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Che Bell giocare nella Virtus Bologna

Ci sono almeno due motivi che rendono particolarmente appetibile il match con Trieste. La posizione di classifica dei giuliani – inaspettatamente, ma con pieno merito, secondi a quota 10 – e il ricordo dell'ultima sfida con Pancotto e i suoi ragazzi. In panchina c'era Giordano Consolini ed era l'11 marzo. Se a tutto questo aggiungiamo il fatto che Tanjevic è particolarmente legato a Trieste – partì da lì il progetto che l'avrebbe poi portato a Milano, a vincere uno scudetto con l'Olimpia – possiamo comprendere come, domani, la Virtus abbia mille motivi per vincere. E per ritrovare il pubblico delle grandi occasioni come una settimana fa (ancora sconosciuto, però, il numero degli abbonati, dopo la riapertura degli sportelli, seguita alla vittoria con la Benetton Treviso).
Intanto la Virtus sta trovando il miglior Bell. Quello che, con l'arrivo di altri terminali offensivi, non è più costretto a fare il boia e l'impiccato e arrivare a fine gara con la lingua che striscia per terra, per la fatica.
E' in gran forma, Charlie, che parla di sé e del «concittadino» Dial.
«Ci siamo affrontati diverse volte a livello di college. E poi Flint, dove sono nato, e Detroit, dov'è nato lui, sono distanti 50 minuti di macchina». Dici Detroit e pensi ai motori, certo, ma anche a una franchigia che dodici anni fa riusciva a vincere l'anello. Erano i Pistons di Thomas e Dumars ma, sotto canestro, anche dei «bad boys».
Che i «cattivi ragazzi» di oggi possano essere proprio Charlie e Derrick? «Non so – ride Bell – se potremo essere i 'bad boys' o i 'good gays'.
Sicuramente possiamo giocare insieme e vincere. La strada che abbiamo iniziato nelle ultime settimane è quella buona. Dobbiamo solo continuare ad allenarci con lo stesso entusiasmo». Riprende intanto David Andersen – domani dovrebbe essere nei dieci – ma si ferma Gagneur, che non è certamente baciato dalla fortuna.
«Sono cambiate molte cose – insiste – dalla mia precedente esperienza con la Benetton. Un anno fa arrivai di rincorsa, difficile scalfire le gerarchie e i minutaggi di un gruppo già fatto. E poi là c'erano molto più tiratori. Nella Virtus trovo molto più equilibrio e più spazio. Per me è più divertente perché non è piacevole guardare dalla panchina. In ogni caso sono a disposizione del gruppo: faccio quello che serve per vincere».
Non conosce ancora il valore effettivo di questa Virtus, ma c'è un motivo. «Il peggio è passato? Non lo so, dipende anche dagli infortuni.
Il vero valore di questo gruppo, credo, lo si potrà capire quando sarà rientrato anche Smodis».
Alessandro Gallo
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