A trentacinque anni dal suo arrivo a Bologna, Michael Ray “Sugar” Richardson è tornato in Italia e ha rilasciato una lunga intervista a Marco Tarozzi sul “Corriere dello Sport – Bologna”: “Non mi sembra vero. Ricordo tutto come fosse l'altro ieri. Le stesse emozioni, certi momenti non si cancellano. Questa città mi accolse a braccia aperte, era esattamente quello che cercavo”.
Richardson ha anche raccontato di come l’avvocato Porelli lo ha reclutato: “Ci incontrammo in un bar, c'era anche Bob Hill che era appena diventato il nuovo coach bianconero. Arrivai molti minuti prima dell'appuntamento, mi piace essere puntuale. Il posto era pieno di gente, vidi entrare questo signore che ogni due metri si fermava a salutare qualcuno. Pensai: questo è un pezzo grosso, se lo conoscono tutti”.
I bolognesi lo fermano ancora per strada dopo tanti anni: “Meraviglioso. La cosa che mi stupisce è che mi fermano e mi salutano tanti ragazzini. La Virtus è qualcosa che buca il tempo, una leggenda che si tramanda di padre in figlio, di generazione in generazione. Sono orgoglioso di aver fatto parte di questa storia”.
Sabato sera, Richardson ha anche organizzato una cena con i grandi nomi della Virtus del passato: “C'erano Ettore Messina, Coldebella, Binelli, Bonamico, e non sentivamo tutti gli anni che sono passati da allora, perché il basket ti regala anche legami profondi. Quando sono andato a vedere la gara d'Eurolega col Real, mi è sembrato di tornare a casa. A un certo punto è arrivato anche Achille Canna. Ha novant'anni e sembra quello di allora, per lui il tempo sembra non passare, è un highlander”.
Infine, Richardson è contento di rivedere la Virtus così in alto: “Felice. Sta dove dovrebbe sempre stare, la squadra di oggi onora la storia che la società ha alle spalle”.