Tommaso Baldasso, che si sta giocando l’ultimo posto nel roster che giocherà Eurobasket 2022, è stato intervistato da Fabrizio Fabbri sul “Corriere dello Sport”: “Sono un giocatore ambizioso e ogni volta che sono riuscito a raggiungere un traguardo ho guardato allo scalino superiore. Potrei esserci o no, ma le mie possibilità voglio giocarmele. Sono in ballo e ballerò fino alla fine”.
Da Roma alla Fortitudo e ora a Milano, la sua scalata è stata rapidissima: “Sono una persona in grado di riconoscere i propri limiti per provare a superarli e migliorare. Dai giorni nella Virtus Roma a oggi ho imparato a prendere coscienza dei miei mezzi. Non voglio sembrare presuntuoso, ma nella mia testa ho obiettivi alti da raggiungere. Andato via dalla Capitale, ho vissuto momenti non brillantissimi a Bologna e mi sono dovuto ricostruire in corsa”.
Baldasso ricorda anche la sua prima esperienza in Eurolega: “Ero arrivato da due giorni e il coach mi convoca tra i dodici. Ricordo la musichetta che avevo sentito e vissuto da spettatore, i brividi e un riscaldamento un po' complicato. Faccio il primo terzo tempo e la palla è cortissima. Con secondo sparo quasi una fucilata sul tabellone. Sembravo un passante capitato in campo per caso... Ho fatto un respiro profondo e mi sono calato in un nuovo mondo. Piano piano poi le cose sono andate bene”.
Quest’anno a Milano non ci sarà più Sergio Rodriguez (tornato al Real Madrid) e la sua assenza per Baldasso si farà sentire: “Mi mancherà da morire. Come uomo e come giocatore. Allenarmi tutti i giorni con lui è stato come studiare nell'università più prestigiosa del mondo la materia del playmaking. Lo ringrazio. Averlo sfidato in palestra mi ha reso migliore. Ho rubato tutto ciò che potevo dal suo grande bagaglio di classe ed esperienza”.
Con Ettore Messina, il play piemontese si è ritagliato un ruolo da specialista: “Non mi spaventa questo ruolo a Milano così come in Nazionale. Entro e devo... agitare le acque se sono troppo calme. Ci metto un po' di faccia tosta, i coach apprezzano questa cosa. Non mi formalizzo se mi utilizzano da play o da guardia, basta esserci. Anche se amo di più avere la palla tra le mani, costruire gioco”.