"Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano"
Viene automatico pensare al celeberrimo verso di Antonello Venditti per spiegare il legame speciale che unisce Marco Spissu alla sua città, Sassari, e ai colori della Dinamo.
È la storia di un rapporto mai interrotto, di un distacco momentaneo quanto traumatico. È la storia di un figlio prodigo atteso e riaccolto a braccia aperte dalla squadra che ama.
È la storia di un viaggio su e giù per l'Italia in cui la Virtus Bologna e Alessandro Ramagli, dopo stagioni convincenti, nell'estate 2016 puntano su Spissu come playmaker titolare di una società che punta senza troppi segreti alla promozione.
Ci sono Umeh, Lawson, Rosselli e Ndoja; ma c'è anche lui, un mancino di 21 anni che scorrazza avanti e indietro sul parquet entusiasmando la tifoseria delle V Nere fra una giocata al ferro o una tripla presa senza paura. C'è talmente tanto da arrivare a caricarsi sulle spalle una squadra dalla storia "pesante" con la leggerezza propria di chi sa esattamente cosa fare "da grande": vince prima da MVP la Coppa Italia di A2 in cui realizza 17.3 punti di media col 54% da 3 e poi conduce la Virtus al tanto agognato ritorno in LBA, firmando quasi 11 punti a partita col 39% dalla distanza.
Bologna prova a tenerselo anche per il primo anno di serie A, ma Sardara non ne vuole sapere: Marco torna.
Dopo un primo anno difficile per tutti, il 17/18, nella stagione 18/19 arriva il Poz che dà fiducia completa al nucleo italiano di Sassari: arriva la vittoria in Europe Cup, arriva lo storico 3-0 contro l'Olimpia dove prende e realizza con sfrontatezza due bombe delle sue durante l'indimenticabile gara 2 al Forum; arrivano continui attestati d'amore dal popolo Dinamo, ricambiati ogni volta con genuinità ed affetto.
In questa stagione Spissu si è (ri)preso definitivamente la Dinamo lo spot di play titolare di una squadra che ha fatto faville in campionato grazie anche ai suoi 9 punti di media col 46.9% da 3, quinto assoluto.
È lui, senza timore, il nuovo profeta della sua patria
Testo a cura di Mikhail Laurenza di overtimebasket.com
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