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Quando Bucci ci disse: abbiamo perso

De Raffaele ricorda la finale Livorno-Milano di 13 anni fa: «È una partita speciale»

LIVORNO. Parlare con Walter De Raffaele di Livorno - Milano è come ringiovanire di 13 anni. In via Allende sbarcano le scarpette rosse e la mente vola a quel 27 maggio '89, al canestro annullato a Forti, al quinto fallo non segnato a King, a Wendell Alexis in piedi sul tabellone.
«A ripensarci mi vengono i brividi», racconta De Raffaele, da tre anni assistant coach della Mabo, prima con Finelli, ora con Banchi, l'unico rimasto a Livorno di quell'annata entrata nella storia, quando in maglia Enichem era cambio di Fantozzi. «Mi ricordo tutto, come se fosse accaduto ieri. Il blitz in gara-quattro al PalaTrussardi fu un'apoteosi. A Milano credevano di chiudere la serie e invece avevano fatto male i conti. Quella notte ci aspettarono in mille alla Terrazza Mascagni per festeggiarci».
E gara-cinque?
«Alberto Bucci entrò in spogliatoio e ci disse che avevamo perso. Ricordo Alexis che per smorzare il dolore ci dette appuntamento da Irma. Io scappai a Montenero a piangere, poi passai la notte a casa di Forti. Eravamo distrutti, non chiudemmo occhio».
Una stagione che comunque resta indimenticabile...
«Fu un anno esaltante e allo stesso tempo amaro. Non avremmo mai pensato di arrivare ad un passo dallo scudetto. La beffa della finale però fu atroce. Ricordo ancora la vittoria a Cantù con la Vismara in regular season, la prima vittoria della Libertas al Pianella: vincemmo ai supplementari con un tap-in decisivo di Pietrini. In campo avevamo tutta la panchina, io, Alberto, Massimo Rossi, Pelletti e Forti».
Domenica torna Milano. Non sarà una partita qualunque...
«No. La nostra società è nuova, cerca di unire tutta la città sotto la sua bandiera, vuol rappresentare tutta la Livorno del basket, ma la sensazione di una gara speciale non si cancella».
Che match ti immagini?
«Difficile, l'Olimpia è completa in tutti i ruoli. Li ho visti domenica contro Udine e mi hanno fatto una bella impressione. Sono quadrati e fanno della forza fisica e dell'atletismo le loro armi migliori. Naumoski è già in condizione, Sconochini è un talento, Warren Kidd ha peso ed esperienza. E poi hanno Rancik e Vanuzzo, gente che sa giocare sia fronte che spalle a canestro. Faccio fatica a trovare un punto debole».
La Mabo però sta bene...
«Ci siamo allenati forte, la vittoria di Varese ci ha caricato, ma non ci siamo fatti prendere dall'euforia. É una cosa importante. Noi abbiamo una identità precisa di squadra che si basa su una difesa arcigna, sulla possibilità per ognuno dei nostri giocatori di andare a segno. Questo significa che pur essendoci preparati come sempre sulle caratteristiche dell'avversario, non abbiamo intenzione di snaturare il nostro basket».
Contro Udine, Milano ha sofferto sotto canestro. Credi che possa essere una chiave?
«Kidd gioca bene in attacco, ma in fase difensiva ogni tanto si perde. Sì, potremo pensare di giocare diversi palloni su Mutavdzic, Garri ed Elliott. Ma molto più importante sarà controllare i ritmi, limitare le giocate della Pippo in campo aperto e contropiede, frenare il loro atletismo».
Rientrerà a pieno Mc Leod: ora che Parente e Giachetti hanno dimostrato di poter giostrare la regia, Keith tornerà guardia?
«Abbiamo 3 giocatori per 2 ruoli. In base alle necessità potremo utilizzare Parente e Keith, o Giachetti e Keith, senza dimenticare che Sambugaro sta andando alla grande. Queste alternative sono una forza, non un problema».
Giulio Corsi
Fonte: Il Tirreno
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