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Tiro Libero di Tonino Zorzi

I 70 punti di Dalipagic accanto ai Reyer-boys ed il Monte di Stefanov

La parabola, quella detta come parte di una continua ricezione di fatti, parole ed attualità dal mondo, al contrario di quella sviluppata da certi giocatori che, guardando le loro vicende, ti fanno venire, per i tanti alti e bassi, una specie di mal di mare, è per i malati di basket e di televisione, ma non solo, un regalo continuo. Regalo che ti riporta alla mente e alla vista giocatori bravissimi, specialisti all-around, come Bob Petitt, tiratore, ala forte, dai fondamentali formidabili già allora - e si parla di 40 anni fa - così come Dr. J. dei Nets con le staccate, per schiacciare, dalla linea della carità (tiro libero), così come fa, ancora oggi, il Jordan dei nostri sogni, veleggiatore all'alba dei 40 anni.
Ma pure io ho da ricordare qualcosa: mi riferisco a Dalipagic e ai suoi 70 punti alla Virtus '87, quella di Sandro Gamba, imbottita di campioni, in una memorabile gara all'Arsenale veneziano. Confesso che quasi non credevo a Vitucci, mio assistente allora ed ora validissimo coach, quando a metà gara mi comunicò che "Praja" aveva segnato 47 punti. Aveva fatto tutto senza una forzatura, oserei dire come non mai. Era una partita difficilissima, per noi, Giomo Reyer, ma riuscimmo a portarla a casa per la precisione anche degli altri: Brusamarello, Masetti, Seebold, Barbiero. Dite che questi sono giocatori "medi"? Eh no, sono stati bravissimi, unitamente a Radovanovic, centro serbo che si curava qualsiasi cosa, siano esse contusioni, stiramenti o colpi, con la cipolla, da cui sempre un odore così, ma con balzi e corsa incredibile ed un cuore che più grande non si può. Questo a dimostrare che nessun giocatore, seppur super come Dalipagic era, può vincere una gara da solo contro una buona squadra.Così è stato per il Monte Paschi Siena che, seppur imbottita di super atleti, non ce la faceva fino a quando non è tornato il suo "conducator" Stefanov. Ed allora, giù botte al Panathinaikos campione d'Europa, che squadra di frilli non è proprio, ma che il secondo play, Lakovic, lasciato in campo troppo a lungo (ma allora, anche i più bravi sbagliano!), ha messo fuori tempo, fuori ritmo, fuori di tutto con quel suo zero su cinque e nessuna guida! Ancora, se ce ne fosse bisogno, la chimica di squadra ha dimostrato che è un fattore importantissimo da considerare sia in fase di costruzione che di conduzione.
Sono felice per la Benetton che ha recuperato, dopo due gare, una di Coppa ed una di campionato, perse sul filo di lana, anche se il Cibona non è il massimo, ma pure lei, come molte altre squadre di Eurolega, presenta giocatori forti ed interessanti: Prkacin lo è, così come Mance, come Songalia che, a Mosca, sotto l'esperta guida di Ivkovic, non potrà che migliorare, così come Vujanic, 22 anni (Partizan) o come Fotsis o il finnico Mottola, e l'argentino Scola, uno che, seppur appena 22enne, ha dimostrato che il lavoro paga sempre.
Mi meraviglia solo una cosa: è la prima volta che vedo una squadra di Messina partire subito al galoppo. Non credo sia il dovere di metter fieno in cascina, ma solo quello di dimostrare, subito, la propria forza. Come dire: «Vorrei essere il più forte, se non lo fossi già!».
Fonte: Il Gazzettino
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