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LBA Longform - Ariel Filloy verso i playoff: “Venezia lunga ed esperta ma noi vi arriviamo in forma. Vorrei rimanere a Tortona”

Il giocatore oriundo è pronto per la serie da grande ex

LBA Longform - Ariel Filloy verso i playoff: “Venezia lunga ed esperta ma noi vi arriviamo in forma. Vorrei rimanere a Tortona”

Di Cesare Milanti

Le ultime due edizioni della Final Eight di Coppa Italia ci hanno regalato due storie da seguire con gli occhi attaccati allo schermo, o al parquet se si ha avuto l’opportunità di vivere in presa diretta alla Vitrifrigo Arena quella del febbraio scorso. Se nel 2021, in un Mediolanum Forum privo di tifosi, la Carpegna Prosciutto Pesaro di Jasmin Repesa si era resa protagonista di una delle vittorie più memorabili del recente passato della pallacanestro italiana, nel quarto di finale contro il Banco di Sardegna Sassari, proseguendo la sua cavalcata fino alla finale persa contro l’A|X Armani Exchange Milano, anche quest’anno è stata scritta una sceneggiatura simile.

Niente Jasmin Repesa in panchina, bensì la cravatta rosa di Marco Ramondino e del suo staff. Niente Justin e Gerald Robinson, ma l’estro e la stravaganza di JP Macura e Mike Daum. La favola mancata di Pesaro si trasla di un anno, trasformandosi nell’impresa incompiuta della neopromossa Bertram Derthona Basket Tortona. Proprio come i marchigiani, anche i piemontesi superano quarti di finale e semifinale, schiantandosi contro la corazzata di Ettore Messina nell’atto conclusivo. E se in comune ci sono anche i due successi che rimangono più impressi (Pesaro contro Sassari, Tortona contro la Virtus Segafredo Bologna in semifinale), non è un caso che siano stati presenti anche alcuni dei medesimi protagonisti: Tyler Cain e, soprattutto, Ariel Filloy.

In particolare, il 34enne italo-argentino nativo di Córdoba è uno che di partite decisive, nel nostro campionato, ne ha giocate parecchie. Fin dall’inizio del terzo millennio, quando ha deciso di seguire le decisioni di altri cestisti in famiglia: “Mio padre Germán (vanta anche sei presenze con l’Albiceleste, ndr) giocava a basket e anche i miei fratelli, quindi fin dai primi ricordi che ho sono con una palla in mano. I miei due fratelli maggiori, Pablo e Demián, sono arrivati in Italia nel 2001 e, vista la situazione non proprio ottimale che si viveva in Argentina, nel 2002 li abbiamo seguiti tutti quanti in Sardegna a Porto Torres. Da lì in poi, ho continuato a giocare a basket e passo dopo passo sono riuscito a diventare un professionista e a fare della mia passione il mio lavoro”. Insomma, un percorso simile a quello che hanno affrontato altri italo-argentini come Bruno Cerella e Toto Forray. Ormai con un po’ di sangue azzurro nelle vene, ma sempre e per sempre vicini alla propria patria: “Anche se vivo in Italia da ormai quasi 20 anni, sono sempre legato all’Argentina. Gran parte della mia famiglia vive là e certo una cosa non esclude l’altra”.

Dicevamo di Tortona, alla prima annata in Serie A e già artefice di una stagione straordinaria, che però non è ancora finita. Dopo un quarto di finale in Supercoppa Italiana e la cavalcata fino alla finale di Coppa Italia, la regular season in campionato si è conclusa con un quarto posto da capogiro, alle spalle solamente di quelle che saranno le due italiane nella prossima Eurolega e della Germani Brescia di Alessandro Magro e Amedeo Della Valle, rispettivamente Coach dell’Anno e MVP. Il progetto dei bianconeri, con importanti ambizioni da parte della società, maschera lo status da neopromossa con un potenziale da playoff, che infatti sono arrivati e inizieranno oggi alle 19 contro l’Umana Reyer Venezia, quinta in classifica.

Una squadra che ha saputo mantenere buona parte dei protagonisti dell’emozionante promozione dall’A2 contro Torino (Mascolo, Tavernelli, Cannon, Severini, Sanders) e allo stesso tempo integrare con innesti funzionali al gioco di Coach Ramondino. Si pensi ai rookie JP Macura (Rivelazione dell’Anno e reduce da un rinnovo di contratto fino al 2024, che Ariel commenta così: “Sono molto contento per JP, che ha un grande talento e entusiasmo”) e Mike Daum, ma anche a conoscitori del nostro basket come Chris Wright (“Chris è sicuramente un esempio per tutti noi. La cosa più incredibile è il fatto che durante l'anno non lo abbiamo mai sentito parlare del suo problema, né ha manifestato la volontà tirarsi indietro in allenamento. Lui è sempre pronto a competere ogni giorno in palestra e questo per noi è uno stimolo in più”) e Tyler Cain, oltre all’aggiunta dell’islandese Elvar Fridriksson. Anche Ariel Filloy ha sposato la causa nell’estate scorsa, convinto fin dal primo giorno: “Ho deciso di entrare a far parte di questo progetto per il fatto che mi abbiano cercato fin da subito e in più, chiedendo un po’ in giro, mi hanno parlato molto bene della società. Hanno un progetto che va al di là di questa stagione, vogliono continuare a crescere e, sebbene sia una società abbastanza giovane a questi livelli, c’è grande professionalità”.

