Lavora Andersen, riposa (almeno per un giorno) Rigaudeau. Ma era tutto previsto in attesa della doppia trasferta che porterà la Virtus prima a Istanbul, dove giovedì, nel tardo pomeriggio, se la vedrà con l'Ulker degli ex pesaresi Booker e Blair, poi a Roma. Domenica, per la prima volta, Roberto Brunamonti sarà un “semplice” avversario. Non accadeva dalla stagione 1981/82, da quando Roby indossava la canotta di Rieti.
Prima la coppa, però, e la situazione di un'infermeria che, Smodis a parte, comincia a fornire segnali confortanti. Il ritorno di David Andersen, per esempio, allungherà la rotazione dei centri — Alessandro Frosini e Dejan Koturovic cominciavano a soffrire di solitudine —, riportando Avleev al suo ruolo originario che sarebbe poi quello di ala piccola.
L'assenza del capitano, invece, non desta particolare preoccupazione.
Antoine ha qualche problema alla schiena, ma Tanjevic non rinuncerebbe a lui per nulla al mondo. E lo stesso Antoine è uno che non si arrende facilmente. Vuol continuare a vincere con questa squadra.
Intanto, però, cresce il minutaggio di German Scarone: Tanjevic è soddisfatto del suo rendimento ma, per essere proprio contento, gli chiede una maggiore pericolosità offensiva. Che significa assicurare non solo i rifornimenti ai compagni, ma anche realizzare qualche canestro in prima persona.
«Contro Trieste – racconta German – abbiamo avuto qualche difficoltà all'inizio. Poi, però, siamo riusciti ad alzare il ritmo, perché loro hanno pagato dazio con la panchina. Uno dei nostri punti di forza, invece, è la possibilità di alternare dieci elementi. Loro erano a corto di fiato noi, all'opposto, continuavamo a crescere. Anche se loro non meritavano un passivo del genere».
Se Tanjevic resta perplesso per le partenze con il freno a mano tirato della Virtus, ma non trova risposte adeguate, German espone la sua teoria. «Alla base di questo c'è un insieme di cose. Manca ancora il feeling perché giochiamo insieme da poco tempo. Ma credo che continuando a lavorare in palestra potremo risolvere la questione».
Prima tripla per German, primo gesto di esultanza. «Mi mancava un canestro da tre punti. Ero tranquillo, ma sentivo di non essere a posto con me stesso. Ci sono riuscito e sono contento. Boscia – lo conosco bene, e lui forse mi ha voluto perché sa quello che posso dare – pretende che il play si prenda qualche responsabilità più in attacco.
E' quello che sto facendo. Per ora mi sono dedicato all'organizzazione del gioco e alla difesa. Presto verrà anche tutto il resto».
Il resto, che sono poi punti frutto di triple e di penetrazioni, comincerà a materializzarsi quando German si sarà lasciato alle spalle (definitivamente) i postumi di quegli infortuni e gli acciacchi che hanno finito per avvelenargli la sua avventura nella Città del Palio.
Ma German è uno che sgobba in allenamento. Tanjevic l'ha voluto proprio per questo. Perché lo conosceva e lo apprezzava sin dai tempi in cui lo aspettò, fino all'ultimo, pur di contare sulla sua verve alle Olimpiadi di Sydney.
Alessandro Gallo
Prima la coppa, però, e la situazione di un'infermeria che, Smodis a parte, comincia a fornire segnali confortanti. Il ritorno di David Andersen, per esempio, allungherà la rotazione dei centri — Alessandro Frosini e Dejan Koturovic cominciavano a soffrire di solitudine —, riportando Avleev al suo ruolo originario che sarebbe poi quello di ala piccola.
L'assenza del capitano, invece, non desta particolare preoccupazione.
Antoine ha qualche problema alla schiena, ma Tanjevic non rinuncerebbe a lui per nulla al mondo. E lo stesso Antoine è uno che non si arrende facilmente. Vuol continuare a vincere con questa squadra.
Intanto, però, cresce il minutaggio di German Scarone: Tanjevic è soddisfatto del suo rendimento ma, per essere proprio contento, gli chiede una maggiore pericolosità offensiva. Che significa assicurare non solo i rifornimenti ai compagni, ma anche realizzare qualche canestro in prima persona.
«Contro Trieste – racconta German – abbiamo avuto qualche difficoltà all'inizio. Poi, però, siamo riusciti ad alzare il ritmo, perché loro hanno pagato dazio con la panchina. Uno dei nostri punti di forza, invece, è la possibilità di alternare dieci elementi. Loro erano a corto di fiato noi, all'opposto, continuavamo a crescere. Anche se loro non meritavano un passivo del genere».
Se Tanjevic resta perplesso per le partenze con il freno a mano tirato della Virtus, ma non trova risposte adeguate, German espone la sua teoria. «Alla base di questo c'è un insieme di cose. Manca ancora il feeling perché giochiamo insieme da poco tempo. Ma credo che continuando a lavorare in palestra potremo risolvere la questione».
Prima tripla per German, primo gesto di esultanza. «Mi mancava un canestro da tre punti. Ero tranquillo, ma sentivo di non essere a posto con me stesso. Ci sono riuscito e sono contento. Boscia – lo conosco bene, e lui forse mi ha voluto perché sa quello che posso dare – pretende che il play si prenda qualche responsabilità più in attacco.
E' quello che sto facendo. Per ora mi sono dedicato all'organizzazione del gioco e alla difesa. Presto verrà anche tutto il resto».
Il resto, che sono poi punti frutto di triple e di penetrazioni, comincerà a materializzarsi quando German si sarà lasciato alle spalle (definitivamente) i postumi di quegli infortuni e gli acciacchi che hanno finito per avvelenargli la sua avventura nella Città del Palio.
Ma German è uno che sgobba in allenamento. Tanjevic l'ha voluto proprio per questo. Perché lo conosceva e lo apprezzava sin dai tempi in cui lo aspettò, fino all'ultimo, pur di contare sulla sua verve alle Olimpiadi di Sydney.
Alessandro Gallo
Fonte: Il Resto del Carlino