Ma non c’è niente
Che sia per sempre
Perciò se è da un po’
Che stai così male
Il tuo diploma in fallimento
È una laurea per reagire
Quando il basket diventa poesia è sempre difficile trovare le parole giuste per raccontarlo. Ogni sensazione, fugace ed evocativa, ti travolge a tal punto da lasciarti senza respiro, smarrito in uno spazio dove non esistono punti di riferimento. È tutto così vivido e ideale che solamente il fatto di pensare a qualcosa diventa superfluo. Quando il basket diventa poesia bisogna sapersi lasciare andare. Bisogna farsi avvolgere e trafiggere, anche brutalmente, da ogni singola emozione. Pensavo ad Austin Daye e cercavo un modo per far capire ad un potenziale lettore quanto lo consideri un talento di rara bellezza cestistica. Per mesi ho immaginato l’introduzione e fissato nella mia mente la struttura narrativa del pezzo ma ogni volta che ci provavo mi sfuggiva. Mi sembrava di non riuscire a trasmettere nemmeno una piccola parte di quello che volevo raccontare. Poi un giorno, tornando a casa da lavoro, ho ascoltato una canzone e tutto mi è sembrato più chiaro.
Una canzone degli Afterhours che s’intitola “Non è per sempre”. Inizia con una meravigliosa sinfonia e il violino è protagonista assoluto. Un motivo leggero, sognante, nel quale tutti gli strumenti si fondono alla perfezione con lo scopo unico di portarti altrove, possibilmente in un luogo lontano dalla realtà. Assieme al suono di quel violino ho immaginato, con inaspettata naturalezza, tutte le giocate di Austin Daye. L’eleganza dei suoi movimenti offensivi, l’armonia totale che abbraccia i suoi fondamentali e la delicatezza del suo rilascio. La semplicità di ogni gesto tecnico che si trasforma in qualcosa di magnificamente replicabile. Una parabola incontaminata che appartiene solamente a quelli che a pallacanestro ci sanno giocare per davvero. Non c’è nulla da capire. Basta aprire gli occhi e lasciarsi andare come se le note di quel violino fossero le nostre emozioni. Libere di volare.
Austin Daye è un giocatore che sa trasformare la pallacanestro in poesia. Ecco, ora che siete stati soffiati nell’aria dalle mia parole, conoscerete di certo il finale di questa storia. Una storia che dimostra che nella vita niente è per sempre.
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