Appena terminata la leggendaria carriera da giocatore, Luis Scola non ci ha messo molto a trovare un nuovo impiego e a adattarsi al suo nuovo ruolo da dirigente, come ha raccontato in una lunga intervista a Flavio Vanetti per il “Corriere della Sera”: “Confesso che avevo immaginato di guidare una società di basket. Amo questo sport e ho sempre pensato, da giocatore, al dopo. Ma ho escluso di diventare allenatore, non sono adatto. Un conto comunque è giocare e un altro amministrare, ma posso farcela. L'aspetto più complicato? Organizzare l'ufficio con i tempi giusti".
Scola poi allarga il quadro sul basket italiano e si possa guardare concretamente al modello NBA: “Sì, l'Olimpia Milano e la Virtus Bologna lo stanno già dimostrando. E pure altri club hanno idee interessanti. Nel basket tutto succede prima nella Nba, poi nell'Eurolega e infine nei campionati nazionali. Tuttavia, è possibile anticipare gli eventi. Guardare oggi alla Nba è come guardare al futuro. In Italia siamo troppo conservatori, bisogna avere coraggio: Milano e la Virtus fanno quello che la Nba faceva 15 anni fa. Per Varese le risorse non sono a livello di Olimpia e Bologna però potremo migliorarle. C’è poi una lista di iniziative che non facciamo solo perché non le abbiamo mai considerate. Sono compatibili con i nostri mezzi e serve uno sforzo comune per attuarle”.
L’obiettivo per i biancorossi è il ritorno in Europa: “Cercheremo di essere sempre più simili alle squadre dell'Eurolega. Inoltre, Varese dovrà tornare a sfornare talenti, meglio se locali: coinvolgere la comunità sarà imprescindibile e il vivaio tornerà sotto il nostro pieno controllo. Voglio un modello simile a quello dell'Atalanta nel calcio”.