi canestri in attacco, senza neppure un errore. Ebbene, dopo l’intervallo non è più tornato sul parquet: per quale motivo? Quali fenomeni aveva davanti che stessero facendo un partitone e fossero inamovibili?
Ed anche il calore con cui il pubblico del Bpa Palas ha seguito quello che in pratica è stato l’esordio in casa di Clarence Gilbert (all’ottava giornata!) conferma la sensazione che non tutte le risorse di questa Scavolini siano state finora utilizzate al meglio. Con le sue tre bombe, un bel canestro in entrata ed anche quella preziosissima palla recuperata nel finale, poi malamente sprecata da Gigena, la Scavolini stava veramente trovando la... spada nella Roccia. E dire che più tiro da fuori, più velocità e più recuperi (ossia le doti di Gilbert) tornerebbero molto utili al gioco biancorosso. Insieme ovviamente ad un Richardson meno incostante e sprecone.
Giancarlo Iacchini
Fonte: Il Messaggero