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Virtus Segafredo Bologna, la carica di Belinelli: “Da adesso si inizia a lavorare per portare a casa trofei. E la Coppa Italia è un torneo importante”

Il capitano dei bianconeri è stato intervistato su “La Gazzetta dello Sport”

Virtus Segafredo Bologna, la carica di Belinelli: “Da adesso si inizia a lavorare per portare a casa trofei. E la Coppa Italia è un torneo importante”

Marco Belinelli è stato intervistato da Paolo Bartezzaghi su “La Gazzetta dello Sport” in vista della Frecciarossa Final Eight ormai alle porte. Intanto il capitano della Virtus ha voluto chiarire le sue condizioni fisiche dopo aver preso il Covid: “Ora mi sento bene. Il virus mi ha penalizzato,ma per fortuna è stato leggero: un po' di tosse e raffreddore. Per una settimana sono stato senza fare niente, solo cyclette dopo un paio di giorni. È un momento così per tutti, ora è passato”.

Per quanto riguarda il cammino della Virtus sinora e l’avvicinamento alla sfida con Brindisi, Belinelli ha così commentato: “Non abbiamo giocato domenica scorsa con Sassari e la pausa ci ha permesso di prepararci e recuperare dai vari problemi. Stiamo facendo sinora il nostro percorso. Abbiamo subito alcune sconfitte, tra virgolette, inaccettabili come con Napoli e Tortona. Credo però che possano esser passaggi importanti per una crescita di squadra dal punto di vista mentale. Arriviamo a Pesaro dopo che a Valencia in Eurocup secondo me abbiamo giocato molto bene e perso per qualche errore al tiro nel finale. Finora non siamo mai stati al completo, ci è mancata anche un po’ di fortuna. Adesso parte il momento della stagione in cui si lavora per portare a casa qualcosa. La Coppa Italia è un trofeo importante. Milano è la squadra da battere, come lo scorso anno, non c'è bisogno che lo dica io. Ha una difesa paz­zesca, la migliore in Serie A e in Eurolega, dove sta facendo un gran cammino”.

Poi il “Beli” ha parlato della sua esperienza da veterano e leader della squadra: “Mi trovo bene da capitano e punto di riferimento. Sono sempre a disposizione per parlare con i più giovani, quando hanno bisogno io ci sono. La fortuna è che i giovani della Virtus ascoltano me e anche gli altri giocatori di esperienza come Teodosic e Weems. Non è facile o scontato: a volte i ragazzi hanno la testa tra le nuvole, pensano di essere già arrivati. Non è il caso dei nostri”.

A 36 anni, il numero 3 non vuole ancora sentire parlare del fine carriera: “Sento ancora il fuoco dentro. Mi piace allenarmi, sfidare i compagni, giocare e lottare per vincere”.

 

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