La bontà del progetto si vede nella Cittadella dello Sport, che vedrà la luce entro il 2023, ma anche in una compagine che ha saputo raccogliere risultati soddisfacenti giornata dopo giornata, rimanendo sempre fedeli al proprio gioco: “Sicuramente non mi aspettavo che saremmo riusciti ad arrivare quarti. Sapevo di essere parte integrante di buona squadra, ma durante la stagione ci possono essere tante cose che influiscono sull’andamento. Siamo stati molto bravi a lavorare insieme nel riuscire a trovare i giusti equilibri: siamo molto contenti di essere arrivati qua”. Ovviamente, il merito è anche di chi questa squadra la allena dal 2018, quando la Serie A era ancora un sogno: “Marco, insieme a tutto lo staff tecnico, è stato molto bravo fin dai primi giorni del raduno a cercare di inculcare la sua idea di pallacanestro, sistemando tutti i dettagli. Ha continuato tutto l'anno a lavorare per cercare di migliorare la squadra ogni giorno; il risultato è che abbiamo fatto una grande stagione. Poteva vincere anche lui il premio di Coach dell’Anno, ma anche Magro a Brescia ha fatto un lavoro straordinario”.

Come anticipato, l’esperienza di Ariel Filloy ai piani alti della pallacanestro italiana è sostanzialmente ultra-decennale. Dopo le prime esperienze nelle categorie inferiori con Sassari, Rimini, Cervia e Rovereto, è stato ingaggiato dall’Olimpia Milano, da cui sono nati una serie di prestiti in giro per l’Italia, che gli hanno concesso di vivere atmosfere e realtà diverse: “Ho cambiato tante volte squadra, soprattutto perché nei primi anni della mia carriera ero legato a Milano con un contratto molto lungo e spesso sono andato in prestito per cercare di giocare. Ho sempre tentato di trovare la situazione che più mi permettesse di crescere come giocatore. Tra tutti i posti in cui ho vissuto, sicuramente Pistoia è quello a cui sono rimasto più legato; lo dimostra il fatto che ho preso casa lì”.

È proprio a Pistoia che diventa protagonista tra il 2014 e il 2016, con una serie di prestazioni che gli valgono la chiamata della Reyer Venezia per l’annata 2016/2017. È l’inizio di un ciclo che Ariel vivrà a tratti, intervallato da due stagioni ad Avellino: prima lo Scudetto e poi, una volta tornato in Laguna, la Coppa Italia 2020, a sottolineare quanto importante sia questa competizione nella traiettoria dell’italo-argentino: “Ho vissuto tante emozioni alla Reyer Venezia. I momenti migliori sono stati sicuramente lo Scudetto vinto contro Trento, ma anche il disputare le Final Four di Basketball Champions League (nella prima edizione della competizione, sconfitti in semifinale da Tenerife, ndr). Direi anche la Coppa Italia, nonostante fossi meno protagonista”. Oggi, però, gli orogranata saranno dall’altra parte della barricata, al PalaEnergica di Casale Monferrato. Filloy conosce la squadra di Walter De Raffaele e sa quanto ostico potrà essere questo quarto di finale: “Le chiavi per questi playoff sono indubbiamente l’arrivare in forma e senza problemi di infortuni, cercando di continuare a giocare nel modo in cui si è fatto tutto l’anno, dato che i risultati sono stati buoni. Anche se nei playoff l’intensità si alza, quindi è tutto molto più difficile e impronosticabile. Sarà una serie molto tosta: loro sono una squadra lunga ed esperta con tanti giocatori importanti che hanno già vissuto molti momenti come questi. Noi dovremo mantenere la filosofia di gioco che ci ha contraddistinto per tutta la stagione”.

Gara 1 di un quarto di finale da leccarsi i baffi, tra il Piemonte e il Veneto, è alle porte. Tortona con l’ambizione di entrare a gamba tesa tra le grandi del nostro basket, Venezia per proseguire un ciclo ricco di soddisfazioni negli ultimi anni. Colui ha vissuto palcoscenici simili con gli orogranata e si appresta a disputare i primi playoff con i bianconeri, sarà in campo per fornire l’esperienza necessaria agli uomini di Marco Ramondino, con una promessa: “A me piacerebbe restare e continuare a crescere con questa società, con questa realtà che vive d’entusiasmo”. È solo l’inizio per Ariel Filloy e il Derthona.

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