FABRIANO - La gloriosa Olimpia Milano sta male, Verona è quasi scomparsa e anche il Fabriano Basket non si sente tanto bene. Cominciamo con una battuta, ma da ridere c'è veramente poco per i tifosi fabrianesi. La situazione del team cestistico di A1 presieduto da Claudio Biondi, infatti, comincia ad essere allarmante: a meno di quindici giorni dal termine ultimo per iscriversi al campionato la società non è ancora in grado di stilare un budget economico su cui costruire la prossima stagione visto che mancano partner e sostenitori per far fronte all'oneroso impegno finanziario (minimo 2 milioni euro). Se qualcosa non si sblocca, il rischio è di chiudere.
Chi invece ha già dato praticamente forfait è la squadra di volley femminile della città: il presidente Roberto Crescentini, pur certo del ripescaggio in A2 dopo la retrocessione in B1, ha deciso di cedere il titolo (sembra a Brindisi) visto che da sei anni gestisce quasi da solo e non se la sente di andare avanti ancora in queste condizioni.
Ma allora, che succede allo sport di vertice di Fabriano? Possibile che rischino di scomparire in un sol colpo le due squadre portabandiera della città? Siamo andati a parlarne con Paolo Paladini, assessore allo sport sia della nuova che della vecchia amministrazione, per sapere qual è la posizione del Comune in questa triste situazione che mina improvvisamente il tessuto sportivo e sociale di Fabriano.
«E' un problema che va subito affrontato, sia per il basket che per il volley - dice Paladini, tra l'altro un appassionato - Il sindaco Roberto Sorci è particolarmente sensibile. Faremo il possibile proprio come hanno fatto altri comuni trovatisi in simili situazioni, ad esempio Livorno e Roseto. Penso ad un nostro ruolo di coordinamento per far sedere intorno ad uno stesso tavolo le società e alcuni partner privati ed incentivarli ad investire nello sport. Perché se le industrie di Fabriano in totale fatturano qualcosa come 17 mila miliardi di lire all'anno vuol dire che i cittadini lavorano ed è giusto che gli imprenditori reinvestano anche sulla città, se non altro per un impegno morale, pensando anche ai rispettivi settori giovanili e alla promozione dello sport di base. La questione sarà all'ordine del giorno al primo consiglio comunale, il 26 giugno, ma visto che i tempi stringono, credo che saremo informalmente operativi già da prima».
Ferruccio Cocco
Chi invece ha già dato praticamente forfait è la squadra di volley femminile della città: il presidente Roberto Crescentini, pur certo del ripescaggio in A2 dopo la retrocessione in B1, ha deciso di cedere il titolo (sembra a Brindisi) visto che da sei anni gestisce quasi da solo e non se la sente di andare avanti ancora in queste condizioni.
Ma allora, che succede allo sport di vertice di Fabriano? Possibile che rischino di scomparire in un sol colpo le due squadre portabandiera della città? Siamo andati a parlarne con Paolo Paladini, assessore allo sport sia della nuova che della vecchia amministrazione, per sapere qual è la posizione del Comune in questa triste situazione che mina improvvisamente il tessuto sportivo e sociale di Fabriano.
«E' un problema che va subito affrontato, sia per il basket che per il volley - dice Paladini, tra l'altro un appassionato - Il sindaco Roberto Sorci è particolarmente sensibile. Faremo il possibile proprio come hanno fatto altri comuni trovatisi in simili situazioni, ad esempio Livorno e Roseto. Penso ad un nostro ruolo di coordinamento per far sedere intorno ad uno stesso tavolo le società e alcuni partner privati ed incentivarli ad investire nello sport. Perché se le industrie di Fabriano in totale fatturano qualcosa come 17 mila miliardi di lire all'anno vuol dire che i cittadini lavorano ed è giusto che gli imprenditori reinvestano anche sulla città, se non altro per un impegno morale, pensando anche ai rispettivi settori giovanili e alla promozione dello sport di base. La questione sarà all'ordine del giorno al primo consiglio comunale, il 26 giugno, ma visto che i tempi stringono, credo che saremo informalmente operativi già da prima».
Ferruccio Cocco
Fonte: Il Messaggero