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Scavolini, beffa allo sprint

SCAVOLINI: Gilbert 13, Richardson 6, Gigena 9, Malaventura, Lacey 4, Pecile 7, McGhee 21, Albano 10, Christoffersen 6, Ferri . All. Crespi.
POMPEA NAPOLI: Rajola 2, Morena , Penberthy 2, Gatto 4, Jones 27, Greer 14, Clarck 16, Conlon 4, Andersen 11, Nees . All. Mazzon.
Arbitri: D'Este, Sabetta, Nardecchia.
Note: primo tempo 20 a 18, secondo 42 a 32, terzo tempo 61 a 51.
Spettatori 5.043 per 43.766. Tiri liberi: Scavolini 12 su 19, Napoli 10 su 17. Uscito per 5 falli Richardson.
PESARO — Fortuna che gran parte del pubblico è giovane e viaggia perennemente dentro le tre caravelle alla scoperta dell'America.
Va bene tutto, tutto è da scoprire. Anche partite come queste: un viaggio nelle miniere del basket. Ma non alla ricerca di oro, ma di ferro. Tutto brutto, se non fosse stato per due giocatori: McGhee da parte della Scavolini e Jones sulla sponda napoletana.
L'ala di Mazzon è stata una vera e propria arma letale nel corso del terzo quarto (e poi nel finale) quando ha ricucito da solo, con una serie di quattro bombe, lo strappo di dieci punti che la Scavolini aveva scavato con un gioco proletario. Ventate geniali le sue su una storia operaia: quella pesarese.
Talmente creativo e ispirato Jones che nell'ultimo minuto ha fatto il finimondo con un'altra bomba che ha segnato il sorpasso di Napoli mettendo in confusione totale Pesaro. Un parziale di dieci a due letale per Pesaro come il gas nervino.
E pensare che Mazzon aveva dato l'impressione di volersi giocare l'incontro quando ha tirato a sedere Jones sul quarto fallo.
Pesaro è uscita dal panico grazie a McGhee ed al giovane cioccolatino Gilbert. Una manciata di punti di vantaggio che sono stati aspirati dalla genialità leggera della multinazionale napoletana guidata dall'ala americana. A Pesaro è mancato soprattutto il suo giocatore di maggior spessore tecnico: Richardson, autore di una partita inconsistente, specie sotto il profilo dell'attacco. La brutta copia del peggior Beric.
Completamente ininfluente l'ala americana di Crespi.
Aveva inziato bene Napoli andando a cercare il fisico possente di Andersen. Canestri e poi falli per il più gracilino Lacey. Poi Napoli perde lucidità e si attacca agli sprazzi di Clarck e Greer delle sua guarnigione di americani. Un colpo qua ed uno là.
Ma senza concretizzare, mentre la Pesaro dei mattoni, proletaria, pesante nel suo faticare, avanza piano, ma avanza andando perfino a raggiungere i dieci punti di vantaggio grazie anche a due canestri di Christoffersen.
Pesaro barcolla nel terzo quarto, ma il quarto fallo di Jones la fa respirare e toglie soprattutto dagli impicci Crespi che non ha materiale umano da mandare ai confini dell'impero dove lavora Jones in sospensione.
S'è portata via Pesaro la partita contro Trieste grazie alla vena balistica di Richardson ed ora, a distanza di due settimane, si vede sfuggire la vittoria dalle mani grazie al tiro da tre leggero, senza patemi, di Jones. Uno annunciato molto forte, quando ispirato. A Pesaro l'ha baciato il Dio del basket.
Maurizio Gennari
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