Intervistato da Daniele Dallera su “Sette”, il settimanale del “Corriere della Sera”, Gigi Datome si è aperto parlando del suo libro per bambini “Il Gigante del Campetto” e di quanto sia importante la squadra per lui: “È l’unica cosa che conta, prevale sempre, vince lei. Quanto alla leadership, ci sono i giocatori che devono prendersi le responsabilità: è così che nasce un leader. Ma non devono essere i giornalisti a nominarlo, sarebbe un guaio. Sono i compagni che devono eleggerlo. Ho cercato di esserlo quando ci sono state le condizioni ideali e favorevoli, create dai compagni di squadra”.
Datome ha poi spiegato il segreto dei suoi successi: “La volontà di fare qualcosa insieme alle grandi capacità possono portare lontano. Poi ci sono difficoltà e condizionamenti anche esterni che bisogna superare. Naturalmente occorrono fortuna e il timing giusto e alla fine ci devi credere, una fede assoluto in quello che fai e devi fare. Il sogno? È la parte più romantica, se vogliamo la più bella, soprattutto da ragazzo, una spinta immaginarti un giorno campione. Poi ci vuole il resto, ben altro: impegno, obiettivi, talento, sacrificio”.
Adesso con la nascita della figlia Gaia pochi mesi fa la sua vita è cambiata, anche a livello di hobby: “Tanti spazi personali con la nascita di Gaia si sono ridotti, per esempio la musica, un po’ accantonata. Ma quando sono solo, la chitarra mi aiuta a concentrarmi, mentre cerco un accordo sento che nella mia testa qualcosa di nuovo si muove, come se nel cervello si aprissero parti inutilizzate. Così quando vivevo e giocavo in Turchia, ho studiato la lingua, il turco: la fatica e quello che apprendevo erano sensazioni che provavo a livello inferiore. Con il libro invece mi distraggo, riesco ad andare in mondi lontani”.
Datome ha anche parlato del presidente della FIP Petrucci e che lo avrebbe scherzosamente candidato a futuro numero 1 della federazione: “È solo un attestato di stima del presidente Petrucci: per ora penso a giocare e vivo in serenità, senza tante preoccupazioni, il mio post carriera”.
Infine, il numero 70 ha parlato delle difficoltà europee di Milano in quest’annata: “Diversi i motivi, a partire dai tanti infortuni patiti. Ma se siamo stati all’altezza in fase difensiva, mettendoci la giusta attenzione, siamo stati meno incisivi a livello offensivo, condizionati proprio dagli infortuni”.
Ora l’obiettivo resta lo Scudetto: “Ci teniamo a vincerlo, a prescindere dalla stagione in Eurolega, proprio come l’anno scorso, quando in coppa abbiamo fatto bene: è un’opportunità per chiudere con una festa. Abbiamo lavorato tanto, faticato molto, ce lo meritiamo”.