Alessandro Pajola, pilastro della Virtus Segafredo Bologna, è stato intervistato da Luca Muleo sul “Corriere dello Sport”, parlando del fatto che ha a 22 questa è già la 10ª partita di finale senior: “Non ci si abitua mai ai brividi. L'anno scorso mi ricordo che non riuscivamo a dormire né la sera prima né quella dopo la partita. Una settimana insonne, tanti pensieri nella testa. Ma se chiedi a tutti i campioni che ne giocano in continuazione, ti diranno che è sempre speciale. La più bella? Difficile. L'ultima Eurocup, forse. Perché ha significato portare a casa una coppa "nuova", che dava anche l'accesso all'Eurolega”.
E ora tutti gli occhi e i pensieri sono sul duello con l’A|X Armani Exchange Milano: “Sono due squadre molto forti, loro vorranno anche sfruttare la rabbia accumulata una stagione fa. C'è poco da dar favoriti in una finale, l'anno scorso anch'io avrei detto loro. Di favorito non c'è niente, si deciderà tutto all'ultimo secondo".
Cosa dicono prima di una finale di questo tipo gente del calibro di Belinelli, Hackett, Teodosic o Shengelia? “Parlano con i fatti, col modo di lavorare. Arrivano un'ora prima, curano molto il loro corpo, anche solo fare un'ora in più di trattamento è fondamentale prima di una serie che può arrivare a sette partite. Io cerco di studiarli, di imparare anche dalla semplice botta in allenamento. Te la danno più forte del solito per farti capire ciò che t'aspetta”.
Pajola, infine, individua la chiave di questa serie: “Fisicità al primo posto. E rimbalzi, non solo il lavoro dei lunghi”.