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Scavolini: la grinta c’è, la velocità non ancora

PESARO – Un vecchio monito storico-politico avverte che “il sonno della ragione genera mostri". Per riferirla alla Scavolini, la frase bisognerebbe rivoltarla: sono “mostruosità" come quelle viste – al Bpa Palas e purtroppo anche in televisione – nell’ultimo quarto della gara con Napoli a rischiare di annichilire la ragione e di evocare, a mo’ di “spiegazione", il Destino cinico e baro, i capricci del Caso o l’ostilità degli dei dell’Olimpo. Sarà dura quanto si vuole, ma invece bisogna cercare di ragionare. La Scavolini avrebbe senz’altro potuto vincere la partita; sarebbe bastata forse una bomba in più da parte dei biancorossi oppure una in meno da parte degli avversari, in un finale da film horror in cui anche alcune discutibili decisioni arbitrali hanno tolto ai padroni di casa palloni determinanti. Ma se Pesaro avesse vinto, sarebbe passato ancora una volta sotto silenzio il “non-gioco" di una squadra che ancora stenta a trovare una sua fisionomia, o quantomeno non quella che ci si attendeva e che era stata prefigurata all’inizio della stagione da allenatore e dirigenti. Doveva essere una squadra “divertente", grazie soprattutto a due fattori: grinta e velocità. Caratteristiche in grado di coinvolgere e trascinare il pubblico nonostante il non eccelso livello tecnico degli atleti in campo. Ebbene, grinta e velocità insieme sono state sfoderate dalla Scavolini forse solo a Roseto, quando si trattò di “buttarsi" anima e corpo per recuperare un passivo quasi irrecuperabile. Per il resto: grinta solo a sprazzi e velocità quasi mai; anche in occasione delle tre vittorie. Alzi la mano chi finora è riuscito a “divertirsi". E’ anche questo il problema; non solamente la scarsa determinazione o la grinta “ballerina". Vero che la Scavolini non è ancora capace di “uccidere" le partite, come dice Crespi, ma spesso nemmeno di “addentarle", di mordere l’avversario come dovrebbe fare una squadra giovane, spavalda e irriverente. Anche contro Napoli si è giocato a scacchi, forse per addormentare gli avversari (ed anche il pubblico) e portare a casa i due punti col minimo sforzo: poca velocità, poco contropiede, la scorciatoia di 30 bombe tentate, di cui solo 6 andate a segno (1 su 15 tra Richardson, Gigena e Malaventura!), con l’unica alternativa della palla dentro a McGhee, in un gioco statico salvato dai suoi 21 punti, che non sono bastati. E comunque, siccome ragionare significa anche distinguere, evitando di fare di ogni erba un fascio, la bella prestazione dell’Asso merita elogi (26 di valutazione), insieme ai 10 rimbalzi di Albano e all’ingresso finalmente nel “sistema" di Gilbert e Christoffersen, applauditissimi. Due “ruote" in più per il camion Scavolini, al quale però sabato è venuto a mancare il “motore": la valutazione di Richardson (2) pare già un votaccio; quanto a Pecile, senza un deciso salto di qualità da parte sua alla Scavolini mancherà sempre un “melvinbooker".
Giancarlo Iacchini
Fonte: Il Messaggero
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