Diego Flaccadori, parlando a Piero Guerrini su “Tuttosport”, ha sottolineato come questa sia la sua migliore stagione in carriera: “Considerati i risultati di squadra in campionato, ma cresceremo anche in Europa, sono soddisfatto. L'anno scorso è stato più frustrante: una bella stagione individuale, ma alla fine si perdeva. Essere un punto di riferimento in una squadra che vince è più gratificante”.
In cosa si sente cambiato Flaccadori rispetto all’ultimo anno? “La consapevolezza di poter essere un giocatore importante per una squadra ambiziosa. Il livello individuale della scorsa stagione è lo stimolo per lavorare in estate con l’idea di arrivare pronto a giocare in una squadra con ambizioni diverse. La fiducia nei propri mezzi è la chiave”.
I bianconeri puntano moltissimo alla Frecciarossa Final Eight 2023 di Torino: “Siamo in piena corsa, non dobbiamo porci limiti e aver paura di nessuno. Già a inizio stagione c'era volontà di rivincita, per quanto non fare i playoff può non essere un fallimento, qui. Ma c'è una convinzione diversa quest'anno”.
Flaccadori ha poi parlato della coabitazione nel reparto esterni con Matteo Spagnolo: “È una bella sfida per Matteo, perla società, anche per noi aiutarlo a diventare sempre più un giocatore molto importante. A volte ci si dimentica che ha solo 19 anni: com'è normale commette errori, bisogna semplicemente dare tempo e fiducia. Vedendolo tutti i giorni so quanto sia forte. E avendo avuto un percorso simile al suo, essendo cresciuto qui, sento anche questa responsabilità di condividere esperienze, idee, consigli con lui. Si vede che ha personalità e sa cosa significhi giocare in una squadra che vuole vincere. A volte è più facile in una squadra che non ha pressioni”.
Uno degli altri obiettivi di Diego resta la Nazionale: “Credo di poter avere le mie reali occasioni da adesso in poi. Prima ho fatto qualche esperienza ed è stato meraviglioso. Il prossimo step è riuscire a giocare una grande manifestazione. Poi so che nella costruzione di una squadra bisogna valutare diversi ruoli. Magari io non sono il giocatore giusto per entrare ed essere subito produttivo. Forse sono più abituato a leggere la partita”.