PESARO — C'erano due persone da non far arrabbiare ieri sul parquet dell'astronave. Uno si chiama Dontae' Jones e ha fatto da solo la rimonta di Napoli, mettendo poi il sigillo sulla vittoria, il secondo fa di nome Marco Crespi ed ogni volta che si gira verso il suo vice Cioppi fa tremare l'intera famiglia del coach pesarese, a rischio, quantomeno di calci negli stinchi. Sono le stelle vere dello spettacolo Tv che la Scavolini ha voluto tenere vivo fino in fondo, non chiudendo il match nel primo tempo, quando ne ha avuta più di una possibilità. Fidandosi troppo delle amnesie di una squadra di talento come la Pompea, che ha avuto sprazzi di basket individuale davvero fantastico e che ha portato a casa, nel finale, una vittoria che non fa una grinza. Figlia del talento e dell'inesperienza e della paura altrui.
Di Dontae' come non citare la manata rifilata ad Albano in avvio di match, poi compensata da un 8/10 al tiro in 13' minuti di pura classe cristallina. Quelli che ricuciono il margine e tengono la Pompea in partita, fino alla fine.
Non fatelo arrabbiare troppo, perché con la calzamaglia nera e gli scarpini azzurrini Jones è capace di infestare le notti di tanti coach, magari anche del suo. Ma non nell'occasione. Tutt'altro. E' lui con una bomba che chiude la seconda, decivisa rimonta propiziata dagli errori e dalla scomparsa dal campo della giovane Scavolini. E' lui che rimane alla fine in campo ad esultare di fronte all'attonito pubblico di casa che non avrebbe mai pensato ad un epilogo del genere. Ma una cosa evidente: che chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Intanto Dontae' non vorrebbe più uscire dal campo, accenna ad uno streep-tease, regala polsini e fascia al pubblico di casa che lo ha anche applaudito. E' felice come un bambino e ne ha ben donde: 27 punti, 3/5 da due e 7/8 da tre, 6 rimbalzi, 2 stoppate, 2 assist, 28 di valutazione in 21 minuti.
Di Marco Crespi e delle sue espressioni si potrebbe scrivere molto, forse un piccolo trattato sulle espressioni del volto umano. Ma ci vorrebbe ben altra scienza e forse arriveremmo anche in ritardo di un secolo o giù di lì. Del suo rapporto con la panchina, che assorbe ogni urlo con cristiana rassegnazione, riparleremo in altro momento. Così come dell'evidente arrabbiatura sfogata nel post partita, in sala stampa. Chi si arrabbia come minimo ci tiene. Parleremo un'altra volta anch dell'assenza di Misha Beric, che la società ha cercato di mascherare fino all'ultimo: anche due ore prima della partita Ario Costa avrebbe voluto rinviare l'inevitabile annuncio. Beric in borghese viene omaggiato solo dall'Inferno.
Noi invece omaggiamo la nuova «mise» delle apette, una canottierina arancione su pantaloncino nero che mette in evidenza il fatto che non sono poi tanto «ette». Sono ormai un punto fermo di uno spettacolo che non sempre è tale. Belle, vivaci oltre che brave.
Sicuramente di più dei giovanotti di casa in brachette e canottiera, che lasciano di stucco i loro sostenitori, a cominciare dall'Inferno. In molti in campo e fuori pensavano di aver già vinto, sopra 6-8 punti a 2 minuti dalla fine. Mal gliene incolse e così allibiti non riuscirono neanche ad urlare nel momento decisivo, quando un fischio arbitrale di quelli che non hanno senso alcuno puniva oltre i suoi demeriti Pecile conquistatore della palla del possibile pareggio. Con i se e con i ma non si vince. Con i Dontae', genio e sregolatezza qualche volta sì.
Luigi Luminati
Di Dontae' come non citare la manata rifilata ad Albano in avvio di match, poi compensata da un 8/10 al tiro in 13' minuti di pura classe cristallina. Quelli che ricuciono il margine e tengono la Pompea in partita, fino alla fine.
Non fatelo arrabbiare troppo, perché con la calzamaglia nera e gli scarpini azzurrini Jones è capace di infestare le notti di tanti coach, magari anche del suo. Ma non nell'occasione. Tutt'altro. E' lui con una bomba che chiude la seconda, decivisa rimonta propiziata dagli errori e dalla scomparsa dal campo della giovane Scavolini. E' lui che rimane alla fine in campo ad esultare di fronte all'attonito pubblico di casa che non avrebbe mai pensato ad un epilogo del genere. Ma una cosa evidente: che chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Intanto Dontae' non vorrebbe più uscire dal campo, accenna ad uno streep-tease, regala polsini e fascia al pubblico di casa che lo ha anche applaudito. E' felice come un bambino e ne ha ben donde: 27 punti, 3/5 da due e 7/8 da tre, 6 rimbalzi, 2 stoppate, 2 assist, 28 di valutazione in 21 minuti.
Di Marco Crespi e delle sue espressioni si potrebbe scrivere molto, forse un piccolo trattato sulle espressioni del volto umano. Ma ci vorrebbe ben altra scienza e forse arriveremmo anche in ritardo di un secolo o giù di lì. Del suo rapporto con la panchina, che assorbe ogni urlo con cristiana rassegnazione, riparleremo in altro momento. Così come dell'evidente arrabbiatura sfogata nel post partita, in sala stampa. Chi si arrabbia come minimo ci tiene. Parleremo un'altra volta anch dell'assenza di Misha Beric, che la società ha cercato di mascherare fino all'ultimo: anche due ore prima della partita Ario Costa avrebbe voluto rinviare l'inevitabile annuncio. Beric in borghese viene omaggiato solo dall'Inferno.
Noi invece omaggiamo la nuova «mise» delle apette, una canottierina arancione su pantaloncino nero che mette in evidenza il fatto che non sono poi tanto «ette». Sono ormai un punto fermo di uno spettacolo che non sempre è tale. Belle, vivaci oltre che brave.
Sicuramente di più dei giovanotti di casa in brachette e canottiera, che lasciano di stucco i loro sostenitori, a cominciare dall'Inferno. In molti in campo e fuori pensavano di aver già vinto, sopra 6-8 punti a 2 minuti dalla fine. Mal gliene incolse e così allibiti non riuscirono neanche ad urlare nel momento decisivo, quando un fischio arbitrale di quelli che non hanno senso alcuno puniva oltre i suoi demeriti Pecile conquistatore della palla del possibile pareggio. Con i se e con i ma non si vince. Con i Dontae', genio e sregolatezza qualche volta sì.
Luigi Luminati
Fonte: Il Resto del Carlino