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Rigaudeau capitano coraggioso

Il francese della Virtus: «Per dimenticare Fabriano»

Il capitano coraggioso ha avuto paura. Proprio così, il giorno dopo il suo rientro, Rigaudeau ammette: «Devo ancora lavorare sul ginocchio: ho avuto un po' di paura a giocarci sopra».
Si scopre così un nuovo lato del francese, che si rivela un ottimo attore, perché nessuno, a Casalecchio, s'è accorto di questo timore di Rigaudeau che, anzi, non ha mai smesso di incoraggiare i compagni.
Fondamentale, Antoine, perché nella Virtus di oggi, infortunati compresi, non c'è nessuno come lui, con le sue caratteristiche, la sua esperienza, la sua leadership
. E pensare che il giorno dopo Genova – la Supercoppa, il trofeo maledetto per Antoine che esordì in Italia proprio in quella competizione, a Treviso, nell'estate del 1997 – il futuro sembrava cupo. Forse il ricorso all'intervento chirurgico, forse quattro-cinque mesi di stop. Forse il ricorso, da parte del club bianconero, al mercato per trovare un giocatore simile (non uguale, perché il francese non può avere cloni).
Anche un viaggio in Francia, per tranquillizzare se stesso, poi l'ultima risonanza a Villa Toniolo, con il dottor Monti, e il sospiro di sollievo tanto atteso. Antoine avrebbe perso, al massimo tre partite. Ha fatto meglio, Rigaudeau, s'è rialzato in due.
Per regalare alla Virtus, la sua Virtus, due punti importantissimi. Una nuova sconfitta avrebbe aperto scenari inquietanti e, probabilmente, aperto ufficialmente la crisi. La Virtus è ancora malata, certo, ma quattro punti, per dirla alla Catalano, sono meglio di due e la classifica, a quota 4, appare più tranquillizzante.
«Il fiato – prosegue capitan coraggio – l'ho sentito bene. Ma era importante che la squadra vincesse e che la difesa facesse, come ha fatto, un passo avanti».
Torna per un attimo anche a Fabriano, l'incubo bianconero concretizzatosi con 35 sberloni pesanti. «Credo che sia stata una partita molto dura. Ce ne saranno altre, come è stata quella interna contro la Pompea. Il nostro obiettivo, ora, è lavorare per evitare che questa situazione si ripeta di nuovo. C'è tanto da fare e da lavorare per trovare una condizione fisica accettabile. E per crescere, sia in difesa sia in attacco».
Per crescere, forse, basta che ci sia lui, con il suo carisma. Un fluido, quello del francese, del quale ha beneficiato anche Attruia, meno arruffone del solito. «Io – chiosa Rigaudeau - devo fare quello che è giusto per la squadra. Dobbiamo avere la pazienza di lavorare tutti assieme, ci stiamo impegnando, lo faremo sempre e faremo di tutto per vincere il più possibile». Concetti semplici, perché Antoine è fatto così. Difficile che si lasci andare a parole roboanti. A quelle, lui, preferisce i fatti. E quando è in campo per la Virtus la musica (e la «Marsigliese», credeteci, non c'entra) è diversa.
Alessandro Gallo
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