Brandon Davies, parlando a Luca Chiabotti su “La Repubblica – Milano”, ha raccontato della sua iniziale esperienza nel calcio da bambino: “Sono cresciuto nello Utah giocando a calcio, attaccante fino a quando, per l'altezza, mi hanno messo in porta e mi annoiavo. Ma senza fare il tifo per qualcuno in particolare o seguire squadre di alto livello. Solo in Europa, soprattutto a Barcellona, ho avuto la possibilità di assistere a grandi scontri dal vivo, lo stesso vorrei fare a Milano compatibilmente con gli impegni dell'Olimpia. Non ho ancora scelto per chi tenere, ma so che coach Messina è un grande tifoso del Milan e sarà la mia prima opzione quando sarà il momento di decidere…”
Venerdì Brandon tornerà a far visita a quella che è stata la sua ex squadra, il Barcellona: “È una città dove vivere e giocare è meraviglioso. Ma anche Milano è una città bellissima, vivo in zona San Siro nel verde. Fin dall'inizio tutto è stato perfetto: per me, che ho giocato a Varese cinque anni fa, è stata una specie di ritorno perché il vostro Paese, il modo di vivere, la cultura mi era già familiare. Anche far parte di una nuova realtà è stato un processo molto veloce. L'Armani è una organizzazione perfetta, ho già giocato con Pangos ed è bello averlo ritrovato qui. Tanti compagni hanno, come me, figli piccoli (tre, da 1 a 6 anni) che sono già diventati amici e vanno nella stessa scuola. Di Milano ho scoperto per ora solo ottimi ristoranti, sono concentrato solo sul basket e la famiglia che è il 'safe space' della mia vita”.
Davies ha deciso di giocare per la Nazionale di cui ha lontane origini: “È stato un onore che mi abbiano offerto la loro cittadinanza e giocare per un Paese intero. Un'esperienza sorprendente che mi ha aperto gli occhi: la passione e il cuore della gente non li dimenticherò mai. Amo questa vita, ho avuto la possibilità divedere il mondo, ovunque ho scoperto luoghi e persone fantastiche e scoperto culture diverse dalla mia. I miei figli sono quasi più europei che americani”.
Brandon ha già giocato tre Final Four di Eurolega (2018, 2021, 2022) senza aver mai raggiunto però il traguardo finale: “Il fatto di non aver mai vinto è uno stimolo in più per me, per riuscirci con l'Armani. Abbiamo la possibilità di fare qualcosa di grande ma, al momento, il nostro obbiettivo è migliorare ogni giorno, partita dopo partita e conquistare i playoff. Poi, ovviamente, punteremo alle Final Four e al titolo. Siamo una squadra di veterani e la cosa bella è che ognuno è in grado di portare le sue cose migliori nel gruppo e tutti sono concentrati sulla vittoria e la crescita della squadra. La seconda cosa bella di essere circondati da veterani è che si aspettano da te che tu produca sempre il meglio di cui sei capace”.